Ieri sera, lunedì 13 maggio, è andata in onda la replica di La gita a Tindari, il primo episodio della serie del Commissario Montalbano trasmessa per la prima volta nel 2001. Una mattina come tante, sulla spiaggia di Marinella, il commissario Montalbano (Luca Zingaretti), si sta concedendo la sua solita nuotata prima di affrontare la giornata di lavoro. Qualche bracciata e ha raggiunto la riva. Il piacere di un caffè e l’arrivo di una telefonata. Il suo aiutante, Fazio (Peppino Mazzotta) lo avvisa dell’ammazzatina di un picciotto avvenuta proprio in Piazza del Popolo 1. Il sopralluogo sulla scena del delitto mette a conoscenza il commissario dell’identità della vittima: Nenè Sanfilippo, freddato in misteriose circostanze. Le indagini prendono il via e mentre il commissario tenta di mettere in ordine le sue idee, in ufficio riceve la visita di Davide Grifo, preoccupato per la scomparsa degli anziani genitori. Il colloquio permette a Montalbano di scoprire che l’anziana coppia abitava proprio nella stessa palazzina in Piazza del Popolo 1 dove aveva dimora Nenè Sanfilippo. Assieme a Fazio, raggiungono l’appartamento della famiglia Grifo. Entrano, ma dei genitori del giovane non trovano nessuna traccia. L’occasione di quella visita permette al commissario di raccogliere altri indizi in merito alla vita del Sanfilippo venendo a conoscenza di particolari piccanti. Scopre che i Grifo sono scomparsi proprio al ritorno di una gita “tutto compreso” a Tindari, organizzata da Beatrice di Leo (Carmela Gentile), una giovane studentessa che per guadagnare qualche soldo, lavora come imbonitrice per una fabbrica di pentole. Dopo la perquisizione dell’appartamento dell’ucciso, scoprono una quantità di videocassette e cd contenenti filmanti di carattere pornografico con protagonista Nenè e le sue innumerevoli conquiste e un computer da ispezionare completamente, lavoro per mettere alla prova il fido Catarella (Angelo Russo), fresco di un corso di “formaticcia”. Interrogatori, incontri, informazioni frammentarie contribuiscono a ricostruire gli ultimi giorni dei Grifo, come l’incontro con Beatrice di Leo, dove Montalbano con la sua rude ospitalità, invita la giovane a pranzo nel suo ristorante preferito per mangiare gli immancabili piatti di pesce. Sarà la visita inaspettata del suo vice Mimì Augello (Cesare Bocci), a far scattare in Montalbano l’idea di far conoscere i due nel tentativo di scongiurare il folle trasferimento del collaboratore e amico al Nord, per seguire una “fimmina” della quale s’è innamorato. Dal pranzo, il commissario torna con la scoperta di un servizio fotografico intero fatto durante la gita a Tindari, utile per proseguire nelle indagini. Ma cosa potrebbe mai legare la scomparsa dei coniugi Grifo con l’uccisione di Nenè Sanfilippo? il sospetto che tormenta Montalbano, convinto che la morte del “fimminaro” e la sparizione dei coniugi possano essere legate da chissà quali intricate faccende. La trama s’infittisce. Montalbano riceve l’invito per un colloquio da parte dell’anziano boss don Balduccio Sinagra (Francesco Sineri). Un rischio esporsi recarsi nella ricca tenuta del capo, ma l’occasione per venire a conoscenza di chissà quali segreti e possibili indizi lo incuriosisce. Il vecchio mafioso è preoccupato per la salute del nipote Iapichinu e confessa al commissario il luogo dove si nasconde da latitante. La visita non è esente da ripercussioni, anche se Montalbano ne esce a testa alta, dopo uno scontro col Questore a Montelusa. Intanto, i corpi dei coniugi Grifo vengono rinvenuti senza vita in una campagna. Sono stati uccisi mano nella mano con un colpo alla testa: la classica esecuzione mafiosa. Il computer di Sanfilippo, esplorato da Catarella rivela contenuti importanti. Lettere erotiche con descrizioni audaci di rapporti, nomi e indirizzi e un romanzo, che Montalbano rifila da leggere al suo vice. Ma la scoperta forte, è che una delle donne immortalate nelle riprese amatoriali del Sanfilippo, è la moglie di un noto chirurgo Eugenio Isgrò, la bella Vania Tirulescu. Il tentativo d’arresto di Iapichinu Sinagra fallisce. Il giovane malavitoso viene ritrovato morto nel sue rifugio. Qualcuno dei suoi nemici li ha preceduti togliendo di mezzo l’incomodo giovane rampollo della mafia. Nuovi indizi emergono. Le foto scattate durante la gita a Tindari, ritraggono i Grifo seduti in fondo al pullman preoccupati per un auto che li stava seguendo. E quell’auto si rivelerà di proprietà di Nenè Sanfilippo. Perché li seguiva? La scoperta di un casale in campagna di proprietà degli anziani e del fatto che venisse affittato proprio a Sanfilippo stesso risulta la chiave di volta delle indagini. In una stanza di quella casa il fimminaro svolgeva i suoi traffici illeciti pagando un forte affitto alla coppia, come giustificano gli ingenti risparmi accumulati dalla coppia e depositati su un libretto postale. Ma perché la loro morte? 



Tutto ruota attorno a a Sanfilippo. Oltre a godere delle donne che si procura, ha stretto un patto con il chirurgo Isgrò il quale, per conto della malavita organizzata, gestisce una clinica per facoltosi pazienti bisognosi di trapianti. L’accordo consiste nel fornire al medico compiacente i “pezzi di ricambio” ricorrendo a prostitute tolte dalla strada. Tutto il meccanismo sembra funzionare fino a quando accade un qualcosa di inaspettato: la moglie di Isgrò, la bella rumena. Nenè s’innamora della giovane signora andando a inceppare il meccanismo. Purtroppo, nella resa dei conti, non sono stati risparmiati i coniugi Grifo, malgrado le pressioni di Sanfilippo per tenerli fuori dalla losca faccenda. La loro esecuzione sembra un inciampo, ma non lo è. Il piano mafioso ha funzionato evitando di eliminare nello stesso caseggiato tre persone.

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