Come sempre, l’ultima puntata dello show Crozza nel Paese delle Meraviglie, andata in onda ieri su La7, ci ha riservato sorprese e fatto ridere di gusto. Lo spettacolo comincia con una gag in cui il comico interpreta sia Bersani che Berlusconi alle prese con la notissima canzone di Wes e Dori Ghezzi “Non ci lasceremo mai”; l’effetto è esilarante e ci introduce nel migliore dei modi nel Paese delle Meraviglie dove è in atto la caccia al nuovo Capo dello Stato. “C’è per caso un presidente della repubblica in sala?”, è l’esordio del successivo monologo in cui Crozza paragona lo scenario politico italiano a una lavatrice nella quale girano sempre le stesse cose. Improvvisamente, si mette in ginocchio e imita un Brunetta leggermente spiazzato dall’apertura plateale del Cavaliere a Bersani. Passa poi a uno sfottò indirizzato ai grillini che pur di farlo strano si inventano di tutto: le quirinarie? Ma se tra controlli e requisiti saranno al massimo 28 di loro a poter votare! poi la volta di Ingroia/Crozza che potrebbe essere un candidato per il Colle, ma non ce la può fare: “pensavo fosse in pianura” dice con la sua solita verve.
Il clou della puntata è, ancora una volta, il Presidente Napolitano alla prese con la correzione dei compiti dei saggi che intanto fanno festa perché è l’ultimo giorno di scuola. L’impresa è ardua e il povero Napisan è tesissimo. Cerca aiuto nel suo fido primo corazziere (Andrea Zalone) e prova a rimandare la correzione di compiti, come suo solito, ma il fido scudiero lo riporta alla dura realtà: deve leggere le relazioni dei saggi. La lettura si rivela una vera delusione: c’è chi ha fatto un tema a piacere e chi ha dimostrato tutti i suoi limiti grammaticali e ortografici. Tutto da buttare, insomma, come cantava Cocciante nella sua celebre canzone che Napolitano/Crozza si affretta a riproporre con un divertentissimo nuovo testo.
ancora una canzone ad introdurre il secondo monologo del comico: Roma nun fa la stupida stasera, che risulta essere lo spunto per spiegare come la Capitale sia una città troppo bella per lavorarci e che, inevitabilmente, quando qualcuno va a vivere a Roma dopo mezz’ora già si sente romano: è come una mamma che ti vizia e ti conduce dove vuole lei. I neoparlamentari grillini sono già caduti in questa trappola fatta di bellezza e dolce far niente, infatti hanno già cambiato idea su molte cose tra cui il taglio dello stipendio che è già sceso di qualche migliaio di euro: si sa, Roma è cara, e finché non ci sei non ti rendi conto di quanto sia dispendioso viverci.
Intanto, il rituale raduno a Pontida del popolo dimezzato della Lega è il tema d’attualità che fornisce a Crozza lo spunto comico per la sua immancabile e formidabile imitazione doppia di Maroni/Bossi. L’ex leader e fondatore della Lega Nord non risparmia al suo sempre più contrito successore battute al vetriolo sul numero dei partecipanti al raduno. Maroni prova a resistergli e per vendetta mostra i tristemente noti diamanti e dice di volerli dare ai militanti più meritevoli e che lui non ne avrà neanche uno. La reazione di Bossi è veemente e in pochi secondi sciorina un rosario di accuse e sberleffi senza precedenti.
La scena successiva parte da un manifesto pubblicitario famosissimo che fece scandalo negli anni ’70 e che mostrava un bel sedere fasciato in cortissimi shorts jeans accompagnato da uno slogan che chiamava in causa addirittura Gesù. Il fenomeno pubblicitario di quegli anni, che venne definito da Pasolini il mito edonistico del consumo, ci ha portato oggi allo spot di Antonio Banderas che fa i biscotti. Entra la scenografia, Crozza si mette la parrucca da Banderas introducendo gli spettatori nel sensuale mondo del fornaio più finto della storia degli spot pubblicitari. La gag ci mostra quanto sia sexy spalmare di ingredienti da pasticceria una donna completamente in balia del proprio fornaio spagnolo e per di più divo del cinema. In un crescendo di sospiri e doppi sensi di quart’ordine, Crozza/Banderas imbratta da capo a piedi la povera finta casalinga che alla fine porta su di sé tutti i segni della memorabile infornata con il suo pasticcere preferito.