Sole a catinelle fa ridere. Supponiamo non sia una novità. Unaspettativa soddisfatta, però, sì. Tolti i primi venti minuti, che sembrano incespicare in una comicità inspiegabilmente acerba e claudicante, la storia decolla verso un flusso di risate garantito. Che, in tempo di crisi, concede di respirare un po di aria fresca. Non pensiate, però, di sedervi in poltrona e gustare indisturbati una commedia ignorante. Chi si è già imbattuto nei primi due film di Zalone – Cado dalle nubi e Che bella giornata – saprà che lironia del buon pugliese non è greve, ma un giusto mix tra la battuta di pancia e quella intelligente. Ne nasce un film che racconta con non troppo sottile umorismo uno spaccato attuale e faticoso del nostro Paese.



Protagonista è, ovviamente, Checco. Moglie e figlio munito, è professionista delle pulizie. Dapprima perché di lavoro aspira la polvere negli alberghi. Poi perché le aspirapolveri le vende, facendo leva sullinnata vena commerciale e sulla fitta rete familiare che ha. Il successo è dietro langolo e Checco inizia a firmare assegni per lacquisto di qualsivoglia elettrodomestico e non solo. Fino a quando, a causa dei troppi debiti e della situazione improvvisamente tragica, la moglie lo caccia via di casa. E finalmente inizia il film. La parte che lascerebbe un po amareggiati per le disavventure di un padre separato, se non fosse che Checco è un mago nellinnaffiare di risate anche le circostante più tristemente realistiche.



proprio questo il bello di Sole a catinelle. Si parla della crisi, quella di cui sentiamo discutere quotidianamente al telegiornale e che viviamo sulla nostra pelle quando andiamo a fare la spesa. Ma lo si fa con unironia sagace che alleggerisce per novanta minuti il tasto dolente dei nostri giorni. Come se non bastasse, a vivere il trauma di un benessere economico che non arriva è, appunto, un giovane padre separato che a fatica riesce a mantenere le promesse fatte al figlio. Alla fine, però, sia per un colpo di fortuna o per altro, queste promesse riesce a rispettarle. Forse tutto merito dellottimismo che anima Checco. Della genuina spontaneità con cui affronta la vita, per cui – da qui poi nasce la comicità di Zalone – la vita è semplice e lineare e tutto ciò che contrasta con questo principio si trasforma in una sorgente di risate.



Sole a catinelle non si limita a drammatizzare con il sorriso una situazione in bilico. Ma, con lo stile “alla Zalone”, individua i responsabili della fase che viviamo e li prende in giro nemmeno troppo sottilmente. Casta di “eletti” che pasteggia tra piscine e feste ma che non conosce i rudimenti dell’economia, quei principi basilari che avrebbero permesso di scongiurare la tanto nominata crisi.

Ci pensa Checco a risollevare tutto. L’umore di noi spettatori, all’uscita dalla sala un po’ meno abbattuti di quando siamo entrati. E la crisi stagnante della storia. In fondo, suggerisce a modo suo Checco, basta un po’ di senso pratico e una vita trascorsa nella dimensione reale per cogliere quali siano le vere esigenze da soddisfare per ristabilire l’equilibrio. Critiche velate, ma sempre con un sorriso politically correct.