Dieci anni non sono nulla di fronte agli oltre 50 di carriera che Alberto Sordi ci ha regalato, iniziando come comparsa a Cinecittà e dal teatro di rivista, ai ruoli degli anni 60 che lhanno consacrato come perfetto rappresentante di quellItalia e di quellitaliano in cui tutti potevano risconoscere un po di sé. Il 24 febbraio del 2003 scompare Alberto Sordi alletà di 82 anni, e per due giorni un fiume initerrotto di gente gli rende omaggio in Campidoglio. Abbiamo raggiunto il critico e giornalista (oltre che attore, regista e sceneggiatore) Tatti Sanguineti, che da esperto conoscitore del cinema italiano e dei suoi tanti volti, ci regala un ritratto di Alberto Sordi. Un ritratto che le sue parole trasmettono non con la freddezza del critico, ma con la passione e il calore di chi ama la materia su cui lavora e la trasmette con lintento di farla comprendere e amare profondamente.
limmagine di un Sordi che fa la gavetta, e fatica per aprire la strada anche ai mostri sacri della sua generazione, ma anche un uomo riservato, imperfetto, «un uomo del passato, che non vuole andare in America con De Laurentis, che non vuole imparare linglese o usare il computer, un attore che ruba la scena ai colleghi, per i quali «lavorare con Sordi è un incubo. Lattore verrà ricordato il prossimo 2 marzo su Iris, canale del digitale terrestre di Mediaset, con una maratona di film (Lo sceicco bianco, I vitelloni, Il vigile, Il testimone, Il Presidente del Borgorosso Football Club, Il Marchese del Grillo, Quelle strane occasioni, Prof. Dott. Guido Tersilli, Primario della Clinica Villa Celeste, Io so che tu sai che io so, Polvere di stelle) in cui ogni pellicola sarà impreziosita da alcune pillole di Sanguineti e preceduta dal suo commento.
Quali dei film interpretati da Sordi suggerirebbe a un pubblico di ventenni per conoscerlo come attore e, soprattutto, come simbolo di unItalia che non cè più?
Sceglierei qualsiasi film non diretto da lui. Un periodo in cui ha fatto i film più belli è quello tra il 60 e il 65, il film fatti con De Laurentis. I film poi in cui Sordi ha dato probabilmente il meglio di sé sono i film corali: penso, ad esempio, a Il marchese del Grillo o Lo scopone scientifico, film in cui cè un cast di bravi attori intorno a lui, cosa che non succede nei suoi film da regista, perchè in quei casi voleva risparmiare e faceva tutto lui. Poi ci sono tutti i film con la Vitti, come Polvere di stelle, di livello nettamente superiore agli altri, nei quali cè una par condicio dei ruoli, un discorso di pari opportunità, con lui e la Vitti che si dividono la scena.
Se dovesse nominare due attori che insieme a Sordi hanno saputo meglio interpretare gli aspetti peculiari del tipico italiano, quali sceglierebbe?
Cè una gerarchia oggettiva, stabilita dai soldi, dai contratti, dai milioni, e sono i famosi colonnelli, Gasman, Tognazzi, Manfredi, ma loro non avrebbero mai avuto la statura, leccesso, lo spazio che ebbero nella commedia italiana anni 60, se Sordi non avesse spalancato loro il cammino nella rappresentazione degli italiani, anche col lavoro fatto nei film minori di fine anni 50. Questa non è una mia teoria, ma unanalisi fatta da tutti quelli che sono patiti di Sordi. Lui ha ampliato lo spazio di rappresentazione dellitaliano, litaliano in tram, inesportabile, litaliano intrallazzatore, tangentaro, trafficone, egoista, cinico… Senza Sordi non sarebbe accaduto nulla.
Carlo Verdone, con cui Sordi ha lavorato nei film In viaggio con papà e Troppo forte, è da sempre considerato il suo erede. Lei è daccordo con questa affermazione? Ci sono stati altri attori, altre interpretazioni che in questi anni hanno fatto pensare a Sordi?
Verdone ha avuto un ruolo particolare, perchè è stato lunico giovane in cui Sordi si è riconosciuto. Verdone racconta che Sordi per lui si sacrifica, si taglia. Fa con lui quello che non ha mai fatto con altri attori. Sordi ha sempre vampirizzato e oltraggiato i suoi partner, i coetanei e i più vecchi, spalle, comprimari, come Mario Carotenuto ne Lo Scopone scientifico: lui rubava la parte, i controcampi, litigava coi registi per allargare se stesso e tagliare gli altri. In questa decadenza dei suoi personaggi degli ultimi 15 anni della sua vita e del suo cinema, Sordi ha riconosciuto in Verdone qualcuno che poteva essere alla sua altezza, e lo ha adottato. Verdone adottato tra laltro non solo da Sordi, ma anche da Sergio Leone, quindi… onore a Carlo Verdone!
Cè un aspetto di Alberto Sordi come uomo, legata più al suo privato, che pensa sia utile raccontare per descriverlo?
Innanzitutto, bisogna dire che Sordi è uno che ha fatto una vita difficile, uno a cui nessuno ha mai regalato niente, uno che si è fatto un “mazzo” tanto e quindi era diffidente ed egoista. Aveva eretto un muro fatto delle sue sorelle, dalla villa di via Druso. Era un uomo appartato, apparentemente anaffettivo, conservatore nei sentimenti, uno che “a pensare male ci si azzecca sempre”, ma con l’incredibile intelligenza di avere dei personaggi segreti intorno a sé: il suo segretario Gastone Bettanini, lo sceneggiatore che era Rodolfo Sonego.
Pensa che abbia ricevuto pochi riconoscimenti lungo la sua carriera (ha vinto il Leone d’Oro solo nel 1995 per la carriera. Per il resto tanti David di Donatello, un Golden globe e un Orso d’argento)?
Sordi era inesportabile, non gliene fregava di lavorare in America. Era attaccato al sugo di sua sorella, ai ritmi della romanità, della penisola, dell’Italia. I premi erano più delle percentuali: erano dovuti a Sordi perchè ha sempre fatto cassa. Sicuramente Sordi valeva di più delle patacche che gli hanno assegnato. Sordi era molto più di questi piccoli premi delle corporazioni, delle categorie…
Ruoli comici vicini al cinico (Il Marchese del Grillo) e altri più drammatici (Un borghese piccolo piccolo). E’ la nota “regola” per cui un comico è adatto anche ai ruoli più “tragici”? O nel suo caso era qualcosa di diverso?
Questa è una regola biologica, che è valsa per tutti i grandi, per Chaplin, per Alec Ginnes, Michel Serrault, Ugo Tognazzi. È la regola biologica per cui i ruoli drammatici a una certa età ti piovono addosso come i capelli bianchi, le malattie, le debolezze del corpo. Non era facile far fare a Sordi questi ruoli, ma lui comunque era un istintivo, non fece mai nulla di quello che non voleva fare. Sordi era un uomo che ragionava con la pelle.
(Nicoletta Fusè)