Silvio Berlusconi, leader del Popolo della Libertà, l’ospite della puntata di venerdì 8 febbraio 2013 della trasmissione di approfondimento politico “Leader” in onda su Rai Tre e condotta da Lucia Annunziata. Con lui anche il direttor del quotidiano Europa Stefano Menichini, Maurizio Landini della Fiom e Gumper, corrispondente in Italia della rete di stato tedesca RTL.
La trasmissione inizia con la Annunziata che fa notare una prima anomalia di questa serata in quanto il format del programma prevede che il leader, in questo caso Silvio Berlusconi, si avvalga del supporto di una propria squadra di politici evidentemente del proprio partito. Mentre in questa serata Berlusconi è solo. Il Cavaliere risponde dicendo che gli esponenti che voleva portare con sé erano tutti impegnati per la campagna elettorale e poi, incalzato dalla Annunziata, ammette che in virtù del fatto che la prossima settimana c’è il Festival di Sanremo, che di fatto toglie visibilità ai dibattiti politici, ha pensato bene di venire da solo per avere maggiore spazio. Prendendo spunto da questo, Berlusconi parla dell’attuale legge per la Par Condicio che ritiene molto opprimente in quanto sancisce che ogni soggetto politico debba avere gli stessi spazi televisivi durante la campagna elettorale non tenendo conto del consenso avuto nell’ultima tornata elettorale. Inoltre, trova assolutamente ingiusto che non sono previsti gli spot elettorali, suoi cavalli di battaglia in passato.
Torna poi sulla polemica relativa al festival di Sanremo evidenziando che in base allo share che tale evento riesce ogni anno ad ottenere, sarebbe stato più opportuno rimandarlo in un’altra data ed inoltre sottolinea come sia plausibile attendersi durante questo evento un attacco satirico nei suoi riguardi visto la presenza nel programma di personaggi a lui contrari come Luciana Littizzetto. Viene quindi mandato in onda un rvm nel quale vengono intervistati una serie di imprenditori del Veneto e della Brianza che hanno sempre votato il Popolo della Libertà e la Lega Nord, ma in questa tornata essendo stati fortemente delusi dall’operato del Governo Berlusconi, hanno deciso di non orientare verso di lui i propri voti. Il Cavaliere, però, è fermamente convinto che quanto visto nel servizio non corrisponda alla realtà e anzi, sottolinea che, secondo lui, è stato montato ad arte. Poi parlando dei contenuti del servizio ed in particolare di quegli elettori che lo accusavano di non aver mantenuto le promesse fatte nelle altre campagne elettorali, Berlusconi si difende evidenziando che non gli è stato possibile effettuare le riforme che avrebbe voluto fare in quanto i propri alleati non glielo hanno permesso, sottolineando come, a suo dire, la figura del Presidente del Consiglio non goda dei poteri necessari per effettuare dei cambiamenti. Malgrado queste difficoltà, però, sottolinea che è riuscito a realizzare tutte le promesse fatta durante la campagna elettorale. A smentirlo c’è un gruppo di imprenditori locali e proprietari immobiliari, in collegamento in diretta da Milano, che nel corso degli anni ha sempre dato fiducia a Berlusconi salvo poi appurare che le sue promesse si rivelavano delle colossali bugie. Berlusconi risponde a muso duro dicendo di aver sempre rispettato gli impegni politici portando l’esempio dell’ICI sulla prima casa.
Prende così la palla al balzo per annunciare, come già dichiarato nei giorni scorsi, di voler fare lo stesso con l’Imu che restituirà agli italiani. Imu che è stato un po’ il grande protagonista di questa campagna elettorale ma che come evidenzia il professor Roberto Perotti dell’Università Bocconi di Milano, è un problema molto marginale in quanto probabilmente i 4 miliardi di euro necessari per restituire i soldi agli italiani, potrebbero essere effettivamente trovati, evidenziando però che questo non aiuterebbe le persone effettivamente bisognose in quanto si tratterebbe di un aiuto diretto soprattutto ai più ricchi che hanno come prima casa una villa di lusso e quant’altro. E non è tutto perché il professore sottolinea, con calcoli alla mano, come tutte le promesse fatte da Berlusconi, che vanno dall’Imu, all’Irap, all’esenzione dal pagamento di tasse per le nuove imprese per i primi cinque anni, sono delle cose irrealizzabili in quanto ci vorrebbero circa 200 miliardi di euro. In parole povere, una somma di denaro che qualsiasi Stato al mondo farebbe grande fatica a stanziare. Berlusconi parla poi della tematica relativa ai condoni, dicendosi assolutamente favorevole ai condoni tombali.



Questo fa scattare una dura reazione da parte di Landini che lo attacca pesantemente evidenziando come questo sarebbe un ulteriore schiaffo agli onesti cittadini, per la maggior parte composti da dipendenti e pensionati, che non avendo nessun modo per evadere hanno sicuramente se pre e comunque pagato le tasse non solo hanno per anni dovuto pagare i servizi anche per gli evasori, ma adesso sono costretti anche a subire lo smacco di vederli anche beneficiare di un condono.
Landini ha inoltre un forte diverbio con Berlusconi e chiede in sostanza come mai in tutti questi anni di governo non abbia fatto le cose che dice di voler fare e, sottolinea come sia inutile da parte sua dare la colpa un po’ a tutti per la situazione in Italia giacché negli ultimi 10 anni è stato prevalentemente lui al Governo. Gli viene poi fatto notare da Menichini la sua incoerenza in quanto prima ha proposto Monti a capo della sua coalizione per poi adesso attaccarlo su tutto. Si entra poi nel cuore del dibattito quando a sferrare l’attacco è un imprenditore milanese che ricorda cosa disse nel 1997 Berlusconi: promise che non appena sarebbe andato al Governo avrebbe tolto l’Irap. Il fatto che a 16 anni di distanza si sia presentato un’altra volta davanti agli italiani dicendo di volerla togliere lo rende assolutamente non credibile. Nella parte finale si parla dei rapporti di Berlusconi con l’Europa ed in particolare con la Germania. Il giornalista della RTL Gumper che gli fa notare come viene visto all’estero ed ossia soltanto in base ai dati prodotti dall’Italia sotto il suo Governo (aumento del debito pubblico e della spesa pubblica) e soprattutto non gli viene perdonato il fatto che dal 2001 al 2006, quando l’Italia erano ancora in un buon momento, lui non abbia fatto quelle riforme strutturali, capaci di alleviare le difficoltà attuali.

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