Questa sera su Rai Uno, alle 21.30, andrà in onda la terza puntata della fiction Tutta la musica del cuore, che sta cominciando ad appassionare i telespettatori italiani. Sarà perché è protagonista la musica classica, sarà per la stupenda ambientazione in cui è girata o per gli attori protagonisti (Francesca Cavallin e Johannes Brandrup), fatto sta che il numero degli italiani sintonizzati sulla prima rete per seguire la serie sta aumentando. Ilsussidiario.net ha raggiunto il regista della fiction, Ambrogio Lo Giudice, per cercare di scoprire i segreti di tale successo e conoscere i particolari del dietro le quinte.



La musica sembra fare da filo conduttore nella sua vita: ha collaborato con artisti italiani di fama internazionale come Jovanotti e Lucio Dalla, e poi ha iniziato a lavorare come regista. Oggi la ritroviamo a dirigere una fiction ambientata in un conservatorio. Che posto occupa la musica nella sua vita?

Fondamentale. Ho iniziato veramente da bambino, partecipando allo Zecchino d’oro, e poi facendo parte del coro dell’Antoniano. Da lì, crescendo, mi sono occupato della realizzazione di copertine di dischi. La musica è sempre stata fondamentale. Posso dire che la mia anima è un’anima da musicista.



Cosa l’ha spinta ad ambientare una fiction a Monopoli?

Cercavamo un posto dove ci fosse un conservatorio. Avevamo bisogno di un bacino d’utenza dove trovare dei ragazzi che suonassero. Così abbiamo fatto delle ricerche al Sud, perché è lì che volevamo ambientare la fiction, in particolare in Puglia. La scelta era tra Monopoli, Bari e Lecce. Monopoli però ci è sembrato il posto ideale, aveva tutto quello che serviva: è piccola, con un ambiente raccolto, il mare…

Perché ha scelto Francesca Cavallin e Johannes Brandrup?

Brandrup perché aveva il physique du role, cercavo un personaggio alternativo. Mi piaceva il fatto che lui avesse una molto vaga somiglianza a Mick Jagger e che avesse un’anima un pelo più rock. Ho voluto mischiare la classica con il rock e il pop. Poi vedrete che nelle prossime puntate questo mix uscirà ancor di più. In effetti, poi, è così: questi giovani suonano musica classica e la sera vanno a suonare il rock nei locali. Francesca l’ho voluta perché cercavo un personaggio che fosse del Nord, che arrivasse in questa situazione un po’ in contrasto con la realtà che viveva, che si trovasse all’inizio un po’ a disagio e piano piano si ambientasse e cominciasse a capire le bellezze che ci sono al Sud.



Com’è stato lavorare con attori del calibro di Lucrezia Lante della Rovere, Ugo Pagliai?

Con Lucrezia avevo già lavorato, e poi siamo amici. Diciamo che lavorare con attori professionisti è sempre molto facile, perché capiscono al volo quello che dici, si interessano, e poi diciamo che in questo progetto si sono tutti molto calati nella parte, ci hanno creduto.

Si è creato un bel gruppo sul set?

C’è stato un bellissimo feeling con tutti e il posto ci ha aiutati, perché il paese è piccolo: noi giravamo per lo più nel centro storico, ci conoscevamo tutti, abbiamo legato molto anche con tutta la popolazione. Dopo cinque mesi di riprese siamo diventati un gruppo di amici, tutti i giorni era un divertimento, tutti erano coinvolti: è stato molto bello.

Tutta la musica del cuore è stata vista da oltre 5 milioni e mezzo di telespettatori, superando il 20% di share… Si aspettava un successo così?

Io sì, anche se non in questa misura. Ero sicuro di questo lavoro: non è stato semplice parlare di un argomento non così teoricamente popolare che invece, secondo me, ha un sacco di ingredienti popolari, perché ci sono le famiglie, i ragazzi e un piccolo paese. L’Italia è questa, è l’Italia della provincia, dei paesi piccoli, non quella delle metropoli: noi non abbiamo né Londra né Parigi,  abbiamo una marea di piccole e medie cittadine. Per cui credo che la gente si sia riconosciuta e abbia apprezzato.

Rovescio della medaglia: c’è chi ha criticato la fiction, perché sostiene dia un’immagine errata della Puglia, come fosse una regione mafiosa. Lei cosa ne pensa?

C’è stata un polemica assolutamente infondata, perché il messaggio di questa fiction è che il Sud è pieno di risorse umane che devono prendere in mano la situazione e portare avanti una realtà molto positiva, molto bella. I mafiosi sono come sempre i cattivi, in assoluta minoranza, e provare a dire che questa situazione non esiste è sbagliato e controproducente. Bisogna dire che la situazione esiste e che però c’è una stragrande maggioranza di persone oneste, che hanno voglia di fare e  lavorano. Il messaggio della fiction per farla semplice è proprio questo: che i buoni sono molto più dei cattivi, però non si può dire che i cattivi non esistono. Esistono dappertutto non solo in Puglia, ma anche a Milano, in Emilia…

Tornando alla fiction, ci può dare alcune anticipazioni sulla puntata di stasera?

Piano piano c’è la riscossa di questo ambiente, grazie ai ragazzi del conservatorio che sono l’eccellenza di questo paese finalmente prendono in mano la situazione e cominciano a coinvolgere il resto del paese.

I suoi prossimi progetti quali saranno?

Vengo da un anno e mezzo di lavoro continuo; in questo momento sto leggendo e scrivendo una sceneggiatura per il cinema.

 

(Elena Pescucci)