La tv prima della tv recita lo slogan della settima edizione del Roma Fiction Fest, la manifestazione che porta sui grandi schermi dellAuditorium Parco della Musica il meglio delle serie tv e dei prodotti di vario genere per il piccolo schermo. Dipende però di che tv si parla: se si hanno presenti gli spettatori generalisti, classici per non dire comuni, allora il Roma Fiction Fest raccoglie il meglio della narrazione televisiva dallEuropa, soprattutto Inghilterra, e dagli Usa. Ma se si vuole parlare ai giovani, ai fruitori più attivi della tv, il pubblico della nuova tv, frammentata, su richiesta e on line, allora il Roma Fiction Fest resta un passo indietro, suo malgrado.

Il programma che dal 28 settembre al 3 ottobre allieta i telefili è di tutto rispetto, è evidente: serie attesissime come Agents of Shield, ispirato alluniverso Marvel degli Avengers, la première della terza stagione di Homeland, tra le serie più amate dAmerica, e molti episodi pilota come Sleepy Hollow, The Blacklist e The Michael J. Fox Show, la sitcom con cui il celebre attore torna sullo schermo mettendo in scena con ironia la sua lotta contro il Parkinson, più alcune chicche europee come la miniserie Burning Bush, sulla figura di Jan Palach che rimontata come film correrà per lOscar come portabandiera ceco, o la sezione Nordic Noon sui gialli scandinavi tra cui spicca Broen, il padre di The Bridge che racconta un omicidio sul ponte che collega Svezia e Danimarca. E anche gli ospiti, pur di livello medio inferiore rispetto allanno scorso (lo sceneggiatore di Batman David Goyer, Gillian Anderson e Kelsey Grammer), hanno accontentato ogni pubblico: le dive latine di Devious Maids, i grandi caratteristi americani come Dean Norris, i grandi autori di cinema e tv come Frank Spotnitz e Atom Egoyan.

Eppure il grande appassionato che vorrebbe farsi una scorpacciata di serie, e vederle ancora prima di tutti, resta deluso: la grandissima maggioranza dei titoli proposti è già reperibile su Internet. Illegalmente certo, ma alla portata di tutti. un problema di sistema, con cui il festival può far poco, ma di cui dovrebbe farsi carico perlomeno come consapevolezza.

Gli italiani, come sempre, stanno a guardare, non solo perché i prodotti portati in anteprima sono pochi, ma perché la qualità non è affatto omogenea e attori e autori hanno rifiutato tutti gli incontri con il pubblico e la stampa, dando ancora più limpressione di una cattedrale potenzialmente vitale, in realtà persa nel deserto della programmazione tv, che solo le web serie riempiono di idee, non sempre azzeccate, ma presenti. Il Roma Fiction Fest potrebbe essere un momento fondamentale per riflettere sui linguaggi, i modi e i mezzi in cui il racconto audiovisivo si sviluppa nel mondo, così resta poco più di un hard disk, pieno di file scaricati da recuperare.

Non ci resta che segnalare i prodotti migliori: da un lato The Newsroom, serie HBO creata e scritta dal grandissimo Aaron Sorkin, il geniale sceneggiatore di The West Wing e “The Social Network”, che nel mettere in scena le vicende della redazione di un programma d’informazione riflette sulla cronaca, la politica e la comunicazione americana, con ritmo, emozione, grandi attori (il protagonista Jeff Daniels ha appena vinto l’Emmy); dall’altro la pattuglia inglese, capeggiata dal folle Utopia, su una cospirazione nata da un fumetto, e The Village, ambiziosa e appassionante saga sul XX secolo visto dagli occhi di un villaggio di poveri minatori e contadini inglesi. Il primo lo vedremo fra poco su Rai3 (come Burning Bush), gli altri due da nessuna parte, per ora. A meno di non accendere il pc e scaricare. Prima della tv.