Meno male che Bisio cè. Non importa se faccia battute, stia in silenzio, aggrotti le sopracciglia. Così come lo vedete continua a far ridere, conducendo il film al traguardo grazie a uninnata comicità. Se lo avete apprezzato in tv, da Zelig a Mai dire Gol, seguitelo anche al cinema, ne vale la pena. In Benvenuti al Sud Bisio ha sbancato il botteghino, continuando unirresistibile ascesa come personaggio surreale, con Benvenuto Presidente!, probabilmente bisserà il risultato, impersonando Peppino, un candido pescatore del Nord.
Nella conferenza stampa i creativi hanno raccontato che Benvenuto Presidente!, era una scommessa dello stesso Bisio, che desiderava mettere alla berlina una certa classe politica. Riuscendoci appieno. Con le vicende di Peppino, di professione precario bibliotecario, assistiamo a situazioni rocambolesche, fino alla sua investitura come Capo dello Stato. Catapultato a Roma da Presidente, assiste con linnocenza di chi ha ancora un cuore, alle tattiche del Palazzo, che allinizio lo circuisce, poi lo respinge, dopo ne ha paura perché amato dalla folla.
Scelto per scherzo dai pescecani del Parlamento, non si tira indietro e denuncerà il malcostume di un sistema di potere. Tra rincorse con i bersaglieri e pattinate nei corridoi del Quirinale, il pescatore divenuto Presidente, riesce ad ammaliare i potenti del mondo, ricevendoli con estrema disinvoltura, anche troppa.
Il film è una allegoria dellidea di politica che il cittadino ha in mente. Peppino lo sprovveduto, colui che rifiuta di sistemare il figlio perché odia le raccomandazioni, si scontra con una casta, descritta così bene, da sembrare reale, non realistica. Una pletora di politici, indistintamente di destra o di sinistra, che vivono alla grande puntando solo al guadagno, al consenso per legittimare altro guadagno.
Deliziosa lonnipresenza dei poteri forti, interpretati da un pugno di storici registi (Avati e Wertmuller, per citarne alcuni), che troviamo insieme a banchettare. Chiedendo conto ai politici della crisi galoppante ammoniscono: è una crisi causata dallonestà di Peppino. Se si risolvono i problemi non cè guadagno, se non cè crisi non esiste la speculazione, concordano politici e poteri forti. Da qui inizia una guerra per screditare il Quirinale.
Il cast, oltre Bisio, è di prim’ordine: bravissima Kasia Smutniak e assolutamente convincente Beppe Fiorello, che interpreta il più cinico dei capipartito. Benvenuto Presidente! è un prodotto ben confezionato, intelligente, adatto per famiglie. Calzante per il periodo che stiamo vivendo; mi riferisco al vento dell’antipolitica.
L’unica nota stonata non è la rappresentazione dei poteri del palazzo, che, come ripetuto, non si discostano molto da quelli reali, quanto la retorica che si fa sulla vita. Peppino, nel discorso di commiato da Presidente, ammonisce gli Italiani a comportarsi bene. Mi son venuti in mente i discorsi di alcuni miei professori di liceo, sessantottini, che parlavano di morale senza dare una ricetta contro il carovita.
Diciamo che il film, preso per le gag, le battute, i siparietti, è perfetto e fa passare il tempo con il sorriso sulle labbra. Ma la possibilità di cambiamento, non dipende da nessun Peppino, nessun politico per caso, piuttosto dall’impegno di ciascuno per riformare il Paese.
Tornando alla trama, contribuiranno i servizi segreti deviati, a inquinare l’atmosfera nel Quirinale. Ma i dossier, le intercettazioni, le veline, finiranno al macero per dare possibilità al Parlamento di ripartire da zero.
Peppino, dopo aver salvato le Istituzioni, finalmente torna alla vecchia vita, all’amato torrente. Ecco squillare il cellulare. Lo reclamano ancora: in quale posto occorre la sua innocente visione della vita?