Ieri, 18 febbraio 2013, su La 7 è andata in onda una nuova puntata di Piazzapulita, il programma condotto da Corrado Formigli, cui hanno preso parte alcuni ospiti importanti in vista delle imminenti elezioni politiche. Oltre a Giulio Tremonti – già Ministro dellEconomia nel precedente governo Berlusconi e attualmente candidato per la lista Lavoro e Libertà -, sono intervenuti anche Antonio Di Pietro, candidato con Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, e Umberto Ambrosoli, candidato civico per il centrosinistra alla Presidenza della Regione Lombardia. 



Il dibattito si è concentrato su tre temi principali: oltre alle vicende legate alla magistratura e alla presunta inadeguatezza di alcuni magistrati, sè discusso diffusamente delle tangenti che alcuni imprenditori lombardi avrebbero versato a certi esponenti della Lega, in occasione della nomina del presidente di Finmeccanica. Nella terza parte della trasmissione, inoltre, il conduttore Formigli ha usufruito dellillustre parere del politologo Roberto DAlimonte, docente universitario di Sistema Politico Italiano presso lUniversità degli studi di Firenze. 

Interrogato da Formigli circa le recenti – e piuttosto caustiche – dichiarazioni di Berlusconi sulla magistratura, definita dallex premier un cancro della democrazia, ha risposto in modo categorico, riaffermando quello che, a suo avviso, rappresenta il fine ultimo della magistratura, ossia la tutela della politica. Di tenore diverso la replica di Tremonti, secondo il quale magistratura e democrazia rappresenterebbero due universi contrapposti e assolutamente inconciliabili, tanto da rendere impensabile una loro eventuale mescolanza, e affermando inoltre che, a differenza di quanto sostenuto da Ambrosoli, il controllo sulla politica, piuttosto che dai giudici, andrebbe esercitato dai cittadini. 

Nella seconda parte del dibattito, incentrata sullo scandalo delle tangenti e sulla presunta connivenza tra alcuni esponenti della Lega e i fratelli Polita – due imprenditori lombardi, più volte indagati per concussione, bancarotta e corruzione -, è intervenuto per primo lonorevole Di Pietro, evidenziando le affinità dellattuale congiuntura storica con la situazione vigente nel 1992, quando esisteva la possibilità di denunciare il reato di concussione per induzione. Criticando aspramente loperato del governo Monti, reo, a parer suo, di aver eliminato il reato di concussione per induzione, il candidato di Rivoluzione Civile prosegue, avanzando alcune proposte innovative, quali la reintroduzione del reato di concussione per induzione e del principio dellinversione dellonere della prova. 

Di comune accordo con Tremonti, inoltre – e a differenza di Berlusconi -, Di Pietro sottolinea in modo insistente che, a suo avviso, la magistratura svolge regolarmente il suo dovere, e che le sue funzioni non dovrebbero essere poste in discussione, né ostacolate, in alcun modo. Lex pm critica Monti, ribadendo fermamente che, in occasione della nomina di Giuseppe Orsi quale presidente di Finmeccanica, lattuale premier avrebbe potuto intervenire, se solo avesse tenuto in maggior considerazione il profluvio di interpellanze, atti parlamentari e mozioni inviategli dagli esponenti dellItalia dei Valori.

Nella terza parte della trasmissione, il professor D’Alimonte ha espresso la sua opinione a proposito dei sondaggi; secondo lui, la partita decisiva si giocherà in Lombardia, Campania e Sicilia, le cosiddette “regioni in bilico”. Qualora il Partito democratico non dovesse riuscire a ottenere la maggioranza in ognuna delle suddette regioni, Bersani e i suoi si vedrebbero costretti a un’improbabile alleanza con Grillo, alimentando in questo modo la prevedibile incertezza che animerà il Senato. In conclusione, a una precisa domanda posta da Formigli circa la riforma della legge elettorale, D’Alimonte risponde in tono perentorio: “Al fine di garantire la governabilità, una buona governabilità, l’Italia deve riformare la propria legge elettorale ispirandosi al modello francese, consistente in un collegio uninominale a doppio turno”.