La puntata di sabato 23 marzo di Che tempo che fa si apre con l’intervista al regista Giorgio Diritti che verte essenzialmente sul suo nuovo film dal titolo: Un giorno devi andare (nelle sale dal 28 marzo ). la storia di una donna, interpretata da Jasmine Trinca, che dopo la non nascita del suo bambino, decide di andare in Brasile ad aiutare i suoi contemporanei più bisognosi. Il regista traccia un profilo filosofico esistenziale del film e Fazio mostra subito uno spezzone del film che, come dice lui stesso, è un po come tagliare una frase da un romanzo, però lo fa vedere lo stesso. Le poche immagini vogliono dire che il tempo è come il Rio delle Amazzoni e che la vita va vissuta come lo scorrere di un fiume. Ne prendiamo atto. La disamina del film prosegue sui contrasti rumore-silenzio, vita-morte, colore-grigiore e via dicendo. Marco Mengoni, vincitore del Festival di Sanremo 2013, canta Lessenziale, il 19 marzo ha pubblicato il suo nuovo album di inediti, #ProntoaCorrere (nella pagina successiva il video dellesibizione di Mengoni). Il prossimo ospite è Roberto Calasso presidente e direttore editoriale della casa editrice Adelphi, nonché scrittore di successo. Fazio ci spiega che è stata la lettura del nuovo libro di Calasso dal titolo: L’impronta dell’editore, a convincerlo che andava invitato a Che tempo che fa per saperne di più. La prima domanda dà subito la possibilità di apprezzare l’originalità del pensiero dell’intervistato: “Lei scrive nel suo libro che l’editoria è un arte, lo può spiegare meglio?”. Calasso risponde che è arte quando riesce in qualche modo a trasformare chi la legge, quando riesce a operare un cambiamento in coloro che la fruiscono; e che questa altro non è che la filosofia su cui si basa la linea editoriale della Adelphi: un libro merita di essere pubblicato quando è effettivamente utile all’arricchimento o almeno al cambiamento, di chi lo legge. L’altro assunto filosofico editoriale che caratterizza la Adelphi è che ognuno dei libri deve essere come un capitolo di un infinito romanzo che la casa editrice va scrivendo con meticolosa precisione. L’intervista raggiunge il vertice con la collocazione storica in cui è nata la Adelphi, infatti erano gli anni in cui in Italia c’era un editoria di altissimo livello, come Einaudi e Feltrinelli, ma comunque schierata politicamente. La Adelphi era, e per fortuna è ancora, come un corpo estraneo, che non ha fatto altro che raccogliere quella buona parte dell’essenziale che veniva lasciata fuori. la volta di Giovanni Floris conduttore di Ballarò che a parti invertite, e cioè nei panni dell’intervistato, non risulta così brillante. Aggiunge poco a quello che già sapevamo sul Movimento 5 Stelle e sulla situazione politica del paese. In chiusura ha comunque un guizzo e definisce “incantate”, come un disco rotto, le forze politiche che sono uscite dalle urne, ognuna non fa altro che ripetere le stesse cose, senza muoversi nemmeno di un millimetro dalle proprie posizioni. L’immagine è illuminante. Comunque Fazio ci ricorda che il suo collega ha scritto un libro dal titolo, strabiliante nella sua originalità, Oggi è un altro giorno, che vale la pena di essere letto.
Brillante la classica hit-parade delle notizie curata dal vice direttore de La stampa Massimo Gramellini, che, tra l’altro, ci fa sapere che esiste già una fronda nel movimento di Grillo e che almeno una ventina di parlamentari sarebbero propensi a cogliere l’occasione di dare al paese un governo migliore di quelli avuti negli ultimi venti anni. Commovente la notizia al primo posto: la morte di Pietro Mennea. Gramellini ci racconta che quelli della sua generazione, come Fazio, hanno per anni adottato Mennea come sinonimo di velocità con espressioni del tipo: “E chi sei Mennea?”, oppure: “Mica so’ Mennea!”. Emozionante il filmato di una sua gara con commento di Paolo Rosi che lo spiritoso e colto Gramellini definisce l’Omero di Mennea. La puntata, orba della frizzante e destabilizzante presenza di Luciana Littizzetto, è risultata meno divertente del solito e Fazio ha faticato un po a dare ritmo allo spettacolo senza la sua brillante Lucianina.