Le numerose gag e le stoccate folgoranti sfoderate ieri sera da Maurizio Crozza, nellormai ricorrente appuntamento del venerdì con Crozza nel paese delle meraviglie, non hanno risparmiato nessuno, soffermandosi dapprima sui personaggi politici del momento – candidati in primis -, per poi concentrarsi ferocemente su alcune personalità non direttamente coinvolte nel vortice delle elezioni, quali Benedetto XVI, pontefice che abbandonerà la carica il prossimo 28 febbraio. Durante i primi minuti dello show, comera prevedibile, Crozza si è concentrato sulla sua performance a Sanremo, che è stata accompagnata da urla, gesti di disapprovazione, sfociati poi in unaperta contestazione che, in modo piuttosto sconcertante, ha lasciato di sasso labitualmente imperturbabile comico ligure.  Crozza liquida come ridicole le numerose accuse pervenutogli, definendole infondate e assolutamente prive di senso. A chi lo ha accusato di essersi soffermato eccessivamente sulle questioni politiche, risponde: Ma come? Non avrei dovuto parlare di politica? Mi avete chiamato proprio per quello!.



Conclusa linvettiva riguardante Sanremo, Crozza si rivolge ai sei principali candidati alle elezioni politiche, apparsi improvvisamente alle sue spalle in sei distinte gigantografie (in ultima pagina il video del monologo di Crozza). Il primo a essere sottoposto allimplacabile analisi di Crozza è Silvio Berlusconi, lex premier, definito, con quella che potremmo definire una metafora teatrale, una sorta di Conte Max, a metà tra un imbroglione e un seduttore, soffermandosi impietosamente sulla famigerata lettera spedita dal presidente del Popolo delle Libertà a nove milioni di italiani, in cui lo stesso Berlusconi promette una pronta restituzione dellImu, a patto che, ovviamente, gli elettori riservino un voto a lui e alla sua lista. 
Con la sua abituale discrezione, Crozza ha definito tale proposta una puttanata elettorale, suscitando risate a non finire e un assordante rimbombare dapplausi. A Pier Luigi Bersani, leader del Partito democratico, Crozza riserva un paragone cinematografico, definendolo un personaggio felliniano e accostandolo al leggendario barbiere di Amarcord, uno dei massimi capolavori del maestro riminese. Commentando le sue recenti – e abbastanza sconcertanti – dichiarazioni sullesito delle elezioni (o vinciamo noi o vincono loro, qui vince chi arriva prima!), Crozza ne denuncia lassoluta banalità, una sostanziale mancanza di significato che il comico ligure arriva a definire sciagurata, oltre che assolutamente vacua.



Imitando in modo esilarante labituale eloquio di Antonio Ingroia, candidato per Rivoluzione Civile, Crozza ne sottolinea lesasperante lentezza, evidenziando le ricorrenti pause e il carattere sostanzialmente svogliato e strascicato dei suoi interventi. Ciononostante, lo definisce una figura epica, un personaggio tipico della mitologia greca. Il figlio di Giunone e di unghiro. Lumorismo graffiante di Crozza non risparmia neppure lattuale premier, Mario Monti, definito un personaggio noioso, confuso. A destare la sorpresa del comico ligure sono state le recenti dichiarazioni del Premier, il quale, in una recente intervista, ha affermato che: La Merkel teme un eventuale trionfo del Pd, dichiarazione puntualmente smentita dalla stessa Merkel e commentate in modo piuttosto sprezzante da Bersani, che lha definita una gaffe.



Per Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle, Crozza spende parole d’elogio, definendolo “un vulcano pieno di idee”, e ammettendo candidamente che il movimento, se privato del suo leader, non avrebbe ragion d’essere. Oscar Giannino viene presentato come la vera sorpresa di questa campagna elettorale; in seguito allo scandalo legato ai titoli di studio millantati dal giornalista, Crozza non esita a definirlo “un personaggio di Molière, il malato immaginario”, arrivando ad attribuirgli il titolo di “pupazzo”. 

Dopo diversi sketch, la parte conclusiva della trasmissione è dedicata al Pontefice, Joseph Ratzinger, e agli scandali intestini che, da qualche tempo, sconvolgono le fondamenta del Vaticano (oltre agli scandali immobiliari, una particolare attenzione è stata riservata al neo-presidente dello Ior). Nella canzone finale, eseguita da Crozza nei panni del pontefice, il Papa scimmiottato pronuncia parole pepate, lapidarie, rivolte per la maggior parte ai prelati e alle alte sfere del clero. 
Questa la lacerante strofa finale: “Cari miei prelati, dopo due millenni siamo quasi rovinati! Ora vi rinchiudo in un conclave e butto la chiave!”.