Dopo laffermazione di Beppe Grillo alle ultime elezioni politiche, una ventata di volti nuovi si abbatte su Servizio pubblico di Michele Santoro. In platea ricompare il volto e la splendida silhouette di Rosy Bindi, accompagnata da due new entry dellinformazione televisiva, come Gad Lerner ed Enrico Mentana. Di fronte a loro, non solo come editorialista principe ma dibattente a tutto campo, limmarcescibile Marco Travaglio, che ha dichiarato pubblicamente di aver votato Grillo alla Camera e Ingroia al Senato. Insomma, è anche lui uno che ha fatto una vera scelta europeista. Con questa ondata di novità si sa già come si svolgerà il dibattito prima ancora che cominci la trasmissione.
Cè da dire che Michele Santoro è effettivamente molto bravo e riuscirebbe a imbastire una trasmissione di tre ore sulla cosmologia anche con i fratelli De Rege. In tutti i casi bisognerebbe essere proprio ammalati del piccolo schermo per restare incollati davanti al video. effettivamente unimpresa ardua risentire le prediche di Travaglio, le analisi della Bindi e le inventive di Mentana e Lerner che, come loro stessi ammettono, non ne hanno azzeccata una che è una di previsioni sul risultato elettorale.
Limpressione è alla fine che si parli daltro, che non si arrivi mai al punto cruciale. Insomma, che si faccia in televisione una grande operazione di gossip politico, forse lultima frontiera di quello che resta in questa epoca al quarto e al quinto potere. Si parte con laffare De Gregorio, con recitazione di attori che ricostruiscono la vicenda su cui indaga a tutto campo il pm napoletano Henry John Woodcock, e poi con unintervista di un leader che ora appare come rimpianto, Romano Prodi, che rivela di aver capito adesso perché il suo ultimo governo è caduto. Quando si dice lanalisi politica approfondita da inchieste giudiziarie.
Naturalmente il tema centrale del dibattito dovrebbe essere la formazione del governo, ma nessuno sa bene dove si comincia e dove si finisce. Lerner avanza una riflessione sulla manifestazione del Pdl, il prossimo 23 marzo, contro la magistratura e la definisce di carattere eversivo. A questo punto come si potrebbe candidare alla presidenza del Senato un berlusconiano? Insorge ovviamente la Bindi per sottolineare che con Berlusconi non si fa nessun inciucio. Applausi.
Il dibattito oscilla tra lo “scambio di battute in un salotto” e il coro fastidioso delle “chiacchiere da ballatoio”. E il punto su cui si batte è sempre il solito; chi è Grillo? Che cosa è il suo movimento? Quali contraddizioni esistono tra i “5 stelle”? Le risposte sono sempre problematiche e terminano con un perentorio: “Si devono prendere le loro responsabilità”. Intanto Grillo ha già riposto con una quarantina di “vaffa”, ha detto che tutti i partiti devono andare a casa e che i mass media italiani sono peggio degli stessi partiti.
Onestamente l’unico sprazzo di lucidità è un intervento di Massimo Cacciari che, in collegamento da Venezia, condanna impietosamente il fallimento della sinistra. Condensandolo in pochi numeri: da venti anni a questa parte, la sinistra è riuscita a ottenere che oggi il 75% degli aventi diritto al voto o non va alle urne oppure vota Grillo o Berlusconi. Gelo in platea, in sala e sugli spalti.
C’è pure il tempo di una litigatina tra Cacciari e Lerner e dei gesti di insofferenza di Cacciari nei confronti di alcune analisi di Mentana. Dimenticavamo di dire che si affaccia pure un candidato tra le quinte di Servizio pubblico: Stefano Rodotà. Si accettano scommesse che potrebbero essere il nuovo “core business” della trasmissione. In serate come queste una scommessa giocata a un bookmaker inglese potrebbe essere quasi un brivido blu.