Un gradito ritorno, quello di Flavio Caroli a “Che tempo che fa”, la trasmissione condotta da Fabio Fazio su Rai Tre. Il professore, ordinario di Storia dell’Arte Moderna presso il prestigioso Politecnico di Milano, nella facoltà di architettura, e allo IULM, ha infatti affascinato spesso la platea che si raccoglie intorno allo show. Le sue storie, incentrate sulle grandi figure dell’arte, di cui Caroli usa raccontare segreti e peculiarità, riescono spesso a rendere meno ostici concetti non facilissimi da digerire per chi non è uno specialista della complessa materia trattata. Nato a Ravenna, nel 1945, dopo aver compiuto gli studi al liceo classico si è iscritto all’Università di Bologna, presso la facoltà di lettere moderne, per poi specializzarsi in Storia dell’Arte e iniziare la sua prestigiosa carriera accademica. Dopo aver ricoperto il ruolo di associato al Politecnico di Milano, ha quindi assunto quello di ordinario a Salerno, ove ha operato tra il 1990 e il 1993, per poi spostarsi a Firenze, tra il 1993 e il 1994. La sua intensa attività, è stata caratterizzata nel corso degli anni da una particolare attenzione per la linea introspettiva peculiare dell’arte Occidentale, cui ha dedicato lunghe ricerche le quali sono state portate avanti anche per mezzo di raffronti con tradizioni figurative come quella islamica, ebraica e orientale, Proprio su questi temi, Caroli ha avuto modo di ritagliarsi una posizione di grande prestigio nel campo dell’organizzazione di eventi, oltre a dare vita alla pubblicazione di svariate opere tali da riscuotere largo consenso presso un vasto pubblico che ha dimostrato di gradire oltremodo la sua chiarezza espositiva. Ha quindi svolto incarichi di grande rilevanza, per conto di istituzioni prestigiose come la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, la Biennale di Venezia e quella di Sidney. Negli anni tra il 1997 e il 2004 ha ricoperto l’incarico di responsabile scientifico nell’ambito del Palazzo Reale di Milano, curando una lunga serie di eventi e manifestazioni di grande importanza. Molto intensa anche la sua attività giornalistica, sotto forma di collaborazioni con Il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore, oltre che con numerose riviste di settore italiane ed estere. Una attività intensa e proficua, la quale oltre ad allargare a dismisura la sua popolarità, gli ha procurato una larga messe di riconoscimenti, tra i quali il Premio Europeo “Lorenzo il Magnifico”, nel 1999.



Per quanto riguarda l’attività pubblicistica, essa ha avuto inizio nel 1977 con “Primitivismo e cubismo”, opera edita presso Fratelli Fabbri, per poi proseguire con una lunga serie di opere, che hanno incrementato la sua fama proprio per la grande capacità di interessare i lettori con un linguaggio di immediata comprensione. La sua ultima opera, “Il volto dell’Occidente”, pubblicato nel 2012, ha avuto un grande successo che ha fatto seguito a quello conseguito nell’anno precedente da Il volto dell’amore, libro d’arte più venduto in quella stagione, un cammino a ritroso che dai giorni nostri arriva al Rinascimento esaminando i secoli chiave dell’arte occidentale. Un cammino nel quale vengono analizzati seicento dipinti i quali sono chiamati a dare una idea della loro epoca. 



Il volto dell’occidente, a sua volta, prende in esame venti dipinti e venti artisti, da Van Gogh ad Andy Warhol passando per Balla, Derain, Magritte, Klee e altre figure essenziali dell’arte occidentale. Scavando nelle loro vite, in quanto secondo Caroli proprio nella loro esistenza, sono già presenti i germi della creazione. Tra i punti di riferimento essenziali dell’universo di Caroli, un posto a parte spetta a Matisse, che per il critico d’arte ravennate rappresenta la sinfonicità. E’ lo stesso Caroli a raccontare in una intervista come la visione di una riproduzione dell’artista francese, all’età di sette anni, da parte del suo compagno di banco, fu decisiva per inoculargli l’amore per l’arte, spingendolo a farne la sua grande passione. Secondo Caroli l’arte non può limitarsi a rappresentare solo un evento temporale, ma deve tendere a fuoriuscire dai confini segnati dal tempo e dallo spazio al fine di salvare il mondo, arrivando a valori assoluti.

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