La puntata di Verissimo di sabato 20 aprile 2013 si apre con una storia romantica. Un sogno che si realizza nella normalità della vita. A raccontare questo è stata la 24enne attrice rumena Madalina Ghenea, intervista da Silvia Toffanin come prima ospite del giorno. La storia di Madalina è il racconto di una vita nella quale hanno fatto irruzione, un bel giorno, non solo il successo, ma anche lamore. Una love story inedita quella tra la Ghenea e il divo di Hollywood Gerard Butler, con il quale fa coppia da alcuni mesi. Lattore, dopo averla conosciuta a New York, si è presentato allimprovviso nella residenza milanese della ragazza e lì, sulla porta del suo appartamento, con una dichiarazione d’amore che profuma d’altri tempi, ha dato il via a una relazione che da subito è apparsa a tutti come qualcosa di importante. Grazie all’incontro con quest’uomo, maturo e affermato come attore, la sua vita sentimentale e la sua carriera hanno assunto una fisionomia compiuta. Dalla professione di modella, Madalina è passata al cinema d’autore. Da un’esistenza segnata dal continuo viaggiare, alla stabilità di impegni che la invitano a sempre più approfondire la sua preparazione professionale dedicandosi assiduamente allo studio della recitazione, del canto, del ballo. Tutto con discrezione e riservatezza. Durante l’intervista a Verissimo, Madalina ha usato al meglio la sua timidezza senza ostentare il fascino che la contraddistingue, e questa cosa è ciò che ha colpito Gerard Butler. Dal punto di vista professionale, è stata fondamentale la sua partecipazione alla pellicola che ha segnato l’esordio alla regia di Alessandro Gassmann, “Razzabastarda”. Una storia dai toni duri e oscuri, dove appare senza il trucco perfettibile della passerella, ma che evidenzia quelle che sono le sue potenzialità espressive. “Io ballo con Dio” è il titolo del libro autobiografico pubblicato da suor Anna Nobili, la seconda ospite del salotto di Silvia Toffanin. La storia di questa giovane religiosa gravita attorno al miracolo della sua conversione, quando la sua vita venne letteralmente trasformata dall’incontro con Dio. Suor Anna ha raccontato come per tutta la sua infanzia, la sua è stata una vita segnata dalla mancanza d’amore. Prima l’amore dei suoi genitori. Una famiglia come tante purtroppo, dove la madre vive una segregazione in casa e il padre esercita la sua funzione con violenza. Una privazione, questa, che l’ha segnata con una forma di balbuzie, disturbo che in un bambino segna con l’emarginazione e la solitudine. Poi, a diciotto anni, la scoperta della danza e sullo slogan “La danza è vita e la vita è danza”, la sua esistenza è radicalmente cambiata nella scoperta di un modo diverso di comunicare e intessere relazioni. Grazie alle sue doti naturali, riesce a frequentare un corso di danza moderna e anche se la sua prerogativa non è quella di farne una professione, entra in televisione dove s’accorge di non essere solamente brava, ma di possedere una dote essenziale: quella di avere un bel corpo. Da quel momento è entrata in quella che è stata la fase estrema della sua vita. Sregolatezze di ogni genere. Rientro a casa la mattina dopo intere nottate in discoteca come cubista. Rapporti sregolati con ragazzi diversi e scarsissima stima di se stessa. Tutte queste esperienze l’hanno condotta a capire che lei non stava cercando l’amore di un altro uomo, ma un amore che solo l’incontro con Gesù è stato in grado di rivelarle. Determinante, nella conversione che ha vissuto, sono state le insistenze della madre, quando la invitava a seguirla in Chiesa, a non dimenticare la bontà di una vita spesa alla ricerca della fede. Poi, a 22 anni, partecipa alla messa della Vigilia di Natale e sente che il mondo che ha scoperto le dona una gioia che la vita notturna non è mai riuscita a donarle. Da quell’esperienza, la sua vita cambia. Durante un ritiro ad Assisi sente che qualcuno la sta chiamando. Avverte la presenza di Gesù e di quell’amore totalizzante che le è sempre mancato. Fu così che, dopo una ultima notte in discoteca con gli amici di sempre, passò dalla folle danza sui cubi alla “Holy dance”, quella che oggi le permette di lodare Dio attraverso il suo corpo senza più avere vergogna delle sue doti.
L’ospite successivo, il giornalista e scrittore Antonio Socci, ha donato ai telespettatori una testimonianza forte e partecipata raccontando la difficile vicenda di sua figlia Caterina, una ragazza come tante fino al settembre del 2009, quando un arresto cardiaco improvviso, l’ha condotta in punto di morte. Mesi di coma, di paura, poi il risveglio inatteso, mentre la mamma le stava leggendo una pagina de “Il giovane Holden”. Da quel giorno ha avuto inizio un’altra vita. Oggi Caterina sta affrontando ancora un lungo cammino di riabilitazione arrivando a progressi inauditi e questo grazie alla forte fede che la sostiene. Fede che ha conosciuto attraverso l’impegno del padre, come esponente della cultura cattolica, e che ha fatto sua in quella straordinarietà personale che contraddistingue lei e tutte le persone che incontrano la grazia della salvezza.
Una puntata dedicata alla speranza, quella stessa vissuta da Sergio Muniz, dalle attese come giovane attore, quando sei costantemente esposto ad una vita fatta di precarietà, la stessa che interpreta in “Full Monty”, a quelle concrete donate dalla moderna ricerca medica.
Il professor Paolo Veronesi, ha descritto quanto la prevenzione nella lotta contro il cancro rappresenti una fase irrinunciabile e che questa si effettua non solo attraverso esami periodici, ma osservando uno stile di vita sano a cominciare dall’alimentazione, un particolare da non trascurare affatto. Una corretta educazione all’alimentazione aiuta a meglio prevenire patologie purtroppo dovute ad atteggiamenti sbagliati, ma considerati normali poiché praticati sempre dal maggior numero di persone.