Una ragazza fuori dal comune arriva in una sonnacchiosa cittadina della provincia americana. Si chiama Lena Duchannes (Alice Englert) e abita con uno zio che gode di una pessima fama nella comunità, quasi fosse il demonio. Un ragazzo sensibile e intelligente, con un grande dolore alle spalle, la nota e si avvicina a lei, nonostante i pregiudizi. Lui è Ethan Wate (Alden Ehrenreich), le cui notti sono tormentate da un sogno dove compare proprio Lena. Si innamorano, ma un segreto li divide: Lena è una maga, che il giorno del suo sedicesimo compleanno sarà reclamata dalle forze del bene o del male.

Comincia così Beautiful Creatures – La sedicesima luna, la versione cinematografica del romanzo di Kami Garcia e Margaret Stohl che va ad arricchire lofferta di film urban fantasy per adolescenti (e non), raccontando una storia che può conquistare gli appassionati del genere. Ed è una vicenda che non mette in scena il classico tema lamore vince tutto, ma che pone una domanda: possono i due giovani protagonisti decidere del loro destino?

Ethan vuole scappare da Gatlin, South Carolina, dove si sente imprigionato in un futuro che non desidera. Si interessa a Lena perché è diversa, con lei condivide la passione per i libri, la mancanza di una famiglia vera e la sensazione di non appartenere al mondo circostante.

Richard LaGravenese (nominato allOscar per La leggenda del Re Pescatore), che ha scritto e diretto il film, è riuscito a distanziarsi dal modello di Twilight & co per puntare sugli elementi innovativi della storia, a cominciare dallambientazione. Siamo in un paesino conservatore in cui il ricordo della guerra civile americana è ancora vivo e presente nella comunità, così come i pregiudizi religiosi e la chiusura nei confronti dei diversi. Per dare uno sfondo suggestivo al colpo di fulmine adolescenziale, il regista ha costruito uno scenario che unisce richiami storici e influenze gotiche alla Tim Burton, sfruttando il potenziale degli ambienti e dei personaggi secondari. Ecco allora linvenzione delle cene grottesche a casa di Lena, servite con sortilegi spettacolari, e della battaglia finale, che richiama la tradizione fantastica americana legata a Sleepy Hollow.

Emma Thompson e Jeremy Irons, perfetti in qualsiasi ruolo, incarnano due maghi volutamente sopra le righe, che riescono a spaventare e a divertire al momento giusto. Tormento, dramma e ironia sono ben dosati nella sceneggiatura, che cita Bukowski e regala una serie di battute ironiche mai fuori luogo, contribuendo a dare una marcia in più alla storia damore teen.

Nonostante lo scenario magico, il messaggio centrale del film è profondamente umano: Lena sacrifica la sua felicità per salvare Ethan, perché amare vuol dire desiderare il bene dell’altro, non averlo accanto a ogni costo. Il sacrificio è un valore difficile da rappresentare senza retorica, eppure il finale di Beautiful Creatures risulta credibile e commovente. Non è l’ossessivo rispetto delle regole o dell’ortodossia a rendere una persona “buona”, come credono i cittadini superstiziosi, ma la capacità di amare.

L’ostacolo alla felicità sentimentale funziona perché affonda in una scelta: Lena vuole poter decidere se servire il bene o il male e rifiuta di accettare il disegno degli altri sulla sua vita, ma si ribella anche alla maledizione che colpirebbe Ethan se stessero insieme.

Alla fine, il film dimostra che si può ancora restare nella formula “amore impossibile tra maga e umano” con maledizione annessa, se si riescono a trovare degli elementi in grado di dare verità alla storia. E attraverso un buon cast, dei dialoghi accurati e una trama semplice ma giocata sugli archetipi universali è possibile confezionare un buon prodotto, capace di emozionare.