Servizio pubblico ingrana la prima con una scaletta fitta di tematiche da toccare e parte ricordando il giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, con un riferimento diretto al rapimento e allomicidio di Aldo Moro. Così, passando per il compromesso storico (che preservò lo Stato ma anche «quel sistema che già scricchiolava), Michele Santoro si allaccia alle larghe intese di contemporanea memoria, lanciando uno spot anche al processo Mediaset. Il servizio di apertura introduce uno dei due fili conduttori della puntata, il caso di Bologna di discussione referendaria sul finanziamento del Comune di parte delle rette delle scuole paritarie convenzionate della città. La discussione verte anche sulle cooperative, gravate dal pagamento dellImu, che grava sullesistenza stessa di realtà che da decenni lavorano sul territorio.
Quando Santoro riconquista la telecamera, inizia il primo round di interventi degli ospiti sullalleanza fra Pd e Pdl, per Vendola «un suicidio delle idee della sinistra, senza che il governatore sognatore della Puglia si sia chiesto chi abbia ucciso tutti i voti persi dal proprio partito alle elezioni di febbraio, o sappia suggerire con quale altra forza politica il Pd avrebbe potuto formare un governo, vista limplosione della sinistra. La stessa domanda è posta ad Angelo Panebianco, che invece invita tutti a ragionare con la realtà dei fatti e dei numeri, che hanno determinato la crisi del Pd, la rielezione di Napolitano e laccordo stesso.
Dopo un affondo di Travaglio sul processo Mediaset, Michele Boldrin affronta il nodo del rapporto tra pubblico e privato sostenendo che uno dei grossi problemi del Paese consiste nella qualità degradante dei servizi pubblici. La trasmissione apre il dibattito sul rapporto fra scuola pubblica e scuola privata, raccontando liniziativa referendaria del comune di Bologna e le proteste contro sindaco e assessori per vietare che le scuole per linfanzia diventino parte dellAsp: il timore è che ciò apra alle privatizzazioni, benché lente sia totalmente statale e la giunta comunale smentisca una qualche intenzione di vendere le scuole a un privato. Il servizio apre il dibattito in studio: la senatrice del Pd Puglisi fa notare che senza le convenzioni con le scuole paritarie, più di 1000 bambini sarebbero in mezzo a una strada perché i soldi non basterebbero per colmare la richiesta di posti; Vendola ribatte ammettendo di fare una certa fatica ad accogliere le argomentazioni a favore della scuola privata e che sia uno scandalo che la si finanzi in modo cospicuo, nel momento in cui il 20% degli edifici della scuola statale sono pericolanti, senza toccare però il tema delleccesso di domanda rispetto alle strutture dello Stato.
Lo spessore dellargomentazione politica sembra calare, ma per fortuna arriva il turno di Angelo Panebianco, interrogato da Santoro sulla necessità di garantire lordine e la coesione sociale: secondo il politologo, il vantaggio della democrazia è la possibilità che le tensioni possano esprimersi, così da evitare sovraccarichi pericolosi; in secondo luogo, Panebianco mette in luce la necessità che le tensioni siano incanalate, poiché luscita dai binari legali dellespressione e della manifestazione delle tensioni potrebbe incrinare il sistema istituzionale e la società.
Dopo il bagno di realtà offerto dalleditorialista de Il Corriere della Sera, la puntata si concede una pausa pubblicitaria; ad aspettare il pubblico al rientro dallo stacco ecco Travaglio che intesse la trama scura delle mezze verità su Giulio Andreotti, meno ipocrita dei suoi successori della seconda repubblica e dellalleanza destra-sinistra. Accanto a Travaglio interviene Antonio Venturini, vicepresidente del consiglio regionale siciliano eletto per nel Movimento 5 Stelle, definito poche ore prima un «pezzo di m… da Grillo, con cui Venturini è entrato in conflitto per il rifiuto di rendicontare il proprio stipendio e alcune osservazioni sullattualità politica.
Dopo aver concluso il dibattito a cinque stelle, si apre il fuoco sulla scuola e Michele Boldrin ne chiede una che funzioni, senza che debba essere per forza dello Stato: a fronte del finanziamento statale proveniente dalle tasse, non è per niente detto che gli enti che offrono il servizio debbano essere per forza statali. Serena Dandini inizia un aspro confronto con Boldrin, ma Santoro prova a spezzare il ritmo interpellando Panebianco sul caso dei 5 Stelle: il tutto va a buon fine, ma il politologo si esprime anche sulla libertà di educazione, rimarcando quanto il pubblico non sia garanzia di qualità, citando l’esempio della sanità campana.
Dopo che la senatrice Puglisi ha espresso la propria opinione sulle larghe intese con il Pdl, sottolineando l’inevitabilità dell’alleanza alla luce del muro alzato da Grillo su un possibile accordo, un ultimo servizio su Bologna fotografa la posizione del sindaco, convinto a confermare le convenzioni alle scuole paritarie anche se il referendum consultivo dovesse dare un esito a loro sfavorevole. Un’insegnante della città interviene in studio, sostenendo la scuola statale, dove alcuni studenti eccellono in diverse materie, e subito Boldrin invita a tenere conto dei dati globali (e cita quelli Ocse), che fotografano un graduale abbassamento dei risultati ottenuti nella scuola italiana.
A chiudere la puntata (prima della satira da “inciucio” di Vauro) è il giornalista economico Dragoni, benché pare strano che sia stato richiesto un focus sull’Imu, piuttosto che qualche indicazione numerica sulla situazione della scuola d’Italia, dove il privato ha ancora l’odore terribile del mero interesse egoistico, ma lo Stato non pare offrire una prospettiva differente, perché invece di fare la cultura di molti fa l’ignoranza dei tanti. E nel Paese in cui un’azienda privata può fare “Servizio Pubblico”, la scuola è ancora ostaggio del mito statalista del poco uguale per tutti.