considerato leterno ragazzo, anche se ha quasi settantanni. nato nel 1944 e dallesordio del 1962 sembra rimasto quasi lo stesso. Cantante, attore, presentatore, fondatore della Nazionale cantanti, maratoneta. Ha vinto Sanremo nel 1987 e lo ha condotto nel 2010 e 2011. Pare che abbia venduto più di 50 milioni di dischi. Canale 5 lo propone per due serate con Gianni Morandi Live in Arena. Stessa identica operazione fatta lanno scorso con Celentano. Se paragoniamo gli ascolti tra i due eventi però non cè stata storia: Cele era arrivato a quasi il 32% di share con 8.900 mila teste, mentre Morandi si è fermato a 5.800mila persone con il 24%.



A differenza del Molleggiato, Gianni è spesso in tv e in concerto, diciamo in gergo che è sovraesposto. Ma bisogna ricordare che il furbo J Lui invitò proprio leterno ragazzo e il loro duetto arrivò al 41% di share.

UnArena di Verona traboccante di fans, una regia però troppo scenografica e forse schizofrenica. Avrei preferito più primi piani. Non era un concerto rock. Morandi non ha fatto pippotti alla J Lui, ha attaccato a cantare e scusate se le sue prime quattro canzoni hanno risvegliato in me un sussulto di speranza e di desiderio: Vedrai il mondo cambierà (Il mondo cambierà), Cè un grande prato verde dove nascono speranze (Un mondo damore), Vita in te ci credo (Vita), Ma poi arrivi tu (Solo insieme saremo felici). Canzoni non banali e forse non messe in scaletta a caso. Ogni tanto sono sentimentale? Non credo. Constato che dopo, Non son degno di te e Bella signora ha continuato con Ogni vita è grande e Amo la vita più che mai (Scende la pioggia). Coincidenze? Vorrei poterlo chiedere a Morandi.



Lapoteosi è stata però lintervento di Fiorello. Altro che Benigni! Anche qui, si è vista la differenza con lo show di Celentano, dove al centro della scena cera sempre e comunque il Molleggiato. Morandi invece ha fatto fare a Fiore venti minuti di one man show e poi hanno duettato insieme. Lex divin codino dello spettacolo ha fatto battute a gogò sul Cavaliere e su Pinotto-Celentano. Da sbellicarsi dalle risate. Gli ascolti sono arrivati al 27% di share.

L’omaggio all’amico Lucio Dalla era obbligato, ma senza retorica o parole, solo cantando una sua canzone. Dopo l’uragano Fiore, Morandi e passato alla chitarra acustica. Scelta oculata, bisognava abbassare i toni e rientrare delicatamente in serata. La scivolata c’è stata e – mi spiace dirlo – si è avuta con Raffaella Carrà. Se ne poteva fare a meno e anticipare perciò il maestro Ennio Morricone a cui si poteva lasciare più spazio.



Buon concerto, buona la scaletta e la scelta delle canzoni. Un applauso anche ai cento giovani orchestrali. Peccato per gli ascolti.