Chi vuol essere amato?: inizia con questa domanda la rinascita di Antoine, il protagonista de Lamore inatteso, con un invito da parte di uno sconosciuto a partecipare a una catechesi. Antoine è scettico nei confronti della religione, tanto da ironizzare sul sacerdote, che pone domande su quel che si è, non su quel che si ha, stimolando luditorio a dare un giudizio sulla propria vita. Nel dipanarsi della storia comprendiamo cosa sia la vita per i protagonisti: Claire è un medico affermato, sposata con Antoine, perennemente preoccupata per le frequentazioni religiose del marito. Arthur, il figlio adolescente della coppia, timido e riservato, assiste alla rinascita spirituale della famiglia, fino allabbraccio liberatorio con il padre. Antoine, fulcro attorno a cui si dipanano affetti e incomprensioni, è un avvocato di successo, che passa il tempo tra lavoro e cene con gli amici.

La chiave di lettura per spiegare la ricerca di Antoine, fino alla conversione alla religione cattolica, è il bisogno di amore. Non basta un lavoro egregiamente retribuito, una casa di lusso, unatmosfera in apparenza serena, esiste molto di più. Quel di più che ogni uomo merita, anela, ma non ha coraggio fino in fondo di cercare: lamore verso Dio. Il cuore diviso di Antoine è lacerato da rapporti irrisolti: con il padre, con il figlio, con il fratello. Neppure le lunghe camminate riescono a placare la rabbia, linsoddisfazione, di non essere allaltezza della situazione.

Proprio nel momento del rifiuto, nei confronti della catechesi, il protagonista si trova a contemplare una statua di Gesù, che fa tornare in mente le parole del sacerdote, le scritture della Bibbia: il perdono come atto sublime damore e di liberazione. Antoine ripartirà con slancio nella vita: perdonerà sé stesso e riconquisterà la fiducia di chi ha ferito.

Anne Giafferi, regista de Lamore inatteso, ha caratterizzato bene le reazioni dei personaggi, che si trovano di fronte un cammino di spiritualità. Con ironia mette il dito su una certa borghesia, autodefinita illuminista, che nonostante cultura e charme, non sa rispondere allesigenza di infinito dellessere umano. Si sorride anche dei cosiddetti fedeli, alcuni partecipanti alla catechesi, così troppo affaticati da studi religiosi, che non colgono la chiamata di Gesù, dichiarandosi sempre bisognosi di prove. Il nostro Antoine, invece, riesce pienamente a stupirsi della parola di Dio, perché la sua vita, luccicante fuori, appariva inconsistente dentro il cuore, senza la presenza di Lui.

Se i mezzi espressivi della storia sono solidi, la sceneggiatura è semplice, quasi frettolosa, una scelta per non distrarre lo spettatore dal dolore lacerante del protagonista, nella sua conversione. Sarebbe stato bello indugiare di più su certe caratterizzazioni, per esempio il fratello di Antoine, il cui cuore indurito dall’alcool rifiuta qualsiasi avvicinamento. La regista ha toccato l’argomento della mancanza di fede unito al poco amore verso se stessi, non trincerando un giudizio, ma lasciando al pubblico le considerazioni finali.

Con uno stratagemma simile si evidenzia la differenza tra l’individuo che si avvicina al cristianesimo e l’individuo immobilizzato nell’edonismo, sprofondando nella solitudine. Anche il rapporto padre-figlio si complica, fino a frantumarsi, se entrambi non scelgono di includere una presenza divina; abbracciando una comunicazione non di parole (parole sempre uguali: lavoro, impegno, rispetto), padre e figlio riescono a parlarsi con un semplice sorriso, una complicità intima che cambia per sempre la loro relazione.

Sono da menzionare le musiche di Jean Michel Bernard: con esse le scene di redenzione diventano gloriose, imprimendo nello spettatore commozione, nell’equilibrio di un film che è commedia e spirituale allo stesso tempo. L’amore inatteso parla di noi, è uno sguardo sui nostri giorni, dove società relativista e cattolicesimo convivono, in cui l’uomo con libero arbitrio decide se vuol lasciarsi vivere oppure vivere e amare veramente.