Goodbye Italia è il titolo della puntata di Servizio pubblico, che si schiude con la nuova emigrazione dei giovani italiani verso lestero. E per il conduttore, invece di toccare i pensionati, si potrebbe percorrere la linea seguita anni fa da Schroeder: più flessibilità sul lavoro, tagli alla spesa pubblica, aumento del 3% dellIva e riduzione del costo del lavoro. Il servizio dapertura offre un chiaroscuro sulla società milanese, da una parte i senza tetto di Garibaldi e dietro piazza del Duomo, mentre poco distante si trovano la pescheria Spadari e Peck, dove il tartufo bianco si compra a 6.800 euro al chilo; la telecamera si sposta poi nella mensa per i poveri di via Saponaro, dove decine e decine di persone si recano ogni giorno per ricevere un pasto. Se le domande sono pennellate grossolane, quasi sfacciate, per poter fotografare lindignazione e la rabbia del disagio, ancor meno originale appare il soggetto, già ritratto più volte da Servizio Pubblico (si ricordino le domande in via Montenapoleone, ecc.), seguendo ogni volta lo stesso copione per accostare il ricco al povero e fermarsi in superficie.



La linea in studio lascia partire il giro degli ospiti, e poco dopo la replica di Fassina, che tiene a ricordare che limpegno del governo è anche per le fasce più deboli, con un aumento di un miliardo e mezzo per la cassa integrazione in deroga, passa un video di Grillo che punta lattenzione in Europa: «Bisogna andare a Bruxelles e dire che non ci stiamo più. Bisogna ridiscutere tutti i trattati, se no ci tengono per la gola con un nodo scorsoio. A proseguire la puntata in studio è lintervento di Alberto Bagnai, economista e docente di politica economica allUniversità di Pescara, da molto tempo contrario alla moneta unica: «Leuro ce lha dato la politica, portando con sé anche motivazioni nobili, ma perché la produttività del nostro Paese si è appiattita nel 1997, proprio quando abbiamo rivalutato la lira per prepararla allentrata nelleuro? Forse è stato fatto un passo azzardato, penalizzando la nostra economia. E a supporto della tesi, con una critica chiara alle istituzioni comunitarie, si aggiunge Franco Bechis: «Tutti i governi dal 2011 a oggi stanno peggiorando la situazione per stare in Europa, da Tremonti a Letta la situazione è peggiorata sempre di più per colpa delle ricette europee. Secondo Stefano Fassina, uno spiraglio si aprirà con il semestre di presidenza italiana del Consiglio dellUnione europea, quando si potrà invocare una svolta che, «se non avverrà, ci porterà a ridiscutere tutte le strategie messe in atto dallUnione.



Dopo il primo affondo sulla condizione del sistema europeo, Travaglio racconta le ultime notizie sulle ruberie dei consigli regionali italiani, da una cerimonia di nozze allo champagne consumato a fiumi e pagato con la carta di credito intestata alla regione, dagli asciugacapelli per un consigliere completamente calvo fino ai tovaglioli. E per Bechis, visto che nessuno controlla le piccole cifre, si cerca di lucrare indebitamente su quelle, e lammontare è il grande macigno della macchina statale: «Qualche giorno fa un mio amico è stato fermato per un controllo dalla Finanza, gli hanno spiegato che stanno effettuando controlli sulle Audi e gli hanno fatto compilare un modulo. Le fiamme gialle hanno già accesso alle banche dati per effettuare i controlli, ma così si fanno lavorare dieci persone invece di una, per mantenere tutto un sistema gonfiato.



La parentesi nostrana si conclude e lo scenario torna per alcuni minuti all’Europa e ai suoi centri di potere. Per Santoro, infatti, il meccanismo della dipendenza dall’euro non ha generato un’autonomia della classe dirigente e politica e le leve le muovono i tecnocrati: «Tutte le baruffe politiche di cui parliamo sono ininfluenti rispetto alla tecnocrazia europea».

Un altro servizio rompe la discussione in studio, si tratta della riunione convocata da Daniela Santanché, che vede invitati molti giovani per conoscere Silvio Berlusconi: l’impressione è quasi da casting, e le domande mettono un po’ in difficoltà gli enfant prodige: «Sono venuto a sentire Berlusconi perché condivido alcuni suoi valori come il liberalismo e il socialismo». Alla fine del raduno, i pochi che rilasciano qualche parola non sembrano molto presi dall’incontro, a parte una barzelletta sul Papa raccontata da Berlusconi.

Bechis, interpellato ancora sulla situazione del governo, bacchetta Fassina su alcune strategie sbagliate, come i 4 miliardi dell’Imu buttati al vento, poiché le polemiche dei partiti non hanno dato la certezza ai cittadini che la rata sarebbe rimasta nelle loro tasche, impedendo che le persone consumassero di più.

L’ultimo servizio realizzato dalla redazione racconta la storia di alcuni immigrati dell’est europeo arrivati in Inghilterra, che ora svolgono le mansioni più umili, soprattutto nella raccolta della frutta e nelle cucine, dove si possono trovare molti italiani, e la questione della fuga dei cervelli torna ad accendere Cinecittà, anche grazie ad alcuni ragazzi italiani all’estero ospitati in studio da Santoro, per i quali la qualità dell’istruzione ricevuta in Italia è uno dei motivi che hanno permesso loro di inserirsi nel mercato del lavoro britannico, anche accademico.

La puntata si chiude con un’intervista video a Giuliano Ferrara sulla situazione nel centrodestra, dove la decadenza di Berlusconi sta dividendo il partito. Secondo il direttore del Foglio, «una maggioranza senza Berlusconi non è augurabile, perché nella politica italiana c’è avversione verso i governi di larghe intese. E il rischio è quello di Fini e Casini, per molto tempo alleati importanti di Berlusconi: quando sono andati via, non erano più niente». E a chiudere il sipario con una boutade ci pensa Bechis, che termina una delle puntate più riuscite della stagione: «Da alcuni anni si stanno dividendo tutti per prendere i moderati, senza accorgersi che non esistono più perché sono tutti incazzati».

Il saluto di Santoro all’Italia è riuscito a catturare l’attenzione, anche grazie alla presenza di Bagnai in studio e al coinvolgimento maggiore di Travaglio all’interno della trasmissione. Certo è che il tentativo di tenere molti fili separati per poi intrecciare la trama all’ultimo è risultata penalizzante anche per l’argomentazione, continuamente interrotta da servizi e cambi di argomento, che poco giovano a un approfondimento serio.