Segnatevi questo nome: Bill de Blasio. Se pensate ai soliti pettegolezzi siete fuori strada. Perciò il cognome non vi tragga in inganno, non è il figlio di una relazione extraconiugale tra lattuale Ct dellUnder 21 italiana, Gigi Di Biagio, e la moglie di Totti, Ilary Blasi. Si tratta invece del nuovo sindaco di New York, che si insedierà a City Hall, il più vecchio municipio degli Stati Uniti, il 1 gennaio 2014. Di madre italiana e padre tedesco, Bill in gioventù si chiamava Warren Wilhelm, ma ha cambiato nome di battesimo e cognome perché italian fa più proletarian. un po il Walter Veltroni americano: un po comunista e un po liberal; un po sandinista e un po no; un po italo-tedesco e un po a stelle e strisce; un po New York Knicks e un po New York Yankees (stiamo parlando un po di basket NBA e un po di baseball MLB). Persino la moglie, la poetessa afroamericana Chirlane McCray, da nubile attivista dei diritti omosex, è stata, su questo fronte, un po di qua e un po di là! A ogni buon conto, Bill sarà per un bel po il primo cittadino della città.
Come ha fatto ad arrivare alla poltrona più ambita della Grande Mela? Con uno slogan semplice semplice: Votatemi: sono un grande melomane e per cambiare questa città non farò mai melina. Eh già, a NY dovranno abituarsi presto a grandi cose: Big changes, Big Apple, Big Data, Big Mac, Big Ben, Big Bubble, Big Jim, Big-odini! ha gridato ai quattro venti subito dopo lesito del voto. Quindi si è rivolto alla folla festante dei suoi elettori e amici intimi (che amano essere chiamati Inti Illimani) prima in spagnolo con un Empezamos a caminar como una sola ciudad! (Iniziamo a camminare come una sola città!), poi in italiano: Grazie a tutti: oggi qualcuno sarà caduto dalle nubi, ma questa è una giornata dove splende un sole a catinelle, perché siamo una squadra fortissimi!, urlato nella lingua dei nonni materni, che emigrarono negli Stati Uniti dal sud Italia, viaggiando in transatlantico con i nonni di Checco Zalone, in compagnia dei quali, nei lunghi giorni della traversata, appresero i primi rudimenti della nostra lingua (essendo originari di SantAgata de Goti, in provincia di Benevento, fino a quel giorno avevano parlato solo in dialetto gotico, uno slang barbaro del luogo).
Eletto primo cittadino con il 73% dei voti, una percentuale quasi bulgara, da bravo ex comunista, De Blasio non solo riporta alla guida della città, dopo ventanni, il partito democratico, ma pure rispolvera il meglio della tradizione italoamericana, dichiarandosi pronto a seguire le orme di grandi sindaci come Fiorello La Guardia e Rudolph Giuliani. Emigrato dalla Sicilia a NY per fare lo showman, limitatore, il conduttore radiofonico, il comico e il cantante, la carriera di Fiorello prese velocemente quota, fino ad arrivare a planare sulla poltrona di primo cittadino. Sotto la sua ala, New York iniziò a decollare come uno dei centri economici e culturali più influenti del continente americano e del mondo intero (non a caso i newyorkesi a Fiorello La Guardia hanno intitolato uno dei tre aeroporti della città).
Quanto a Giuliani, al rude Rudy viene ancora oggi riservato un tributo di riconoscenza perché ha saputo riservare, nei confronti della criminalità organizzata, una dura linea politica, passata alla storia come tolleranza zero – a cui persino la Coca-Cola ha dedicato una versione della famosa bevanda, la Coca-Cola Zero -, una medicina salutare per ristabilire lordine e la sicurezza, rendendo la vita più amara a scippatori, ladri, omicidi e rapinatori vari (non a caso i newyorkesi lo ricordano con affetto come lAmaro medicinale Giuliani).
Tornando all’oggi, per non tradire il suo primo amore (la vecchia, grande Unione Sovietica), tra i suoi primi atti amministrativi proporrà il cambio di nome alla città (da New York a Novojorkagrad, visto che de Blasio l’ha detto subito: “Con me la Grande Mela sarà più rossa”) e la cittadinanza onoraria a due star della Grande Russia: l’attore Sylvester Stallin e il cantautore John Lennin.
State pur certi, però, che con de Blasio New York diventerà anche un po’ più italiana. A partire dai collaboratori che lo affiancheranno nella guida della città: Gene Ecologo, che sarà il nuovo assessore all’Ambiente, alla Salute e alle Pari opportunità; Tom Bhino, destinato a presiedere la società dell’Acquedotto municipale; Phil O’Bus, designato alla New York City Transit Authority, la società cui fa capo la gestione della metropolitana.
Oltre a piazzare i suoi uomini chiave, de Blasio ha già in mente di copiare ciò che del made in Italy è più conosciuto nel mondo: la burocrazia e le tasse (Bill the PIL, Bill Prodotto Interno Lordo, è il nomignolo che gira già alla Borsa di New York). Così, a inizio febbraio verrà istituito il Complexity Lowly Things Office (potrebbe essere tradotto in “Ufficio complicazioni cose semplici”), con esperti funzionari della nostra pubblica amministrazione pronti a spiegare il perché e il per come complicare la vita ai cittadini di tutti i distretti, da Manhattan al Bronx, da Queens a Brooklyn fino a Staten Island.
Per quanto riguarda le tasse, la novità sarà l’“I am you” (“Io sono te”), che verrà introdotta già nel secondo trimestre del 2014. Ma che cos’è? Una patrimoniale? Un’accisa? Un’addizionale comunale? Un contributo una tantum? Niente di tutto ciò. “I am you” non è nient’altro che la traduzione di un acronimo a noi molto conosciuto: I (ai) M (am) U (you), cioè… IMU!!! Grande Bill, che fantasia! E per non far mancare un po’ di tricolore anche a City Hall, il primo brunch, offerto da Bill a tutto il Consiglio comunale, sarà a base di cotoLetta!