Santoro apre il sipario di Servizio pubblico con una pazza idea, sulle note del tormentone di Patty Pravo: il perdono di Stato è lamnistia, fatta a destra per le tasse, a sinistra per i lavoratori, tutti insieme per il Paese, in realtà per salvare Berlusconi. Il servizio di apertura inizia con Bertazzoni in cerca di parlamentari di Forza Italia, per dimostrare che il buco di bilancio del partito lo tiene ancora stretto alle fideiussioni di Berlusconi; ma il pezzo forte della puntata sono le confessioni di Michelle Bonev, unattrice bulgara protagonista delle notti di Arcore e di Palazzo Grazioli, dove chiese al Cavaliere di aiutarla a produrre un film: secondo le sue rivelazioni, Berlusconi avrebbe detto a Masi, allora direttore Rai, di acquistarne i diritti di produzione per un milione di euro. Il film poi arrivò al Festival di Venezia, dove fu lanciato con un premio creato ad hoc. Bonev sostiene che, dopo la premiazione, andò da Berlusconi per lamentarsi degli insulti ricevuti dai giornali, e si sentì rispondere che era solo il prezzo della fama; il Cavaliere le avrebbe dunque fatto delle avance, da lei accettate e adempiute, per farle produrre una fiction con Mediaset.
Lo studio partecipa dellatmosfera a luci rosse del servizio, e il pettegolezzo dilaga, con lanticipazione di presunte tendenze omosessuali di Francesca Pascale. Belpietro risponde con un articolo dellEspresso del 2008, che racconta la poca ortodossia morale di Michelle Bonev per cercare notorietà, mentre Massimo Cacciari perde subito le staffe: «Non ne posso più di sentir parlare di Berlusconi, di bunga bunga, a nessuno gliene frega niente. Pietà di noi, passiamo ad altro! Tutti sanno che ovunque un politico così sarebbe stato cacciato dieci secondi dopo. Il dramma di questo Paese è che Berlusconi non è stato sconfitto politicamente. Il filosofo riprende il tema delle carceri, spiegando che chi si occupa del sovraffollamento sa che è necessario provvedere con amnistia e indulto, ma il Parlamento ha la responsabilità di decidere su quali reati operare, per evitare che il provvedimento appaia una misura per salvare Berlusconi.
Dopo la prima pausa pubblicitaria scende in campo Travaglio, che cerca di prendere a sassate, con una certa banalità, un possibile centrodestra delle colombe: da Angelino Jolie Alfano, che da quando coordina il Pdl in Sicilia ha ottenuto solo sconfitte, a Carlo Giovanardi, che paragona la fecondazione assistita al nazismo: «Ma non era meglio Berlusconi?. Lo spettacolo dello studio sembra scadere nella goliardia, e neanche le dimissioni di Monti da Scelta Civica riescono a riaccendere il dibattito sulla politica, perché gli occhi ormai sono puntati sul giallo delle stanze di Berlusconi e sul suo sistema. E mentre Travaglio fa pubblicità al Fatto Quotidiano, promuovendo unintervista a Lapo Elkann oggi in edicola – con dichiarazioni importanti sul Cavaliere -, Santoro lancia una ricostruzione di testimonianze in tribunale di Berlusconi, Tarantini e Lavitola, giusto in tempo per rendere meno limpide le acque incerte del talk-show, in cui il pubblico naviga a vista.
Il momento per scoperchiare il vaso di Michelle Bonev arriva, e dalle ceramiche del trucco dell’attrice escono ménage omosessuali tra lei e Francesca Pascale, che anni fa avrebbe avuto rapporti frequenti con una professoressa della sua scuola. Arrivata a Palazzo Grazioli, sarebbe diventata l’incubo di Berlusconi, che in un’occasione, colto dall’ira, l’avrebbe picchiata con la cornetta di un telefono. Il povero Cacciari, chiamato ancora da Santoro a esprimersi sulle divagazioni e gli intrighi di letto, si dichiara subito imbarazzato, e risponde a Santoro che il problema è degli italiani, più che di Berlusconi: «Chi l’ha votato secondo lei non sapeva cosa fa con le signorine?». E Belpietro, quando il filosofo invita a educare il Paese verso una moralità politica più sensata, ribatte che «le vittorie del centrodestra sono una questione politica, perché è evidente che le idee messe in campo dagli altri non convincono: Berlusconi è più credibile della sinistra».
Gli ultimi strilli della carovana di Santoro vedono protagonista Travaglio, secondo cui persiste il rischio di chiudere un’epoca, ma entrare nel berlusconismo senza Berlusconi, un problema d’Italia e di certi suoi vizi. E dopo un siparietto d’insulti fra Belpietro e Michelle Bonev, è il momento di Salvatore Striano, ex detenuto di Rebibbia, che uscito dal carcere ha recitato in “Gomorra” e in “Cesare deve morire”: «Io mi sono fatto più galera dopo essere uscito che prima, perché vado a raccontare le mie esperienze a tutti i carcerati, per dare loro una speranza per continuare a vivere». E per Striano la colpa è soprattutto loro, dei politici, e in particolare del «nano», che però gli dà lavoro su Canale 5, dove quest’anno ha recitato nella fiction “Il clan dei camorristi”.
Travaglio chiude l’emergenza delle carceri come una questione pianificata, creata ad hoc dalla politica che non ha voluto aprire nuove strutture; e poco dopo Michelle Bonev mette il punto alla serata di Santoro, chiedendosi – con fare amletico – perché siamo ancora qui a parlare di Berlusconi. Certe volte per una risposta basterebbe guardarsi allo specchio e, sotto le impalcature e i trucchi del piccolo schermo, si troverebbero le risposte. Ma a Servizio Pubblico le risposte stenteranno ad arrivare, finché i cunnilingui di Santoro e Travaglio inseguiranno l’editoria del gossip.