Ieri, sabato 6 aprile, è andata in onda una nuovo puntata di Verissimo, condotta da Silvia Toffanin. Ospiti importanti per ricordare due grandi della canzone e dello spettacolo: Enzo Jannacci e Franco Califano. Antonio Maggio, 26 anni, rivelazione all’ultima edizione del festival di Sanremo, ha dato il via alle interviste. Giovane talento scoperto dal poliedrico Morgan tra i concorrenti di X Factor, si è da subito presentato come un artista completo e dalla voce matura. Dotato di un carattere deciso, malgrado letà, si presenta padrone della scena così come delle suo doti canore. La sua è la storia riuscita del ragazzo italiano che cerca di coronare il sogno della sua infanzia: quello di seguire la passione che lo ha contraddistinto fin da bambino, quando cantava le sigle dei manga giapponesi ai genitori. La canzone lo ha sempre accompagnato segnando la sua carriera dagli anni della formazione degli Aram Quartet fino allincontro con colui che Antonio considera il suo autentico maestro: Morgan. Il cantante e compositore milanese ha rappresentato la guida da sempre cercata per poter apprendere larte della canzone e come operare le giuste scelte in materia di stile e brani da inserire nel repertorio. Malgrado il folgorante successo, le polemiche inscenate dai giornalisti, Antonio Maggio si è dimostrato una persona estremamente discreta e capace di gestire il dialogo con la presenza necessaria per sopravvivere indenne nel mondo della spettacolo. Spazio importante quello dedicato a Enzo Jannacci e Franco Califano, entrambi scomparsi durante la settimana di Pasqua. Due artisti differenti, due autentici poeti della canzone. Jannacci milanese, è stato parte della storia del Derby Club e degli anni doro del cabaret. Califano, romano, sregolato e passionale, viscerale nelle parole usate nei suoi testi, il figlio della notte. Marina Occhiena, ha ricordato la sua storia damore con Califano, quando ancora diciassettenne conobbe il cantautore e la sua vita cambiò. Da quellincontro nacque un amore, per Marina e la formazione storica dei Ricchi e Poveri. Un racconto che profuma di vita vissuta, di occasioni e conoscenze dove larte si è sempre unita alla quotidianità. Califano è sempre stato artista a tutto tondo, forte e generoso, sempre pronto ad aiutare giovani promettenti insegnando loro quanto necessario per addentrarsi nellinfido mondo dello spettacolo. Scopritore di talenti, autore di brani memorabili per gli altri “grandi” della canzone.Lintervista a Ombretta Colli, ha offerto un ritratto delicato di Enzo Jannacci regalando dellartista scomparso particolari intimi che ne hanno permesso di conoscere il vero carattere, quello di un uomo timido, riservato, diviso tra le nottate al Derby Club con Cochi e Renato, e lospedale dove poteva esercitare laltra sua grande passione: la cardiologia. Mario Lavezzi ha cercato di spiegare come è difficile poter affermare chi, tra i cantanti e cantautori di oggi, potrebbe essere riconosciuto come erede di Enzo Jannacci e Franco Califano. Esistono di certo artisti di grande spessore, ma nessuno sembra potere far rivivere la spontaneità e la freschezza di coloro che se ne sono andati. Saranno gli anni, probabilmente, a fornire una risposta a questa domanda, tenendo conto di come larte sia sempre espressione di tempi e società tra loro diverse e lontane. Ricordi musicali, particolari di vita privata, di cambiamenti radicali e conversione, come quella vissuta da Franco Califano, spinto verso la fede dalla figura e dalle parole di Papa Ratzinger, i figli da crescere e cresciuti, quelli che ti fanno dire che la tua generazione non ha perso. Dalla poesia, la trasmissione è transitata verso un servizio dedicato al morbo di Parkinson, patologia che colpirebbe circa trecentomila persone in Italia, il cinquanta per cento dei quali, non ancora quarantenni, nella forma giovanile e anziani. Come non ricordare la strenua lotta sostenuto da Giovanni Paolo II contro questo terribile morbo e la testimonianza di come è possibile contrastarlo con la volontà e la fede. “Ogni giorno vale la vita”, è il titolo del libro-testimonianza scritto da Lucilla Bossi, ammalatasi di Parkinson a 39 anni, ma ancora determinata a lottare. Una testimonianza lunga ventisette anni di malattia e convivenza con un nemico che lentamente riduce allimpotenza rendendo la persona prigioniera del proprio corpo. Dalle parole della signora Bossi, si comprende come e quanto lamore per se stessi e gli altri possa diventare larma migliore per contrastare quanto la natura oppone lungo il nostro cammino esistenziale.
Altro percorso, tragico, quello raccontato dalla mamma di una bambina caduta vittima della pedofilia. Un dramma che, purtroppo continua a colpire nonostante la dura lotta da parte di forze dell’ordine e media. Tutto sembra sempre incominciare per gioco, con altri bambini a loro volta vittime dello stesso mostro. Poi l’incubo della violenza e la forza di una madre, che si scopre autentica “tigre” nei confronti della situazione, trovando le ragioni per reagire nella stessa disperazione che l’avrebbe potuta travolgere e trasformandola in quella voglia di giustizia che deve trovare soddisfazione e non omertà.La canzone ha aperto Verissmo. La canzone lo chiude. È stata intensa l’intervista rilasciata da Anna Tatangelo. Anche la sua è una storia di successo. Successi a Sanremo e polemiche, sempre sullo stresso palcoscenico. Successi nella vita, con il compagno Gigi D’Alessio e la bella famiglia che hanno costruito e che gelosamente difendono.