Tra la fine di luglio e la prima settimana di agosto 2012, Roberto Benigni ha letto e spiegato in 12 serate i canti dell’Inferno di Dante in piazza a Firenze. Un successo di pubblico eccezionale, sold out per tutta la manifestazione con un’affluenza stimata in 70 mila presenze. Forti del successo live dell’eclettico artista, e soprattutto della serata tv andata in onda in dicembre sulla lettura della Costituzione, vista da 12.600.000 persone con uno share del 44%, RaiDue ha trasmesso il Tutto Dante di Benigni registrato a Firenze. I risultati sono però deludenti: la prima serata aveva superato l’8 %di share, ma poi il 2 aprile si è fermata ad un misero 2,5% battuta addirittura dal canale tematico del Biscione, Iris. Dal 10 aprile hanno provato a correre ai ripari accorpando due serate . Ma lesito è stato deludente, con ancora degli ascolti disastrosi, una media che ha superato di poco il 3% di share.
Pare che l’artista abbia percepito 300 mila euro a puntata a cui vanno aggiunti i costi di produzione. Indi per cui, un bagno di sangue sotto tutti gli aspetti. L’agente di Benigni, l’onnipotente Lucio Presta, non ha battuto ciglio, ha solo incassato. Anche il super critico televisivo Aldone Grasso non ha battuto ciglio e ha fatto scrivere del flop sul Corsera a una sua collaboratrice. La ruggine tra Aldone e Presta è di vecchia data, e sapendo che l’agente dei vip prima si vendica e poi perdona, non ha voluto calcare la mano direttamente. Ma perché le letture televisive di Tutto Dante di Benigni sono un flop?
Le analisi da fare sono diverse. vero che l’Italia non è un Paese acculturato, dove si leggono pochi libri, dove gli iscritti al primo anno di liceo classico sono solo il 6% su mezzo milione di studenti. anche vero che però la piazza di Firenze è stata sempre riempita, che Vittorio Sermonti, ben prima di Benigni, ha letto la Divina Commedia con successo nelle varie basiliche d’Italia. Ciò dimostra che non vi è una disaffezione verso una delle opere basilari della nostra cultura, vi è invece ormai una ricalcitrante apatia verso il mezzo televisivo.
La tv cerca di spettacolarizzazione qualunque cosa: i fatti di sangue, la politica, il gossip, ecc. Anche con Dante, nonostante la bravura di Benigni è accaduta la medesima cosa. Abbagliati dagli ascolti sulla lettura della Costituzione, perché non portare in tv 12 puntate sull’Inferno?
Ascoltare Dante e la poesia in genere dal vivo è però tutt’altra cosa che vederla in tv. L’emozione dei versi, delle rime, dei contenuti sfuggono al mezzo televisivo. L’interiorizzazione viene meno, l’animo non viene scosso. Lo show tv appiattisce, disturba, non rende i telespettatori partecipativi, ma li immobilizza in un refrain catodico monotono.
Gli stacchi delle telecamere disturbano, deviano. La lettura, l’intonazione viene subissata dalle immagini della piazza e dal sudore dell’attore. Forse, forse sarebbe stato più proficuo mandarlo in radio.