Italia 1 ha mandato in onda lunedì scorso le prime due puntate di Transporter – La serie con dei discreti ascolti, una media del 8,50% di share con 2.500.000 telespettatori. Considerando linvasione di canali e serie crime, al Biscione saranno sicuramente contenti. Prima di parlare della serie (che andrà in onda anche stasera) scrivo due righe sul perno di tutto questo: Luc Besson. Dopo aver visto nel 1986 Subway con lossigenato Lambert pensai che il regista del film prometteva bene. Ci ho azzeccato. Luc Besson è un regista poliedrico ed estroso, passa dai film impegnati a quelli dazione, dalle favole alla fantascienza. Ricalca le orme del maestro per eccellenza, Steven Spielberg; diciamo che è il suo fratellino minore. Triplice vita professionale del nostro: regista, sceneggiatore, produttore. E ultimamente anche scrittore.

Si è innamorato delle sue muse (vedi Milla Jovovich) e poi le ha pure sposate, arrivando per ora a quota tre matrimoni. Besson con gli anni si è fatto furbo: dopo che di Nikita era stato velocemente girato un remake americano, con Léon e andato subito negli States e Jean Reno è diventato unicona. La Francia è sempre stata il suo punto di partenza, ma ormai co-produce molto con gli Usa. I suoi film, sia da regista che da sceneggiatore e producer, sono ormai da annoverare tra i cult. Mentre girava lultima sua fatica sulla vita di San Suu Kyi, The Lady, ha prodotto la serie tv Transporter, basata sulle tre pellicole cinematografiche interpretate da Jason Statham.

Il protagonista, Frank Martin è impersonato da Chris Vance, attore di varie serie poliziesche. Se lo guardate bene assomiglia nei tratti a Harvey Keitel, il Mr. White de Le Iene. Non è forse un caso, le citazioni a Tarantino non sono occasionali sin dai prime tre pellicole: il transporter è vestito uguale, a parte il modello degli occhiali; è ironico, ma anche lui, quando vuole, ha il cinismo del killer. Arti marziali a go-go in stile Kill Bill e il pulp si fa sentire.

Il fisico di Frank copia lultimo Bond -007, pettorali da ginnasta e addominali tartaruga da paura, messi in evidenza come Daniel Craig dalla costante camicia sbottonata. A proposito di camicia: bianca, linda, aderente, che resta intatta senza una macchia di sudore e strappi nonostante le battaglie di kung-fu del protagonista. Possibile? Certo solo nei film. Il richiamo è ai modelli da sfilata di Dolce & Gabbana. Un tipo sexy il nostro transporter, che viene esaltato dalle conquiste femminili (belle e sempre diverse) e dalle inquadrature erotiche, ma superflue del tv movie.

Nella storia del cinema di driver ce ne sono stati a iosa, ma bisogna dire una cosa importante a favore di Besson: è un grande appassionato di auto e motori. Prima di Transporter ha sceneggiato e prodotto Taxxi 1, 2, 3, 4, più una versione americana, New York taxi. Come non citare Adrenalina blu – La leggenda di Michel Vaillant, eroe delle corse nei fumetti francesi?

Forse pochi sanno che quando nel 2003 Michel Schumacher con tanto di monoposto sfilò per le vie di Parigi con al seguito alcuni modelli della casa di Maranello, Luc Besson a cavalcioni della portiera di una Ferrari guidata dall’ex pilota Renè Arnoux filmava l’evento con in mano una delle prime palmari digitali. Non secondario il fatto che alcuni suoi film tratti dai suoi romanzi (Arthur…) li abbia presentati in anteprima nella fabbrica di Maranello.

Tornando a Transporter – La serie, l’auto aggressiva color nero Audi S8 è una coprotagonista: surclassa i suv Mercedes, le Peugeot e le Renault dei cattivi. Anche qui, con i ricordi, si va al filmRonin (guarda caso anche lì cera un’Audi S8) e alle scorribande veloci con tanto di camera car tra le strette viuzze di Nizza. Per la casa automobilistica un product placement da leccarsi i baffi. Le vedute della Costa Azzurra dall’alto ricordano i passaggi di transito di CSI Miami, anche se la color correction delle immagini è meno satura.