È il cattivo della serie e ci si trova bene in questi panni. Ivano Marescotti è entrato, in questa ottava stagione, a far parte del cast di Un medico in famiglia. Un’esperienza che lui stesso trova stimolante. E anzi, come ha detto in questa intervista a ilsussidiario.net, non esclude la sua permanenza in questo ruolo: «Considerato il fatto che il mio personaggio, pur cattivo che sia, alla fine non muore (anche se spesso anche i morti tornano) non escludo di poterci essere anche nella prossima stagione». In questa ottava serie della fiction di successo di Rai Uno, proprio il suo personaggio, Fulvio Magnani, ha rotto gli equilibri della famiglia Martini. Anche se il lieto fine sembra che sarà assicurato…
Ci parli un po’ di Flavio Magnani, il suo personaggio.
Vi dico solo che la gente per strada mi implora di lasciare in pace la famiglia Martini, ma io rispondo che senza il cattivo le storie, semplicemente, non esistono, non sarebbero storie. Io mi diverto anche a fare il cattivo, l’ho fatto spesso.
Perché ha deciso di accettare di entrare nel cast di Un medico in famiglia 8?
Entrare nel cast di una fiction storica che tutti gli italiani conoscono è un onore, professionalmente sono stato orgoglioso, ci mancherebbe altro.
A cosa si deve, secondo lei ,il successo di questa fiction?
Io non sono sociologo, ma una serie così lunga (sono 15 anni che va in onda) diventa un fatto straordinario: la gente l’attende. In più il successo di questa stagione in particolare è dovuto al rientro dei protagonisti storici della serie: nonno Libero (Lino Banfi) e Lele Martini (Giulio Scarpati) che si erano allontanati.
Lei è una delle “new entry” di quest’anno: come si è trovato con il resto del cast che lavora insieme da tantissimo tempo?
Mi sono trovato meravigliosamente bene: ho amato la regista, conoscevo già diversi attori con cui ho lavorato in passato. Per me è stato proprio un’esperienza positiva sotto molti punti di vista.
Ci dica: alla fine della serie ci sarà una “resa dei conti” tra Magnani e i Martini? Roberto (Alessandro Tersigni), figlio di Adriano, “tradirà” il padre rivelando a Maria le sue vere intenzioni?
È quello che mi chiede la gente quando mi ferma: ci dica come va a finire. Lasciamo un minimo di suspense, io naturalmente non glielo dico, anche se posso dire che la situazione diventa drammatica verso la fine. Naturalmente cosa vogliamo dire: in una fiction come questa fatta per tutta l’Italia, per le famiglie…vuole che vinca il cattivo? Nella vita reale forse i cattivi vincono, ma nelle fiction, nei film vincono i buoni. I cattivi però hanno un minimo di speranza di redenzione. Chi lo sa?! In una nuova serie magari mi auguro che il cattivone diventi ancora più cattivo oppure sia rinsavito, sia diventato buono.
Lei ha lavorato per anni all’ufficio urbanistica del Comune di Ravenna, poi si è licenziato per fare l’attore. Come mai questa scelta che sembrerebbe “folle”?
Ho lavorato per 15 anni lì, la mia professione era quella, poi non ce l’ho fatta più a fare l’impiegato e mi sono licenziato. Poi per caso mi sono “buttato” a fare l’attore. Un mio amico mi ha chiesto di sostituirlo perché aveva avuto un contrattempo e io ho accettato. Certo non potevo immaginare quello che sarebbe successo dopo: la carriera che si è aperta nel campo dello spettacolo. Una quarantina di spettacoli teatrali, lavorare con i registi più grandi del mondo…
Ha iniziato con il teatro, al cinema ha lavorato con registi che hanno ricevuto l’Oscar, è stato premiato per le sue interpretazioni e in tv ha recitato in serie di successo: quali di questi tre “mondi” ama di più e le ha dato più soddisfazioni?
Non potrei fare a meno di nessuno dei tre. Ho bisogno di fare tutto. Mi annoierei troppo se dovessi fare una cosa sola. Fare l’attore significa cimentarsi in diverse situazioni: davanti al pubblico o alla cinepresa. Io faccio tutto, mi piace fare tutto. Devo dire, però, che ho una predilezione, sul piano generale, per il cinema, perché ti porta in posti così lontani, così diversi. Per esempio, non amo molto fare le tournée pluriennali con 150 repliche: le ho fatte, ma ne farei al massimo 40 o 50. Sono molto più aperto alle esperienze cinematografiche e alle fiction che mi divertono.
Cosa consiglierebbe a un giovane che oggi volesse cimentarsi nella carriera di attore?
Se uno vuole davvero fare l’attore non deve demordere. Deve trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Poi si dice che per fare questo mestiere ci vogliono, come cita un detto in dialetto romagnolo, “Occhio, stomaco e fortuna”, diciamo così. Occhio perché ti devi trovare nel posto giusto al momento giusto, stomaco perché bisogna mandare giù molti rospi e fortuna perché senza la fortuna gli altri due non bastano. Ci vuole anche ostinazione, ma fino a un certo punto. Io ho visto attori che ci hanno provato per anni e anni, soffrendo terribilmente anche sul piano economico senza mai ingranare. Purtroppo però ci deve essere un limite. Me lo diedi anch’io. Dopo tre o quattro anni di gavetta mi sono detto: “O riesco a trovare entro l’anno qualcosa con cui campare, altrimenti farò qualcos’altro”. Dai e dai, alla fine, piano piano sono stato ripagato.
Quali sono i suoi futuri progetti?
Ho debuttato quest’anno in una tournée teatrale dopo anni che non ne facevo: un monologo di Raffaello Baldini, diretto da Valerio Binasco e prodotto dall’Arena del Sole. Ho già fatto una piccola tournée che continuerà l’anno prossimo: sarò in giro per l’Italia. Poi sto finendo di doppiare un’altra fiction per Rai Uno intitolata “La buona stagione”.
(Elena Pescucci)