Il consiglio di amministrazione di Mediaset ha approvato ieri il bilancio 2012: perdite per 235 milioni di euro, ricavi in flessione del 12% e nessun dividendo in arrivo per gli azionisti. Si tratta del primo bilancio in rosso nella storia del gruppo televisivo italiano da quando è approdato in Borsa nel 1996. Non è però una sorpresa: già da un po si era capito che le cose non andavano per il meglio. Secondo Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset, questi numeri dipendono totalmente dalla situazione economica, dalla crisi devastante. Noi viviamo di pubblicità e il mercato pubblicitario in Italia è passato da 9 miliardi a 7 in soli due anni. Sono scomparsi 2 miliardi. Vero: se cè la crisi ci sono meno investimenti pubblicitari e meno raccolta. Ma a oltre ai 2 miliardi di pubblicità, sono anche scomparsi 2 milioni di telespettatori (quando va bene) di Canale 5.
Basti qualche numero esemplificativo. Alla fine del 2004, la fiction su Borsellino (interpretata da Giorgio Tirabassi) ha sfiorato gli 11,7 milioni di telespettatori, mentre Rock Economy, il concerto-show di Adriano Celentano mandato in onda lo scorso ottobre, si è fermato a poco più di 9 milioni. E allora si era parlato di grande risultato. E a ragione, dato che la prima serata dellammiraglia Mediaset la scorsa settimana ha raccolto una media di poco superiore a 3,1 milioni di telespettatori. Ma non è andata sempre così: giusto 10 giorni fa, la finale di Italias Got Talent ha richiamato quasi 7 milioni di italiani davanti agli schermi di Canale 5 e di sicuro la Regina Mida degli ascolti, Maria De Filippi, saprà fare bene anche a partire dal 6 aprile, data di inizio del serale di Amici 12.
Quindi non cè solo la crisi di introiti, ma anche quella – ben più grave – dei clienti di Mediaset. Ma Pier Silvio ha già in mente come correre ai ripari. Lo ha spiegato venerdì scorso in unintervista a La Stampa. Vediamo qual è il suo piano e di capire se potrà funzionare. La premessa, per il figlio del Cavaliere, è che la tv generalista non sta passando di moda, ma è lunica che riesca a coinvolgere lintero Paese. Inoltre, mentre in Europa il 90% dei canali vive di film, telefilm e programmi tradotti, noi vogliamo che le nostre reti generaliste offrano sempre più prodotti italiani ed esclusivi, unici in questo panorama affollato.
Passiamo ora alla singola strategia per le tre reti. Canale 5. Pier Silvio dice: Sarebbe ideale avere costantemente una settimana con 4 prime serate di intrattenimento e 2 o 3 di fiction italiana. Ci sarà quindi tanto da lavorare per la Fascino (casa di produzione di Maria De Filippi partecipata da Mediaset) e Taodue (lazienda di Pietro Valsecchi che sforna fiction, anchessa nelle mani di Cologno Monzese). Si potranno sfruttare forse meno i reality, visto laddio a Endemol, anche se il Grande Fratello rinnovato, resta eccome – afferma Pier Silvio. E i film? Niente da fare, non ci saranno più su Canale 5. Tutte le serie tv e i film andranno in prevalenza sui nostri canali tematici. Quelli che sono seguiti da poco più di 300.000 persone, come successo con Iris quando ha trasmesso in prima tv La versione di Barney allinizio di marzo. Una mossa che sembra poco lungimirante, soprattutto per i telefilm che a volte portano Italia 1 vicino ai risultati di Canale 5 (lunedì sera Arrow è stata seguita da 3,3 milioni di italiani, contro i 3,7 di Zelig Circus).
E in effetti per la “rete giovane” del gruppo, Berlusconi jr. ha programmi diversi: “Punteremo con decisione sull’intrattenimento autoprodotto. Per intenderci a programmi tipo Le Iene, Colorado, Wild… Ma oseremo anche con prodotti meno sicuri sul piano degli ascolti pur di sperimentare nuovi linguaggi. Vedremo i primi effetti già in autunno”. Ne saranno soddisfatti i pochi fan di uMan e La scimmia, reality cancellati (o spostati) per mancanza di ascolti. Ma forse il primo “esperimento” sarà la metamorfosi di Rete 4: una volta era il canale delle soap o dei grandi classici del cinema – “I bellissimi” -, domani diventerà il canale di approfondimento di Mediaset. “Sarà sempre più ricca di informazione, talk show e approfondimenti. Primo passo: dopo Quarto grado e Quinta colonna arriverà un altro programma di attualità in prima serata”. Non è ancora ben chiaro se dovrà avere nel titolo un aggettivo numerale ordinale, ma i tempi in cui Matrix faceva concorrenza a Porta a porta sembrano lontani per i programmi di approfondimento del Biscione (purtroppo quella perla che è Terra! è stata relegata a orari marzulliani).
Ma c’è un altro progetto su cui si lavora a Cologno Monzese. Si chiama “Infinity” e “offrirà appunto un’infinità di contenuti on demand visibili con la massima flessibilità commerciale su tutti i device collegabili a internet”. Speriamo che abbia più fortuna di Premium, la pay tv di Mediaset. Secondo Berlusconi, la sua situazione è positiva: “Sorrido quando leggo di presunte difficoltà di Premium, perché la nostra pay sta ottenendo risultati sorprendenti. Il mercato pay è per la prima volta in contrazione: i concorrenti vedono ridursi gli abbonati, mentre Premium è stabile a quota 2 milioni. E in un anno nero come il 2012, i ricavi del nostra pay sono leggermente cresciuti”.
Sarà, ma a questo entusiasmo non possiamo non contrapporre qualche perplessità. L’ultimo dato utile (bilancio 2011) dice che Mediaset Premium aveva un risultato operativo negativo per 68,5 milioni di euro. Non esiste, purtroppo, un dato comparabile nel bilancio 2012. Tuttavia, nel bilancio 2011 si legge “Ricavi Mediaset Premium: i ricavi da attività caratteristica Premium – vendita di carte, ricariche, abbonamenti Easy Pay e raccolta pubblicitaria – hanno raggiunto i 615,6 milioni di euro rispetto ai 539,2 milioni di euro del 2010 (+14,1%)”, mentre in quello del 2012 c’è scritto “Ricavi Mediaset Premium: i ricavi da attività caratteristica Premium – abbonamenti e carte prepagate – si attestano a 518,0 milioni di euro, sostanzialmente in linea rispetto al 2011 (ma come, i ricavi non erano “leggermente cresciuti”?, ndr). Tale risultato, ottenuto mantenendo inalterato il parco abbonati, è decisamente positivo”.
Ma allora se il numero di abbonati è rimasto invariato (così come i relativi introiti) e gli altri ricavi – quelli pubblicitari – sono in diminuzione (come da dichiarazioni di Pier Silvio riportate all’inizio dell’articolo – discesa di 2 miliardi di euro in due anni – e come da bilancio 2012 in cui è scritto che “la raccolta pubblicitaria complessiva di Publitalia ‘80 e Digitalia ‘08 si è attestata a 2.327,2 milioni di euro, registrando una flessione del 16%”) le possibilità sono due: o i costi sono diminuiti più dei ricavi oppure Mediaset Premium continua a essere in perdita di quasi 70 milioni di euro. Come con il telecomando, sta a voi scegliere quale sia la più verosimile…