La puntata di sabato 16 marzo di Che tempo che fa, il talk show di Rai Tre condotto da Fabio Fazio, entra subito nel vivo con un ospite deccezione: lo scrittore Richard Ford, ritenuto uno dei più importanti narratori contemporanei. Lautore di “Il giorno dellindipendenza” e “Lo stato delle cose” ha appena pubblicato la sua ultima opera “Canada” e ne parla nellintervista con Fazio. Lidea del romanzo, abbozzata in poche pagine, è nata nel 1989 ed è stata ripresa dopo oltre venti anni. “Canada” è una storia di confine, quello fra gli Stati Uniti e il Canada attraversato dal protagonista Dell, ma anche un confine ideale dal quale non si può tornare indietro, quello tra libertà e responsabilità. La storia parte da una normalissima famiglia americana, che però nasconde un segreto: i genitori hanno svaligiato una banca per coprire alcuni debiti. Quando questi finiscono in prigione il figlio maschio viene mandato in Canada, dove la sua vita diventa disastrosa. La discussione con Fazio si sposta quindi sulla differenza tra caos e destino. Ford, ateo convinto, crede che nella vita non ci sia un progetto, e le nostre scelte sono conseguenza e causa di altre scelte. La fine dellintervista è spensierata: Ford afferma di non aver mai creduto di essere un bravo scrittore e conclude dicendo che se si sceglie il mestiere di narratore in seguito non ci si può lamentare. La seconda intervista è duplice. In occasione dellelezione del nuovo pontefice largentino Jorge Mario Bergoglio Fazio chiede un commento a due voci critiche dellattuale istituzione della Chiesa cattolica: Don Andrea Gallo, il “prete di strada” genovese, e Vito Mancuso, teologo poco ortodosso, scrittore e giornalista. Il vulcanico Don Gallo è felice per un Papa che ha auspicato una Chiesa povera e nei suoi comportamenti rispecchia questa idea. DallAmerica Latina giunge allEuropa un semplice messaggio di evangelizzazione: pace e bene. La Chiesa dice Mancuso ha rischiato di apparire insignificante rispetto alle grandi speranze dellumanità, la lotta alla povertà e alle ingiustizie. Il Vaticano deve recuperare gli ideali di purezza e bellezza. Il nome Francesco aggiunge Don Gallo è un grande segno: vuol dire aprire le porte al popolo, comprese le categorie finora discriminate, come i gay e i divorziati. Mancuso spiega che le dimissioni di Papa Ratzinger hanno introdotto un grande elemento di laicità: non si è Papa ma si fa il Papa, come era alle origini, “servo dei servi di Dio”. Don Gallo introduce largomento del canone 331 (larticolo del Diritto Canonico che sancisce la potestà assoluta del Papa) ma Mancuso frena gli entusiasmi: i problemi della Chiesa sono così profondi da non poter essere risolti da un solo Papa. Il fatto che Papa Francesco si presenti come Vescovo di Roma è un buon segno in tale direzione, ma il viaggio è ancora lungo. Lultima domanda ai due ospiti è quali parole vorrebbero sentire al primo Angelus del nuovo Papa. Don Gallo risponde: “Pace e bene”, le parole di San Francesco dAssisi. Mancuso invece chiede al Papa non parole ma metodo: non più decisioni calate dallalto ma collegialità, perché la Chiesa possa camminare col mondo, che vuol dire camminare con Dio (nella pagina seguente il video dell’intervista a Don Gallo e Mancuso). Dopo la pubblicità si riprende con i Baustelle, il gruppo alternative rock nato a Montepulciano. Francesco Bianconi, nelloccasione con barba lunga, canta “La morte non esiste più” tratta da “Fantasma“, il sesto album della band. “Fantasma” è un concept album sul tema del tempo, e sarà portato in tour da domani in tutta Italia.Fazio passa a presentare, insieme al suo amico Neri Marcorè, il nuovo programma di questultimo, che partirà su Rai Tre da lunedì prossimo in seconda serata e si chiuderà dopo sei puntate ad aprile. Il titolo della trasmissione è “Neri Poppins”: Marcorè rinuncia alle sue imitazioni e cerca nuove strade, dalla parodia ai cortometraggi che citano film o serie televisive. Dopo le clip che anticipano qualche gag del programma Neri si congeda, stendendosi sulla scrivania di Fazio alla maniera della Littizzetto.



A chiudere la trasmissione arriva l’editorialista della Stampa Massimo Gramellini, per commentare con ironia le notizie più importanti ma anche più curiose della settimana. Il giornalista passa dal nuovo Papa ai Marò rimasti in Italia contro la parola data; dal deputato repubblicano USA contrario ai diritti dei gay che cambia idea dopo aver scoperto che il figlio è omosessuale al padre degenerato che per i diciotto anni del figlio acquista 22 grammi di eroina. La chiusura è dedicata alla politica nostrana: dopo le battute su Beppe Grillo fotografato nel ristorante da lui stesso proibito ai suoi onorevoli e su Berlusconi che confonde l’aula parlamentare con quella del tribunale lo scrittore torinese passa al tema principale, i nuovi Presidenti di Camera e Senato. Se il Pd aveva messo da parte i notabili di partito proponendo due figure di alto profilo (il procuratore antimafia Pietro Grasso e l’ex portavoce dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati Laura Boldrini) perché – si chiede Gramellini – il Movimento 5 Stelle non li ha sostenuti? Il M5S non è un movimento riformista se non ha interesse a condizionare il sistema dall’interno. A che serve avere le mani pulite – diceva Don Milani – se si tengono in tasca? La trasmissione si chiude sulle parole del discorso fatto dalla nuova Presidente della Camera: parole di giustizia, di libertà e di speranza per una nuova politica, sobria e trasparente.



 

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