Il Quinto Potere è quello di chi vuole tenere sotto controllo gli altri. di chi viene ad oggi definito talpa, cane da guardia, citizen journalist. O più semplicemente, il quinto potere è quello di WikiLeaks.
Con il suo film Bill Condon ci racconta come la battaglia – in nome della verità e nientaltro – di Julian Assange sia arrivata a noi. E, inaspettatamente, con 128 minuti di lungometraggio ci sconcerta. Perché di documentari a proposito ne sono stati fatti tanti. Di reportage e racconti ne sono stati pubblicati troppi. Ma mai nessuno, prima, aveva cinematograficamente condizionato lo spettatore a tal punto da voler entrare a far parte dellesercito di WikiLeaks in men che non si dica.
Il coraggio è contagioso, questo lo slogan con il quale un semplice sito di notizie dal mondo diventa un combattente per la verità nel mondo. Tutto inizia nel 2006, con centinaia di persone che decidono di unirsi, sul web, per pubblicare, proteggendo le fonti, documenti classificati, dando così inevitabilmente il via a unera fatta di segretezza assoluta, dove nessuno sa a chi spedisce, o da chi riceve, e dove – soprattutto – un boomerang di notizie esplosive, segretissime tanto quanto raccapriccianti, vengono messe in rete. Leggibili da chiunque.
Lesercito di volontari di WikiLeaks vede però, in verità, due soli arruolati: il suo fondatore e capo, Julian Assange, e il collega Daniel Domscheit-Berg, che decisi a diventare segugi, controllano e combattono le menzogne dei potenti e dei privilegiati, facendo credere di essere dozzine, perché se siamo tanti non sapranno mai quanto potrebbe essere facile sconfiggerci.
Nel 2010 la svolta; dopo aver vinto il primo scoglio mediatico contro la corruzione bancaria della Svizzera Julius Baer, iniziano – davvero – a essere conosciuti in rete, e a fare sul serio. Finché tra le mani, vittoria dopo vittoria, arrivano ad avere il più grande Leak mai esistito: mezzo milione di SMS inviati durante lattacco aereo dell11 settembre, e più di 90.000 documenti, dellesercito americano, legati alla guerra in Afghanistan. In collaborazione con Guardian, New York Times e Der Spiegel, ne vengono pubblicati 76.000 senza alcuna revisione. Pestano i piedi a chi è troppo forte, rischiano di farsi ammazzare e vivono in anonimato. La storia, infatti, è appena cominciata.
Nel maggio 2012 Assange viene rifugiato nellAmbasciata dellEcuador a Londra, dove vive ancora oggi. Nel Luglio 2013, invece, Bradley Manning, soldato spia che passa i documenti segreti dallesercito americano a WikiLeaks.org, viene condannato a 35 anni di carcere.
Il quinto potere è un film che spiazza, perché fa aprire gli occhi su quanto il racconto di Orwell sia stato lungimirante. Un lungometraggio che, sottolinea Bill Condon, il regista, “non pretende di avere la parola definitiva sull’argomento, ma spera di stimolare le discussioni provocate da questa rivoluzione”. Il quinto potere racconta efficacemente di una realtà frenetica, quella degli hacker, che vivono di caffeina e computer e che, in questo caso soprattutto, portano in luce come noi tutti siamo facili prede dei più forti. Di chi, mass media compresi, vuole raccontarci la sua verità, portandoci inevitabilmente a innalzarla come quella assoluta.
Interessantissimo l’utilizzo intenso delle steadycam, per rendere l’effetto ottico molto più realistico ed emozionale. Un prodotto cinematografico in cui messaggio, forma e suono si intrecciano vicendevolmente, immedesimando lo spettatore a tal punto da farlo irritare, spaventare, o agitare o, ancora, commuovere, in base a ciò che sullo schermo si sta vivendo. “Un bel film non chiede di parlarne, ma di parlare di ciò che si pensa a proposito”, e così accade in questo caso.
Diverse le location, in giro per il mondo, ottimo il cast artistico che vede il bravissimo Benedict Cumberbatch e il brillante Daniel Bruhl affiancati da nomi come Stanley Tucci e Laura Linney. Veramente un buon lavoro che, nonostante non spicchi per il dono della sintesi, è però in grado di mantenere altissima l’attenzione in sala incuriosendo il pubblico e, me lo auguro di cuore, facendo anche aprire le menti di chi, troppo spesso, non ha la forza di credere che la ricerca della verità sia -davvero – la strada per il Bene.