Al termine del suo intervento alla puntata di Servizio pubblico del 25 aprile (qui il video), Roberto Saviano ha dato lettura di un testo di Eduardo Galeano. Quest’ultimo è un giornalista e scrittore uruguaiano nato nel 1940 a Montevideo e tuttora vivente. È considerato una delle personalità più autorevoli della letteratura sudamericana. Non a caso Saviano nel corso del suo intervento aveva parlato del film “No, i giorni dell’arcobaleno”, presto nelle sale italiane, in cui si racconta del referendum perso da Augusto Pinochet in Cile. Galeano ha anche origini italiane (oltre che tedesche e spagnole) e il suo stile viene considerato in mix tra documentazione e narrazione, un po’ come nel caso di Saviano stesso. Da giovane fece diversi lavori, dal dattilografo al cassiere di banca. Negli anni Sessanta iniziò la sua attività di giornalista dirigendo prima il settimanale Marcha e poi il quotidiano Epoca. Nel 1973, dopo il colpo di stato militare in Uruguay, Galeano fu imprigionato e poi costretto alla fuga. Si rifugiò in Argentina, dove fondò la rivista culturale Crisis. Ma anche qui nel 1976 arrivò un colpo di stato e si trovò minacciato di morte. Si trasferì quindi in Spagna e torno in Uruguay nel 1985. Nei suoi libri ha affrontato il tema dello sfruttamento dell’America Latina da parte dei paesi stranieri (Le vene aperte dell’America Latina) e della storia delle due Americhe, quella del nord e quella del sud, attraverso alcune figure importanti dami miti precolombiani ai giorni nostri (Memoria del fuoco). Per questo genere di opere è considerato uno scrittore storico.



Non sono infrequenti le apparizioni di Galeano in televisione e in una di queste ha dato lettura de “Il diritto al delirio” (il video alla pagina successiva), il testo che ieri Saviano ha recitato. Riportiamo il testo letto da Saviano (in cui alcune parti del testo originale sono state tagliate).

“Benché non possiamo indovinare il tempo che sarà, possiamo avere almeno il diritto di immaginare come desideriamo che sia. Le Nazioni Unite hanno proclamato le grandi liste dei diritti umani: tuttavia la stragrande maggioranza dell’umanità non ha altro che il diritto di vedere, udire e tacere. Che direste se cominciassimo a praticare il mai proclamato diritto di sognare? Che direste se delirassimo per un istante? Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo possibile: l’aria sarà pulita da tutto il veleno che non venga dalla paure umane e dalle umane passioni; nelle strade, le automobili saranno schiacciate dai cani; la gente non sarà guidata dalla automobile, non sarà programmata dai calcolatori, né sarà comprata dal supermercato, né osservata dalla televisione; la gente lavorerà per vivere, invece di vivere per lavorare; ai codici penali si aggiungerà il delitto di stupidità che commettono coloro che vivono per avere e guadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare; gli economisti non paragoneranno il livello di vita a quello di consumo, ne’ paragoneranno la qualità della vita alla quantità delle cose; i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere cucinate vive; gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi; i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; la solennità non sarà più una virtù, e nessuno prenderà sul serio chiunque non sia capace di prendersi in giro; nessuno sarà considerato eroe o tonto perché fa quel che crede giusto invece di fare ciò che più gli conviene; il mondo non sarà più in guerra contro i poveri, ma contro la povertà, e l’industria militare sarà costretta a dichiararsi in fallimento; il cibo non sarà una mercanzia, né sarà la comunicazione un affare, perché il cibo e la comunicazione sono diritti umani; nessuno morirà di fame, perché nessuno morirà d’indigestione; i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perché non ci saranno bambini di strada; i bambini ricchi non saranno trattati come fossero denaro, perché non ci saranno bambini ricchi; l’educazione non sarà il privilegio di chi può pagarla; la polizia non sarà la maledizione di chi non può comprarla; la giustizia e la libertà, gemelli siamesi condannati alla separazione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena; la perfezione continuerà a essere il noioso privilegio degli dei; però, in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sarà vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se fosse il primo”.



 

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