Insolito tentativo di spostare gli zombie dal genere action al teen movie a sfondo romantico, Warm Bodies si rivela più interessante del previsto. Tratto da un racconto breve di Isaac Marion, diventato un romanzo in seguito al successo ottenuto tra i lettori, il film racconta la storia di R, uno zombie che del suo nome ricorda soltanto la prima lettera e che, in un mondo post-apocalittico, abita con i suoi simili in un aeroporto. Un tempo era un essere umano, ma la trasformazione in morto vivente gli ha tolto la memoria, i sentimenti e lentusiasmo, svuotandolo insomma di ogni istinto vitale. O quasi.

Già, perché R non è uno zombie comune. Pur passando le giornate a vagabondare lentamente con lo sguardo spento, incapace di formulare delle frasi complete, è dotato di una coscienza e di un notevole sense of humor. La storia è raccontata dal suo punto di vista, attraverso una voce narrante che, con una sottile ironia, avvicina lo spettatore alla mente del protagonista, superando la naturale e istintiva repulsione verso un essere che, invece del panino, addenta un cervello umano.

Laeroporto, confine tra la terra e il cielo, luogo di passaggio in cui nessuno si ferma a lungo, è la scelta naturale di queste creature, sospese tra il passato e il nulla: non è la morte lopposto della vita, ma lesistenza priva di umanità. Eppure, sussiste ancora un (macabro) legame tra gli zombie e gli esseri viventi. Durante un attacco a un gruppo di giovani umani, R si ciba del cervello di un ragazzo, assorbendone i ricordi. E tra i ricordi cè Julie, che suscita in lui unemozione inaspettata.

Il mito di Romeo (R) e Giulietta (Julie) rivive sullo schermo in uninedita versione apocalittica, che cita esplicitamente il modello shakespeariano (con tanto di terrazza) per dimostrare come un outsider, un reietto pericoloso per la società, possa cambiare completamente grazie allamore. Un tema classico rivisitato in chiave horror, ma senza i tormenti alla Twilight: Julie non è succube dello zombie, né una vittima indifesa di Cupido. La natura stessa del mostro lo rende impossibile, un po come accade ne La Bella e la Bestia.

Il padre di lei (John Malkovich) è il capo della resistenza contro gli zombie, il che non facilita certo il loro rapporto. Soprattutto quando gli ossuti, i veri cattivi, decidono di attaccare gli umani per contrastare linaspettata trasformazione in atto: i morti viventi, toccati dal potere dellamore, stanno tornando a parlare, a pensare, a provare sentimenti e ad ascoltare la coscienza.

Abituato a trattare temi forti, il regista Jonathan Levine si muove con intelligenza in una storia tutt’altro che scontata, miscelando horror, ironia, action e romance. Il risultato è un film che mette in scena la dicotomia tra un corpo freddo e repellente e una mente che ancora ragiona, desidera una vita diversa e – a un certo punto – sogna.

Il bisogno di un contatto, di instaurare un legame con Julie rende umano il personaggio di R, nonostante la sua natura. L’attore inglese Nicholas Hoult (About a Boy) e l’australiana Tessa Palmer (Sono il numero quattro) interpretano in modo convincente la bizzarra coppia, che forse manca di alchimia, ma compensa con la credibilità. La figura dello zombie rispetta la tradizione, eppure riesce a incarnare l’imbarazzo, l’insicurezza e il disagio dell’adolescente moderno.

Grazie all’equilibrio tra gli elementi, al sapiente adattamento e alla capacita di rappresentare una storia d’amore senza eccessi, Warm Bodies può raggiungere un pubblico più ampio degli appassionati del genere. Anche chi inorridisce di fronte alle scene macabre della serie Tv “The Walking Dead” resterà sorpreso dalla diversa prospettiva adottata dal regista e si lascerà trascinare dai pensieri della voce narrante e dalla colonna sonora, che comprende grandi successi e brani suggestivi. La musica è anche il mezzo attraverso il quale R cerca di comunicare con Julie, un’idea efficace del romanzo di Marion sfruttata e potenziata nell’adattamento.

E chi è attento saprà leggere un messaggio profondo nella storia, un invito a guardare la realtà con occhi diversi, per notare ciò che facilmente diamo per scontato: è la paura della morte che ci impedisce di vivere e, spesso, di essere davvero umani.