Come ogni lunedì tornano le grandi inchieste di uno dei programmi di approfondimento giornalistico più seguiti degli ultimi anni: ovviamente parliamo di Report, il programma inventato e condotto da Milena Gabanelli, in onda su Rai Tre a partire dalle 21.05. Nella puntata di lunedì 16 dicembre 2013 il giornalista Alberto Nerazzini ci porta per mano a vedere come funziona il sistema giudiziario italiano, mostrandoci come in Italia diventi sempre più difficile, per un imputato, essere assolto o condannato in maniera definitiva a causa dell’istituto della prescrizione. Un reato viene prescritto quando passa troppo tempo dal momento in cui viene commesso a quando viene confermato dalla Corte di Cassazione. Con la legge chiamata Ex Cirielli, emanata nel 2005 dal governo Berlusconi, i termini di prescrizione per vari tipi di reato sono stati accorciati di molto. Da quel momento la situazione italiana è peggiorata fino ad arrivare alla situazione in cui ci troviamo oggi: la lentezza dei processi, aggiunta a termini di prescrizione che in alcuni casi arrivano a soli sette anni da quando è stato commesso il reato, hanno contribuito a far andare in fumo circa quattrocento processi al giorno, per un totale di 130mila processi prescritti ogni anno. In questa situazione è inevitabile che decine e decine di migliaia di vittime dei reati più diversi non riescano a ottenere giustizia, mentre altrettanti delinquenti non vengono condannati e vengono dunque lasciati liberi di continuare a commettere reati. Per non parlare di tutti i soldi pubblici che vengono spesi ogni anno per far funzionare la macchina della giustizia, ma che spesso e volentieri vanno a finanziare indagini e processi che non portano a nulla proprio a causa della prescrizione. La situazione risulta dunque molto grave, e nonostante i continui richiami da parte dell’Europa e da organizzazioni quali l’OCSE, il governo e il parlamento non sembrano, almeno al momento, intenzionati a cercare di far qualcosa per risolvere la situazione. Nella storia narrata da Nerazzini ci sono tante testimonianze di persone che hanno subito un torto e che non vedono il colpevole condannato. Il principio è che (lo spiega la Gabanelli) più si va avanti con il tempo, meno pesante deve essere la pena perché verrebbe meno sempre di più il suo principio di rieducazione. Il principio, esistente in tutto il mondo e introdotto nel nostro sistema giudiziario dal fascismo, è stato peggiorato dalla già citata legge Ex Cirielli. Come siano andate le cose in quella occasione ce lo spiega lo stesso Edmondo Cirielli, che ora milita in Fratelli d’Italia: “Ho disconosciuto la legge nel momento in cui è arrivato il comma che, proveniente dalla volontà dell’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, favoriva lo stesso presidente del consiglio”. Questo comma, in sostanza, rende più severe le pene per i recidivi e più leggere (e di molto) quelle per gli incensurati. Gloria Manzelli, direttrice del carcere San Vittore, afferma che la maggioranza dei detenuti nel suo istituto stanno lì “per detenzione e spaccio di stupefacenti”. Per quanto riguarda i delitti dei cosiddetti colletti bianchi, non c’è nessuno. A Bologna la stessa situazione.
Il prof. Giuseppe Fornari ci spiega tutte le tappe (con relative tempistiche) che servono per fare in modo che un processo arrivi a sentenza: il totale è una media di nove anni, ovvero troppi se si considerano gli attuali termini di prescrizione del reato. Questo istituto, così come concepito in Italia, favorisce gli imputati che possono permettersi avvocati capaci di tirare per le lunghe fino all’inverosimile i processi. In particolar modo, immigrati, lavoratori, e un magistrato che ha visto evaporare tutto il suo lavoro a causa di una prescrizione: tutti queste persone sono vittime di un’istituzione che, al momento, non fa il bene dei cittadini onesti e giusti. E qui entra l’OCSE, che afferma che l’Italia è un paese in cui gli investitori internazionali non portano soldi perché troppo corrotto. Corrotto perché troppi reati, specialmente quelli economici, non vengono puniti anche e soprattutto a causa della prescrizione. Negli altri Paesi la storia è diversa: laddove esiste l’istituto della prescrizione, necessita di tempi che vanno dai venti ai trent’anni. Se invece non esiste la prescrizione (ad esempio, negli Stati Uniti), il ricorso al patteggiamento è molto più presente. In generale, negli altri Paesi le condanne per politici di spicco arrivano molto più facilmente, e ovviamente per processi per cui non esiste prescrizione alcuna. Report riporta gli esempi di quanto accaduto ad alcuni ministri inglesi e statunitensi. Certo, in questi posti (Stati Uniti o Gran Bretagna) non esiste l’impugnazione: anche per questo la durata del processo è molto inferiore. Da noi, invece, il ricorso al successivo grado di giudizio è una prassi. In questa storia, c’è spazio per un inglese che è rimasto nelle grinfie del sistema giudiziario italiano: lui è una delle persone pestate dalla polizia a Genova nel 2001 nella scuola Diaz: lui e tutte le altre persone che si trovavano in quella struttura quella notte, non hanno avuto giustizia. Cosa impensabile in Inghilterra o negli Stati Uniti. Il tutto, anche questa volta, a causa della prescrizione. Secondo un avvocato inglese uno dei principali problemi per cui gli stranieri non vengono a investire nel nostro Paese è proprio l’istituto della prescrizione: se in Italia esiste un sistema per cui sono avvantaggiate quelle persone che, in un processo, vengono difese da avvocati che tendono a tirare fin troppo per le lunghe l’andamento di un procedimento, perché mai dovrebbero esserci investitori interessati a darci fiducia e a rischiare di finire imbrigliati in un processo che li bloccherà per anni?
Altro argomento trattato riguarda le forze di sicurezza presenti in Italia: da noi esistono addirittura cinque forze di polizia: siamo al sicuro? Forse sì: ciò che ci interessa è sapere se una forza unica potrebbe garantire meglio i nostri diritti. E non solo per quanto riguarda le forze di polizia, ma anche quelle di emergenza: sono anni che l’Europa ci chiede di adottare il Numero unico di emergenza europeo, ovvero il 112, ma noi ancora non abbiamo fatto nulla in questo senso. Nell’inchiesta di Claudia di Pasquale capiamo che in Italia, quando accadono emergenze ambientali come quella della Sardegna, la confusione tra numeri di telefono e servizi è totale: i centralini si intasano e le forze non sanno dove andare ad intervenire. Anche in questo caso, nel resto del mondo, non funziona così: negli altri Paesi esiste un solo numero relativo alle emergenze. Questo significa che non deve essere la persona in emergenza a pensare a quale tipo di soccorso fare appello, ma digitare un numero e lasciare a chi di dovere il compito di capire quale tipo di forza dell’ordine interpellare. Salerno e Varese sono i primi esempi di questo sistema, ma tutti quelli ideati per il resto del Paese non funzionano. Di contro, molti soldi pubblici sono stati spesi per progetti di sicurezza che non funzionano.Inoltre vediamo come funziona il braccialetto elettronico: un investimento che non serve a nulla, e che ci fa spendere solo una montagna di soldi pubblici: l’attuale ministro della giustizia non risponde alle domande di Report, che le chiedono se non sia il caso di riformare la questione. Al termine della puntata un aggiornamento sulla questione Ilva di Taranto.
La puntata di Report in onda questa sera, lunedì 16 dicembre 2013, promette di affrontare temi certamente scomodi, come quelli della prescrizione, che in altri paesi europei non esiste oppure è più severa rispetto a quella italiana. Anche parlare delle forze di polizia non è certamente semplice: vedremo dati significativi sui diversi corpi di pubblica sicurezza del nostro Paese. Ricordiamo che la trasmissione si può seguire in diretta streaming cliccando qui.
Questa sera, lunedì 16 dicembre, dopo una settimana di pausa su Rai Tre torna Report di Milena Gabanelli. In questa puntata saranno due le inchieste principali presentate dal programma. In Il delitto perfetto di Alberto Nerazzini si parlerà di prescrizione. La grande letteratura noir ci insegna che il delitto non è mai perfetto. In Italia, invece, rischia di diventarlo: ogni anno 130mila processi, circa 400 al giorno, vanno in fumo grazie alla prescrizione, si legge nel comunicato ufficiale. La disciplina dellistituto di diritto della prescrizione è stata riformata dalla ex Cirielli del 2005. Il risultato è un diniego di giustizia per decine di migliaia di vittime, il rischio dimpunità per chi commette una lunga serie di reati, anche gravi, e una macchina processuale che spesso gira a vuoto. Organizzazioni internazionali, come lOcse, da anni chiedono di fare qualcosa, eppure una riforma della prescrizione non è allordine del giorno.
In Siamo sicuri di Claudia Di Pasquale si parlerà delle cinque forze di polizia che esistono in Italia. Ma siamo sicuri di essere al sicuro? In questi anni il comparto sicurezza ha subito tagli per quasi 4 miliardi di euro. Dal 2002 l’Europa chiede di unificare i numeri di emergenza e di adottare come numero unico europeo il 112.