Domenica 15 dicembre 2013, è andata in onda su La7 la prima parte della miniserie Faccia D’Angelo, ispirata alle vicende del boss della Mala del Brenta Felice Maniero (interpretato da Elio Germano), ripercorrendone la vita e le imprese criminali dall’infanzia sino alla maturità e all’apice del potere. Pur essendo liberamente ispirato alle vicende di Maniero, nel corso del film il nome dell’ex boss della Mala del Brenta non viene mai menzionato, come nemmeno sono fatti riferimenti diretti al suo paese natale, Campolongo Maggiore (Venezia). Il film inizia nell’anno 1967, con un bambino delle elementari che viene accompagnato dalla madre (Katia Ricciarelli) a un’importante esame per l’assegnazione di una borsa di studio destinata ad appoggiare economicamente i giovani di talento di modeste condizioni economiche affinché possano proseguire i loro studi. Di fronte alla commissione, presieduta da un arrogante funzionario che disprezza il giovane per le sue origini e non lo ritiene nemmeno capace di parlare l’italiano, il bambino dà prova di un’eccezionale capacità mnemonica (riesce a recitare la pagina di Dante Alighieri al contrario). Di fronte alla domanda riguardante la sua provenienza fattagli dal presidente della commissione, il ragazzino risponde orgogliosamente nella sua lingua materna: Mi so veneto. L’azione si sposta dopo al 14 novembre del 1985: il Toso (il ragazzo in lingua veneta) e altri tre componenti della sua banda mettono a segno una spettacolare rapina all’aeroporto Marco Polo di Venezia, riuscendo a rubare un’impressionante quantità di oro (300 chilogrammi) destinato all’esportazione. La reazione delle forze dell’ordine al colpo è immediata, ma dei malviventi non c’è nessuna traccia. Si tratta del Toso e dei suoi compagni Bepi (Gianantonio Martinoni), Tavoletta (Matteo Cremon), Moro (Andrea Gherpelli) e Schei (Fulvio Molena). Nonostante il Toso sia ricercato dalla polizia di tutto il Veneto, questi continua a vivere nascosto in una delle case del suo paese nativo, ricevendo le visite della madre (Katia Ricciarelli) e della fidanzata Morena (Linda Messerklinger).



Il giovane ispettore Bruno Ricci (Carmine Recano), appena trasferito alla squadra mobile di Venezia agli ordini del commissario Trionfera (Nino D’Agata) e del dottor Arosio (Franco Castellano), inizia le indagini per ricostruire la vita criminale del Toso. Per Ricci infatti, l’unica maniera per riuscire a catturare il Toso è riuscire a capire chi realmente è, attraverso l’analisi del suo passato criminale. La ricostruzione della vita criminale del Toso inizia.Nel 1974, in un piccolo paese sulla Riviera del Brenta, un gruppo di giovani del posto osserva l’installazione di telecamere di sicurezza nella villa di un ricco imprenditore locale. Si è agli inizi del boom economico del Veneto, con il proliferare di tante piccole imprese che permettono a pochi di arricchirsi, suscitando l’invidia di chi è rimasto povero. Il Toso e i suoi amici sono tra gli osservatori. Questi giovani sono piccoli delinquenti che rubano formaggi, scarpe e altre merci assaltando a mano armata i camion che le trasportano, con la complicità dello zio del Toso. Di colpo, il Toso ha l’idea per riuscire ad aggirare il sistema di sicurezza della villa dell’imprenditore. Con un pezzo di carne attira fuori dal cancello il cane della moglie dell’uomo; quando questa esce per recuperare l’animale – fuori dal raggio visivo delle telecamere – il Toso e i suoi complici la rapiscono, caricandola su di un furgone e consegnandola a una banda di nomadi delle vicinanze in cambio di una cospicua somma di schei (soldi in veneto). Pochi mesi dopo, il Toso e la sua banda assaltano la casa di un orefice con la complicità dello stesso zingaro del sequestro. Per penetrare nel laboratorio tagliano un grosso albero e lo fissano sul tetto di un fuoristrada, usando il mezzo come ariete. solo la prima di decine di rapine ai danni di gioiellieri e orefici, compiuti sempre dalla banda del Toso in cooperazione con lo zingaro.



I giovani, alle prese con l’inaspettata ricchezza dovuta ai cospicui bottini dei loro colpi, iniziano a spendere molto denaro in beni di lusso che, sino a pochi anni prima, avrebbero solamente potuto sognare. Per Ricci, quella che era una banda di contadini morti di fame si è trovata improvvisamente con così tanti soldi da non saper cosa farsene.Il Toso, appena diciottenne, ha comprato una Ferrari nuova di zecca per festeggiare la sua maggiore età: i carabinieri lo fermano per un controllo e, siccome non ha la patente, gli confiscano il veicolo.Di fronte alla domanda dell’incredulo maresciallo dei carabinieri su come un diciottenne nato e cresciuto con le pezze sul sedere abbia potuto comprarsi un bolide simile, il Toso risponde con noncuranza Sa com’è, sono tre anni che faccio rapine. Pochi giorni dopo, il Toso compra una nuova Ferrari: al medesimo posto di blocco però, non rispetta l’alt e si dà alla fuga. Poco tempo dopo, il Toso è segnalato come un assiduo frequentatore dei casinò. Il giovane riesce infatti a farsi notare da Arsenale, malvivente veneziano che gestisce le sale da gioco di tutto il Veneto e controlla lo spaccio di droga in Laguna, entrando nel mondo del gioco d’azzardo. Agli inizi del 1981, il Toso e la sua ragazza hanno un figlio. Il 10 febbraio di quell’anno, al battesimo del piccolo, sono presenti Arsenale e un personaggio di spicco di Cosa Nostra, al soggiorno obbligato a Milano.Poco dopo la cerimonia, il Toso accompagna la ragazza alla nuova casa che ha comprato per lei e per il figlio Paolino, firmandole un assegno e andandosene, dicendole di non esser fatto per fare il padre.In seguito, il Toso inizia a interessarsi al mondo dei cambisti del casinò di Venezia, imponendo loro una tangente giornaliera di 1,5 milioni di lire. Arsenale, non gradendo l’intromissione, convoca il Toso per un incontro in un casolare remoto della Laguna. Il Toso porta con sé una valigia di denaro, i proventi dell’estorsione praticata ai cambisti, che guadagnano 20 miliardi annui e che pagano ad Arsenale solamente 30 milioni al mese. Il boss siciliano, notato l’acume del Toso, decide di appoggiarlo, salvandolo dall’ira di Arsenale e permettendogli di entrare nel lucroso affare dell’estorsione ai cambisti.In seguito, dopo aver comprato una casa alla madre, il Toso conosce la bella Morena in discoteca. Dopo un lungo corteggiamento, inizialmente infruttuoso, la giovane cede e si innamora del Toso.La parabola ascendente del Toso nel crimine veneto sembra non fermarsi mai. Il boss siciliano, che monopolizza il traffico di eroina e cocaina nell’Italia settentrionale, invita il Toso a eliminare chi sta importando la droga direttamente dalla Turchia, sfuggendo al suo controllo: si tratta di Arsenale.



Dopo aver ucciso l’antico socio in affari, la vita del Toso viene sconvolta dal brutale assassinio della madre di suo figlio Paolino. L’ispettore Ricci, infuriato per non riuscire a catturare il Toso, che continua a beffare le forze dell’ordine per riuscire a vedere il figlio, inizia una violenta sfuriata verbale nella piazza del paese, chiedendo alla madre del bandito quando questi abbia intenzione di fermarsi e di far cessare lo spargimento di sangue. Ricci viene allontanato dai compaesani del Toso e dai suoi complici, che lo scherniscono, prendendosi gioco di lui e invitandolo a bere un caffè come buoni amici, dicendo di essere brava gente, non come al sud che sono tutti banditi.

Anticipazioni seconda parte: Maniero viene arrestato durante una cena. Dopo larresto arriva il carcere a Fossombrone, dalla quale il Toso evade. Tornato in libertà trova lorganizzazione da lui guidata lacerata da lotte intestine per la supremazia. Si trova quindi costretto a versare sangue per mantenere quella supremazia. Inizia il processo che lo vede coinvolto, ma lui assiste al procedimento da latitante e progetta una fuga. Il Toso acquista unimbarcazione di lusso, preleva il figlio, la madre, e la cognata e fugge verso la Croazia. Ma commette il grave errore di raggiungere Capri dove il tenace ufficiale di polizia alla fine lo cattura.

Va in onda questa sera in prima visione su La7 la prima parte di Faccia dangelo, lattesa miniserie del 2012 con Elio Germano e diretta da Andrea Porporati. La trama prende liberamente spunto dal libro autobiografico del boss criminale Felice Maniero, Una Storia Criminale, e proprio di lui parla questa produzione televisiva. Il Toso, così era soprannominato ill boss del Triveneto a capo della cosiddetta Mala del Brenta, è uno spietato criminale, autore di spettacolari rapine ed evasioni. Allo stesso tempo è però anche un amante del lusso e della bella vita, come fosse un delinquente dall’aspetto gentile. Proprio per questo, osservandolo bene, può essere paragonato a un demonio dalla faccia d’angelo. Nella sua vita, Felice Maniero ha commesso rapine, assalti a portavalori, colpi in banche e in uffici postali, ed è stato accusato di sette omicidi, traffico di armi, droga e associazione mafiosa. Dopo essere stato catturato a Torino, 14 dicembre 1996 è stato condannato a 11 anni di carcere, una pena decisamente ridotta grazie alle attenuanti generiche e a una prima collaborazione con la giustizia. Successivamente diviene a tutti gli effetti un collaboratore di giustizia e viene ammesso al programma di protezione, così cambia nome e va a scontare la pena in una località segreta. Nonostante Maniero fosse stato messo al corrente del film, Elio Germano non lo ha mai incontrato: “Il film non è di tipo documentaristico in cui si racconta la sua storia – ha spiegato l’attore a riguardo – Partiamo dai fatti raccontati nei processi e nel libro che ha scritto anche lui, per farne uninterpretazione nostra, personale, per cui non interessava conoscere la persona vera ma piuttosto la percezione che hanno gli italiani del suo personaggio per creare una continuità con limmaginario”. Appuntamento quindi stasera alle 21.10 su La7 con “Faccia d’angelo”.