Il teatro batte il cinema? Secondo Alessandro Haber sì: in questa intervista a ilsussidiario.net il noto attore sembra non avere dubbi: «Meno gente di una volta va al cinema, oggi i film se li scaricano dalla Rete o se li guardano sulla pay tv rimanendo a casa. Invece i teatri continuano a essere pieni perché c’è un pubblico fedele che ama quella sensazione di contemporaneità, di accadimento condiviso tra attore e pubblico, di respirare insieme nello stesso momento storico. E’ la stessa cosa che succede andando a messa: la contemporaneità del fatto che avviene tra chi celebra e chi assiste. E poi prima che il film esca – se esce perché a volte non esce nemmeno – passano sei o sette mesi e nel frattempo ti sono morti i cugini o è caduto il governo». Alessandro Haber torna per la terza stagione consecutiva a un’opera teatrale che ama molto, “Art” dell’autrice francese Yasmine Reza, nota per essere autrice anche de “Il dio della carneficina” da cui il regista Roman Polanski ha tratto il film di successo Carneage. Fino al 10 febbraio sarà in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma. Insieme ad Haber sul palco ci sono anche Alessio Boni e Gigio Alberti.

Le è piaciuto il film che Polanski ha tratto da un testo di Yasmine Reza?

A dire la verità non l’ho visto e dire che amo Polanski e non ho mai perso un suo film. Avevo visto però la commedia interpretata qualche tempo fa da Anna Bonaiuto e Silvio Orlando e mi era piaciuta molto. Devo dire che però fra i due testi della Reza preferisco quello che mettiamo in scena noi.

Perché? 

Credo sia più accattivante, arriva più facilmente al pubblico, dà adito a discussioni dove uno parteggia per uno o per l’altro attore. E’ una commedia poi che ha vinto tutti i premi possibili, tradotta in tantissime lingue e rifatta dai più grandi attori del mondo. Personalmente sono molto contento perché gli agenti di Yasmina hanno visto il nostro spettacolo e sono rimasti incantati, ci hanno detto che la nostra forse è una delle più riuscite di tutte e questo ci gratifica molto.

E’ un testo difficile da mettere in scena?

E’ un testo che più lo leggi e più scopri cose nuove. Poi il regista Giampiero Solari ha lavorato molto sui personaggi e sulla loro psicologia in modo molto meticoloso. Ogni volta che lo riportiamo in scena troviamo qualcosa in più dentro ai personaggi e questo ci ha permesso di entrare nella psiche del personaggio stesso e capire chi è rapportandoci tra noi attori.

Una storia di amicizia che si incrina, giusto?

E’  la storia di uno di questi tre amici che compra un quadro bianco pagandolo 200mila euro scatenando perplessità fra i tre. Quindi c’è Mark, interpretato da Gigio Alberti, che si arrabbia per questa spesa e, attraverso questa situazione paradossale, si sviluppa tutto. Il quadro è la scusa attraverso il quale nasce un confronto e un dibattito fra noi tre in cui vengono fuori le nostre ritorsioni, le bugie, le cose non dette, le cose tenute nascoste per anni e mai sfogate. Di solito questo è un qualcosa che fanno le donne, noi uomini invece siamo più restii a confrontarci, tendiamo a sfuggire e a nasconderci. Noi tre attori poi siamo amici anche nella vita privata e in scena siamo molto complici fra noi, ci passiamo la palla in maniera corretta: se uno ha una idea la dice all’altro perché la sua parte venga meglio e tutto questo il pubblico lo capisce.

Il tema dell’opera è appunto l’amicizia: lei ritiene sia qualcosa che dura per sempre o è inevitabile che finisca?

Personalmente credo molto più nell’amicizia che in una storia d’amore. In una storia d’amore è già previsto il tradimento e che prima o poi finirà. Il rapporto con un amico invece dovrebbe durare in eterno, non pensi mai che possa finire; invece succede anche qui che ci siano rotture e tradimenti. Il tradimento di un amico fa fatica a rimarginarsi, io ancora adesso ne soffro rincontrando persone che credevo mi fossero amiche. E’ anche vero che per mantenere una amicizia spesso si possono dire piccole bugie: dipende da chi hai davanti. Persone intelligenti capiscono che fai presente qualcosa che non va o li rimproveri per il loro bene, altri invece suscettibili non ci stanno. Ma qualche menzogna perché il rapporto vada avanti è plausibile. 

 

Il teatro italiano ha appena perso una delle sue più grandi protagoniste, Mariangela Melato.

 

Purtroppo non ho mai lavorato con lei in teatro, abbiamo fatto solo un film insieme con la regia di Monicelli. Però ci conoscevamo, non amici profondi però quando ci vedevamo c’era un bel feeling. E’ stata una delle più grandi attrici del Novecento, ha fatto cose uniche, lei era unica straboccante ma anche umanamente e di testa una persona e attrice unica. Molti attori si assomigliano fra di loro, poi ci sono gli unici, i pezzi rari e lei era così.

 

Come è oggi il teatro italiano? In crisi o ritiene che stia vivendo un buon momento?

 

Una volta c’era il teatro di sperimentazione o di avanguardia, oggi ci sono forse meno gruppi che vanno in quella direzione. Lo Stato poi non è molto presente sula cultura in generale senza capire che invece è una fonte di guadagno e di crescita. La cultura è fondamentale per la testa e per il cuore, ti rende migliore.

 

Per cui c’è meno innovazione?

 

No, credo si stia vivendo un buon momento, mentre il cinema perde dei colpi perché ci va meno gente . Ci sono tanti modi oggi per guardarsi i film da soli in casa. Il  teatro è invece ancora una formula che eccita e ci sono tanti bravi attori oggi in Italia capaci di reggere la scena e di dare emozioni. I teatri sono abbastanza pieni, certo bisognerebbe fare un ulteriore passo in avanti anche se si fa già molto ad esempio con gli abbonamenti a prezzo ridotto. Bisognerebbe però andare nelle scuole e forse abbassare ancora i prezzi. Però la gente ama il teatro: è l’unica forma diretta e reale, tangibile. Respiri con l’attore e condividi con lui lo stesso momento storico politico e sociale. Con il cinema invece non c’è contemporaneità, il film esce mesi dopo che l’hai finito e magari nel frattempo è cambiata ogni cosa. Il teatro resterà sempre protagonista, è come andare a messa: condividi lo stesso momento, l’accadimento in tempo reale.