Sono le 6 del pomeriggio e già la televisione spara immagini del red carpet. Attori, attrici, cantanti, registi, produttori… Una parata interminabile di estetismo esasperato. Due ore e mezza di dialoghi (?) insulsi – a essere generosi con intervistatori e intervistati. Ognuno a illustrare le virtù dellabito prescelto, dei gioielli che porta addosso, ognuno a dire quantè felice di essere li… E, ci credo, chi non lo sarebbe? E poi, sempre meglio che lavorare! No, non si può dire così. Ci vuole hard work anche per arrivare li. Non basta essere belli. Però aiuta.
veramente lunga, estenuante quella premessa, quasi offensiva verso il mondo vero. Non è che la gente normale si dibatta quotidianamente in questordine di problemi, vestiti, gioielli e make-up. Eppure se la televisione ci dedica tanto tempo e risorse vorrà dire che la gente normale lo vuole. In fondo sto guardando anchio che porterei sempre i jeans.
Poi comincia la serata. Per quanto fastidiosa possa essere stata la liturgia del red carpet, il magico mondo del cinema prende presto il sopravvento. Il cinema è una rappresentazione della realtà troppo affascinante per lasciare indifferenti. Facendoci immedesimare con quel che ci racconta, il grande schermo ci costringe a ridere, piangere, soffrire, gioire. E il palco del Dolby Theatre di Los Angeles questa domenica sera diventa come un grande schermo e ogni passo della serata, ogni evento, come il personaggio di un unico, ricchissimo film. Immagini, grandi esecuzioni musicali, coreografie… Mentre la serata dei Grammys, gli Oscars della musica, mi aveva lasciato in bocca lamaro del niente di nuovo sul fronte occidentale, questa serata hollywoodiana ci dice che il cinema è più vivo e creativo, innovativo e vibrante che mai.
E Seth MacFarlane, nuovo host, conduttore della serata? MacFarlane, autore della fortunata serie televisiva Family guy, spara con nonchalance bordate a destra e a manca. Lhanno sempre fatto tutti. Billy Crystal, presentatore delle più recenti edizioni, lo faceva alla Billy Crystal, con quellirresistibile umorismo ebreo-metropolitano, autolesionista, genialmente cerebrale. MacFarlane va un po oltre. Più che scanzonato, cinicamente dissacrante. Ma questo è il clima culturale dei tempi.
Lo è, senza ombra di dubbio, anche se i film in lizza sembrano viaggiare su un altro livello. Eppure non è un caso – coupe de teatre – che l’ultimo Oscar, il più prestigioso, venga annunciato, direttamente dalla White House, dalla First Lady, Michelle Obama in persona. Mai successo prima – per quanto io ne sappia.
È uno “statement”, una dichiarazione di intenti: magari non i film, ma l’industria cinematografica è schierata. Tutti al fianco del Presidente, perché “the best has yet to come”, il meglio deve ancora venire. Rispetto ai film verrebbe senz’altro da dire di sì. Rispetto al resto non lo abbiamo ancora capito.