Durante le feste ad Arcore non accadeva niente di sconveniente, erano serate normalissime nel corso delle quali non è mai avvenuto alcun rapporto sessuale. A dirlo sono Silvio Berlusconi e Karima El Marough durante lo speciale andato in onda ieri sera su Canale 5, La guerra dei vent’anni: Ruby, ultimo atto, trasmesso alla vigilia della requisitoria di Ilda Boccassini. La versione del pm, però, è totalmente diversa: Le ragazze invitate ad Arcore facevano parte di un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi, ha affermato oggi la Boccassini riferendosi alle cene organizzate dall’ex premier. Il 14 febbraio 2010, inoltre, al di là di ogni ragionevole dubbio, Emilio Fede, portando Ruby ad Arcore, sapeva che quella ragazza era minorenne perché era stato il presidente della giuria del famoso concorso di bellezza, quindi non poteva non sapere. Abbiamo commentato lo speciale di ieri insieme a Massimo Bernardini, autore e conduttore di Tv Talk ed esperto di tv.

Cosa può dirci della trasmissione?

Francamente sono rimasto abbastanza perplesso. E assolutamente legittimo che si voglia fare uninchiesta e anche una controinchiesta legata al processo Ruby, però quanto è andato in onda ieri sera era qualcosa di diverso.

Cosa intende?

La ricostruzione effettuata sembrava quasi dare già per scontato lesito negativo della sentenza nei confronti di Berlusconi. E’ stato quindi necessario correre ai ripari, mettere le mani avanti e tentare di spiegare che, in fin dei conti, la sentenza che sta per arrivare è ingiusta. Credo sia proprio questo il maggior limite di unoperazione il cui scopo non è legittimo ai fini di un giornalismo serio.

Come avrebbe dovuto essere impostata?

In teoria sarebbero dovuti partire da zero e ricostruire punto per punto e dettagliatamente tutta la vicenda. Questo avrebbe avuto anche un senso, ma lo speciale visto ieri sembrava avere lunico obiettivo di mettere in fila tutte le ragioni per cui la futura condanna di Berlusconi è sbagliata. Le interviste, le analisi, i frammenti di registrazioni processuali: quello che abbiamo visto non può essere definito giornalismo dinchiesta, ma semplicemente giornalismo a tesi.

Che conseguenze può avere un programma del genere sul processo e sullopinione pubblica?

Probabilmente solo quello di rafforzare ancor di più lopinione dei suoi soli sostenitori. In fin dei conti lo speciale di ieri è stato visto da poco più di 1.400.000 persone (1.425.000 spettatori e il 5.88% di share, ndr), poco di meno della cifra raggiunta domenica scorsa da Canale 5 con un film (King Arthur, 1.686.000 spettatori e il 6.75% di share, ndr), quindi non è stato un evento televisivo di massa capace di catturare lattenzione di tutti. Anzi, probabilmente i normali spettatori di Canale 5 ieri sera hanno guardato qualcosaltro. E per questo che dico che in fondo, visto che i sostenitori di Berlusconi già pensano che sia perseguitato dalla giustizia, adesso ne sono ancora più convinti. Credo però che sia stata una serata senza un vero scopo, una serata che di fatto non aggiunge nulla.

Qual è stato il momento che lha convinta di meno?

Senza dubbio quello della ricostruzione della serata in Questura, a mio giudizio debolissima (la trasmissione afferma che, nella notte del 27 maggio 2010, nessuna pressione è stata fatta da Silvio Berlusconi per far uscire Ruby dalla questura di Milano, ndr). Anche accettando che si trattasse di una ricostruzione giornalistica ben motivata, è stato quello il momento che ha davvero fatto acqua da tutte le parti. Personalmente, da telespettatore che ha cercato di seguire una ricostruzione, una volta spento il televisore ero ancora più perplesso di prima.

Qual è secondo lei l’aspetto più “grave” di un programma del genere?

Certamente quello del conflitto di interessi: un editore, infatti, ha utilizzato i propri mezzi audiovisivi per una difesa strettamente personale. Un fatto, questo, che mi lascia quindi perplesso anche dal punto di vista giornalistico: un programma del genere probabilmente appanna anche la credibilità di un giornalista come Andrea Pamparana che ha scelto di presentarlo. E’ assolutamente rispettabile e legittimo far capire al pubblico come si è svolta una determinata vicenda, ma in questo caso, come dicevo, siamo su un terreno completamente diverso. Un terreno su cui sono stati messi insieme solamente i fattori che servono a consolidare una tesi ben precisa, mentre ne sono stati ignorati tanti altri che questa stessa tesi la contraddicono.

Il problema del conflitto di interessi è anche ciò che differenzia un programma di questo tipo dalle docu-fiction di Santoro, per esempio?

Certo, anche se fortunatamente sia Mediaset che Santoro, pur essendo faziosi, non lo sono stati sempre. E’ quindi necessario osservare ciò che accade serata per serata, ma soprattutto smetterla con queste “battaglie” televisive che, di volta in volta, vengono riproposte. Bisognerebbe semplicemente tornare a raccontare i fatti, niente di più.

 

(Claudio Perlini)