Questa sera torna su Canale 5 Squadra Antimafia 5, con la sesta puntata. La fiction di Taodue dovrà vedersela con l’atteso esordio di Una grande famiglia 2, in onda su Rai Uno, anche se potrà contare su un pubblico appassionato che dal precedente appuntamento è ancora con il fiato sospeso: sono ancora incerte, infatti, le sorti del piccolo Leonardino, dopo che Achille Ferro ha sparato e sono state trovate evidenti tracce di sangue vicino al giocattolo preferito del bambino. Le anticipazioni ci dicono però che bisogna tenere d’occhio anche il padre di Achille, che verrà trovato da Dante. Come ci ha rivelato Beniamino Catena, regista della serie, tra lui e Mezzanotte si verrà infatti a creare un “rapporto interessante” e saranno spinti da “uno scopo comune”. Per saperne qualcosa di più abbiamo contattato Luigi Diberti, l’attore che nella serie interpreta Oreste Ferro. 



Cominciamo a parlare del suo personaggio. Ancora non siamo riusciti a capire bene che tipo è Oreste: è un buono o un cattivo?

Oreste Ferro è cattivo, ma molto “preciso”. È un criminale, su questo non c’è dubbio, ma uno di quelli vecchio stampo che tiene sempre conto delle parole date e che rispetta una sorta di “onore mafioso”. Si pone delle regole precise sulle quali non transige, pretendendo che queste vengano non solo rispettate, ma anche portate avanti all’interno della famiglia. Questo però non accade, quindi ci saranno dei problemi.



Non possiamo definirlo però un criminale dal “cuore d’oro”…

Assolutamente no. È un criminale lucido, netto, che riesce a capire quali sono le dinamiche che potrebbero portare a una distruzione del mondo mafioso del quale lui fa parte e che vorrebbe mantenere inalterato. Si rende infatti conto che, con il passare degli anni, il suo mondo criminale si sta trasformando in qualcos’altro.

Lei ha già recitato in una serie storica della mafia in tv come la Piovra. Quali sono le differenze e le analogie con Squadra Antimafia e quale delle due serie preferisce?

A questa seconda domanda non so mai rispondere, perché a me piace fare tutto ciò che in un determinato momento della vita e della carriera ha senso e riesce bene. Posso dire che durante Squadra Antimafia mi sono molto divertito, anche perché non avevo mai interpretato un criminale con questo carattere e anche così geograficamente lontano dalla mia città natale.



In effetti, da Torino a Catania è un bel viaggio…

Sicuramente, però le posso dire che da sempre io amo la Sicilia. Tornando alla domanda, credo che la maggiore differenza tra La Piovra e Squadra Antimafia sia sostanzialmente una, basilare: nella prima si raccontava un mondo criminale, tra mafia a politica, in un modo drammaturgicamente compiuto, continuo e lineare, mentre nel secondo caso parliamo di una elaborazione “a fumetto”, un racconto “per immagini” in cui possono esserci dei salti di logica, ma che tuttavia non interferiscono nel racconto.

Per il momento abbiamo visto Oreste in un “duello” con suo figlio Achille, che lo tiene prigioniero. Com’è il rapporto tra i due?

In questo rapporto si racconta lo scontro tra due generazioni, ma è uno scontro molto violento, da tragedia greca, e questo è uno dei principali motivi per cui mi è piaciuto interpretare il personaggio. Lo scontro tra padre e figlio genera spesso conseguenze gravi e imprevedibili, annullando la realtà che si vive per trasformarla in un’altra che però è peggiore di quella che si lascia. In Squadra Antimafia, ad esempio, il rapporto tra Oreste e Achille porta proprio al dissolvimento del mondo mafioso e criminale, o comunque al suo impoverimento. E chissà, un giorno potrebbe anche sparire del tutto…

 

Oreste riuscirà a difendersi nonostante il figlio sia più giovane e molto determinato, senza contare che ora ha i 100 milioni di Rosy?

Riesce a difendersi perché ha argomenti che sono violenti esattamente come quelli del figlio, da utilizzare quando sarà davvero necessario. Oreste è pragmatico, violento quando è necessario esserlo, ma mai gratuitamente e sempre con uno scopo ben preciso.

 

Quale?

Di certo non l’arricchimento, ma la conservazione del suo status quo. Con il figlio non va d’accordo proprio per questo motivo, perché Achille è spesso violento senza alcun motivo, in modo gratuito, e questo lo fa infuriare.

 

Inutile nasconderlo: i telespettatori sono in ansia per le sorti del piccolo Leonardino. Achille si è macchiato di un terribile delitto?

Ovviamente non posso rivelare molto, ma posso dire che farà delle cose molto gravi che andranno in netto contrasto con la “morale” criminale di Oreste.

 

Beniamino Catena ci ha detto che il rapporto che si verrà a creare tra Dante e Oreste è molto interessante. E dal promo della prossima puntata abbiamo effettivamente visto che i due si incontreranno. Ci può anticipare qualcosa?

Posso dire che Dante, nei confronti di Oreste, assumerà un ruolo che non è più quello di amico, ma che potrebbe diventare prima o poi quello di figlio. Un po’ come se andasse a sostituire il figlio naturale…

 

Le riprese della sesta serie sono già cominciate. Ritroveremo Oreste nella prossima stagione?

Purtroppo a questa domanda non posso ancora rispondere…

 

Lei è un grande attore di teatro, ha recitato in film diretti da Dino Risi, Pupi Avanti, Gabriele Muccino, Ferzan Ozepetek, ma non ha disdegnato teatro e fiction tv. Tra questi tre mondi lei quali preferisce?

Anche in questo caso non c’è un mondo che preferisco. Posso dire di avere una preferenza molto spiccata per la radio: ne ho fatta molta quando ero più giovane, adesso un po’ meno, ma rimane uno dei mezzi che più mi affascinano.

 

I suoi progetti per il futuro?

Al momento il mio futuro è interamente teatrale: sarò in “Eva contro Eva”, diretto da Maurizio Panici e con Pamela Villoresi e Romina Mondello, preceduto da “Caro bugiardo” di Jerome Kilty sempre con Panici alla regia e con Simona Marchini. Nella seconda parte della stagione riprenderò invece “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin.