Tra gli ospiti della puntata domenicale di Che tempo che fa, in onda come di consueto dalle 20.10 su Rai Tre, spicca il filosofo e psicanalista sloveno Slavoj ZIzek. Definito dalla stampa internazionale “il gigante di Lubiana”, Zizek è nato a nel marzo del 1949 e si è laureato in Filosofia proprio nell’ateneo della capitale slovena, per poi approfondire i suoi studi all’Università Paris VIII. Docente dell’European Graduate School, svolge anche funzioni di ricercatore nella facoltà di Sociologia dello stesso ateneo di Lubiana. La sua fama ha però varcato i confini nazionali, tanto da renderlo oggetto di numerosi inviti da parte di istituti di ogni parte del mondo, in particolare di quelli statunitensi, ove ha svolto numerosi incontri nelle università di Princeton, Columbia, New York e Michigan. Le sue conferenze sono considerate un vero e proprio avvenimento, per la sua visione radicale e per il suo stile spesso provocatorio, in grado di accendere la discussione. E’ probabilmente l’unico filosofo mondiale cui viene dedicata una intera rivista, l’ormai celebre “International Journal of Zizek studies”, la quale vede la pubblicazione dei maggiori pensatori internazionali chiamati a discutere le sue tesi. Considerato una vera e propria star della filosofia mondiale, proprio per il suo essere spesso al centro dell’attenzione mediatica viene osteggiato da una parte del mondo accademico, che contesta aspramente la sua interpretazione della filosofia di Heidegger, oltre che il suo reale grado di approfondimento delle opere del celebre filosofo tedesco. Zizek è considerato uno degli esponenti di spicco della corrente filosofica che si rifà al pensiero di Marx, rivisitato mediante il veicolo fornito dal pensiero lacaniano. Tra gli argomenti da lui toccati nelle sue tante opere, vanno ricordati in modo particolare il rapporto tra etica e politica, l’incidenza della globalizzazione sulla vita moderna, il multiculturalismo, i diritti umani, il fondamentalismo e altri temi connessi strettamente alla società attuale e alla sua tumultuosa trasformazione. Tra i suoi riferimenti filosofici, oltre a Heidegger, vanno ricordati Adorno, Walter Benjamin e in generale la Scuola di Francoforte. Anche il pensiero cristiano è stato da lui attentamente studiato, con particolare attenzione per Pascal, Kierkegaard, Gilbert Keith Chesterton e i mistici. Per quanto riguarda invece il suo rapporto con il pensiero filosofico contemporaneo, i suoi ancoraggi sono costituiti da Jacques Derrida, Gilles Deleuze, Judith Butler e Giorgio Agamben.



Tra i principali motivi della sua vasta popolarità, va ricordata soprattutto la capacità di unire filosofia e psicanalisi a letteratura e cinema contemporanei, le sue grandi passioni, che riesce ad usare in modo magistrale per rendere meno ostica la materia trattata e metterla a disposizione di una platea più larga possibile. Va ricordata inoltre la sua ferma critica al capitalismo, esplicitata ripetutamente in discorsi ed opere, in particolare quelle che hanno analizzato l’attuale ciclo economico innescato dalla crisi dei mutui che dagli Stati Uniti si è riversata in maniera catastrofica sull’Europa, dando luogo ad un processo di impoverimento globale cui non si riesce a mettere riparo. La sua critica investe però anche il pensiero di sinistra, spingendolo ad affermare che proprio dai fallimenti dello stesso si dovrebbe ripartire per porre riparo ai guasti fatti da un liberismo ormai ampiamente oltre i limiti della razionalità. Una teoria che ha spinto proprio Zizek a chiedere di riconsiderare esperienze come il Terrore di Robespierre, il bolscevismo o il maoismo, che pur rivelandosi infine fallimenti catastrofici, avevano alla base l’anelito ad una redenzione dell’umanità che la liberaldemocrazia neanche prende in considerazione. Il tutto in nome della riscoperta di un radicalismo che va in direzione di quella utopia che sembra ormai essere diventata un epiteto offensivo nella moderna società del pensiero unico, in cui tutto viene attentamente soppesato al fine di non produrre squilibri in grado di far saltare una politica ormai depurata di ogni asprezza e mirata al consenso della massa. Va infine ricordato che Zizek ha anche fatto politica attiva, partecipando in veste di candidato del Partito Democratico Liberale alle elezioni presidenziali del 1990.

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