CLICCA QUI PER LE ANTICIPAZIONI DE LE TRE ROSE DI EVA 2 – Con la tredicesima e penultima puntata in onda questa sera, Le tre rose di Eva 2 promette di riservare nuovi colpi di scena, in attesa di arrivare alla verità sul misterioso passato di Villalba e di Pietrarossa in particolare. I fan della fiction sono in ogni caso in apprensione, dato che Giuseppe Ferentino ha ordinato a Edoardo Monforte di uccidere Aurora, che con le sue indagini è arrivata fino al giudice Savio, che sembra essere a capo di tutta la setta del paesino toscano. In attesa di scoprire cosa accadrà nella nuova puntata abbiamo intervistato Gigi Savoia, attore e regista teatrale (che ha lavorato anche con l’indimenticato Eduardo De Filippo), che nella serie interpreta proprio il Procuratore Ferentino.
Partiamo dal suo personaggio, Giuseppe Ferentino. È uno dei “ragazzi di Villalba” (così li ha chiamati il Giudice Savio), ma quanto è veramente capace di far rispettare la sua autorità e quanto invece costretto a subire le scelte di due personalità forti come Edoardo Monforte e Ruggero Camerana?
Nella prima serie Ferentino era un subalterno. In questa nuova stagione, diciamo da quando Camerana viene arrestato, esprime una sua intraprendenza. In realtà sono alla pari, anche se Ferentino ha un timore reverenziale per Camerana. Si dimostra però anche lui abbastanza cinico e spietato per poter aspirare a un posto primario in questa specie di loro contesa al limite della legalità.
Lei ha lavorato e lavora molto in teatro. Ci sono, secondo lei, elementi delle tragedie più o meno classiche in questa fiction?
Diciamo che questo tipo di fiction televisive hanno sempre un certo debito verso la tragedia classica. Credo che il grande successo di questa serie sia dovuto proprio a questo. Troviamo intrecci che si avvicinano e si allontanano. Ci sono amori che nascono, c’è la morte, il tradimento, la disonestà, l’affetto, l’onestà. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti e così il successo viene garantito.
Lei proviene dal teatro, come altri attori del cast, ma c’è anche viene da soap o prodotti più prettamente televisivi. Com’è stato lavorare sul set insieme? Si è creata un’amalgama positiva? E come si è trovato rispetto ai tempi di lavorazione?
Per quanto riguarda i tempi di lavorazione, diciamo che ormai mi ci sono abituato. Grazie alle esperienze accumulate sul set ho imparato a gestire il ritmo della fiction. Non c’è ovviamente la possibilità di metabolizzare e approfondire una parte come si fa in teatro, dove viene riscoperta e studiata. Per quanto riguarda invece il rapporto con gli attori senza esperienza teatrale è stato splendido. Ho trovato una professionalità di fondo e una serenità di rapporto, c’è stata una simbiosi di esperienza tra la freschezza di un giovane e l’esperienza mia e di altri. Una collaborazione e un’intesa molto importanti, un autentico spirito di collaborazione.
Passando alla trama. Nella scorsa puntata Ferentino ha dato a Edoardo l’ordine di uccidere Aurora. Dovrà dubitare della sua fedeltà?
Non posso anticipare molto quello che accadrà: diciamo che Edoardo viene messo davanti a una trappolina, ma si tratta più di una prova per lui.
Abbiamo anche visto che Elisabetta è molto determinata ad avere la sua vendetta e ormai tiene in pugno Ruggero potendolo ricattare avendo sua figlia Viola in ostaggio. Ferentino e la setta rischiano di entrare presto nel mirino della donna?
Diciamo che Ferentino se la dovrà cavare. Correrà qualche rischio, ma tutti quanti se la dovranno cavare.
Ci sarà una terza serie de Le tre rose di Eva?
Se queste ultime puntate riescono a essere efficaci ritmicamente anche dal punto di vista della sceneggiatura possiamo avere speranze di fare anche la terza serie. Se si riesce a mantenere l’efficacia della scorsa serie possiamo avere speranze.
La rivedremo in un’eventuale terza serie?
Solo le stelle lo sanno, gli sceneggiatori si svegliano di notte e decidono. Io me lo auguro.
Lei ha lavorato con Eduardo De Filippo e ne viene considerato anche un erede. Dove vede più presente l’eredita del maestro della commedia nel panorama artistico italiano?
Fortunatamente ci sono esempi in vari campi. L’anno prossimo sono i trent’anni dalla morte di Eduardo: la sua lezione, la sua capacità di scardinare le porte, la classicità stessa della drammaturgia eduardiana fa sì che ancora oggi, a vari livelli e in varie situazioni, si possa ritrovare la sua eredità.