il Berlusconi giulivo il personaggio con cui si apre la puntata di Crozza nel paese delle meraviglie di ieri, venerdì 10 maggio. Si sente giovane come non mai il Cavaliere e non lesina ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso possibile la sua rinascita miracolosa: da Renzi a Monti, dai Letta (zio e nipote) a Bersani. Conclude svelando finalmente linganno: siete tutti su Silvio a Parte, ci siete cascati! Crozza, nel monologo successivo, riflette su come i processi di Berlusconi abbiano scandito la sua vita e quella di tutti gli italiani. Ma si sa che è un complotto giudiziario della Procura di Milano che ci mette sempre lo zampino perché ce lha con lui. Crozza gli ricorda che è lui che risiede a Milano e che sono i magistrati della Procura i veri perseguitati dai suoi reati. Poi cita scandalizzato il titolo di un quotidiano che dà del delinquente al Cavaliere: non si può dire una cosa del genere nel titolo di un giornale. O si può? Se si può o non si può, fa molta differenza per milioni di italiani che ce lhanno sulla punta della lingua da venti anni sottolinea Crozza. Ma gli onori della cronaca degli ultimi giorni sono senzaltro per le nomine alla Commissioni parlamentari che hanno visto ricomparire le solite facce ed evocato anni bui. Uno su tutti il neo presidente della Commissione Giustizia Nitto Palma, di cui prontamente compare una foto, che come primo atto ufficiale è andato a trovare un pentito in carcere e come prima proposta fattiva vorrebbe promulgare un condono personalizzato per la regione Campania. Ce ne sono molti altri di riciclati eccellenti come Formigoni, indagato per appropriazione indebita e associazione a delinquere, alla Commissione Agricoltura o Antonio Razzi, che parla solo calabrese stretto, alla Commissione Esteri.
Come evocato dalle parole di Crozza, compare Formigoni che inevitabilmente tira con sé Bossi e Maroni tutti interpretati dallubiquo attore genovese che dà vita a una incomparabile gag diacronica. Quando indossa la parrucca da Maroni, gli occhiali da Maroni e incassa la testa fra le spalle, la metamorfosi è talmente fulminea e perfetta che non manca mai di suscitare ilarità in studio. La performance elettronica questa volta è a dir poco convulsa e la lite a tre si risolve solo quando Maroni minaccia di chiamare un magistrato.
Il conduttore/mattatore fa una premessa stilistica allo sketch dedicato a Napolitano e richiama alla memoria Totò, e in particolare quello del film La banda degli onesti, per giustificarsi con il Capo dello Stato nel caso dovesse offendersi. Entra la scenografia e troviamo il nostro Presidente alle prese con le minacce della Merkel che al telefono gli ha detto che, se superiamo il famoso 3% del deficit sul Pil, lEuropa ci confischerà il Cervino. Praticamente, il povero Giorgio deve trovare 15 miliardi in meno di venti giorni. Prova a rivolgersi al Governo, ma i ministri sembrano in preda a forti divergenza. Napolitano non può fare altro che invocare laiuto divino che, nella fattispecie, si manifesta con larrivo di un pacco da parte del nonno del corazziere Loturco. Allinterno del pacco cè della carta, una matrice e una lettera in perfetto stile Totò/Peppino. Viene convocato il nipote di cotanto nonno il quale sostiene di avere anche i macchinari per stampare le banconote. Si trovano nelle cantine del Quirinale. Napolitano/Crozza si inalbera difronte agli ammiccamenti dei suoi fidi corazzieri e apre una danza decisionale del tutto uguale a quella del famoso film citato nellintroduzione stilistica. La scena cambia e ci troviamo nelle cantine del palazzo presidenziale dove i tre ripropongono pari pari la gag della stampa della prima banconota, solo che alla prova dei fatti si scopre che è da 30 euro (il video dello sketch alla pagina successiva).
È quindi il momento di Briatore/Crozza con i suoi sogni da top manager e i suoi aspiranti manager. Come al solito sfoggia un eloquio a metà tra Pappagone e Montezemolo e massacra uno a uno i suoi allievi. C’è chi sbaglia senza neanche rispondere e chi non sa che una filippina non sarà mai contenta di ritornare dai suoi parenti. Fino a quando non arriva la candidata giusta che si esprime esattamente come lui e non deve far altro che parlare per essere scelta.