Ecco un piccolo miracolo nel mondo del cinema. Sto parlando del documentario di Matteo Vicino Young Europe, che tratta di giovani alle prese con la sicurezza stradale. Il film, patrocinato dalla Polizia stradale e dal Ministero dellInterno, lancia uno schiaffo in faccia ai benpensanti, a coloro che pensano che sul guidare in macchina si è già detto tutto. La storia non rappresenta solo lespediente per spiegare che le cinte vanno allacciate e gli sms mentre si è al volante costituiscono un pericolo: narra del disagio giovanile, di mancanza di amore, di cinismo da parte di ragazzi e adulti.

La possibilità di riempire una pellicola con messaggi diversi è dato dallintrecciarsi di vite, episodi, che coinvolgono i protagonisti della vicenda. A metà tra un videoclip e un fumetto le azioni girano vorticosamente: la ragazza anoressica, il trentenne rampante, i genitori incapaci ruotano e si danno il cambio nelle scene, fino al crash finale, fino allennesimo morto sulla strada.

Assistiamo alla discesa degli inferi di una Giovane Europa, che non ha rispetto dellaltro, quindi non rispetta se stessa. Scioccante il pensiero suggerito da Josephine, schiava della cocaina e di disturbi alimentari: Ho messo sotto una persona, lho uccisa. Sono stata io, ma poteva capitare a chiunque. Una deresponsabilizzazione che imprigiona i giovani, accusa gli adulti, denunciando una vita senza regole. La trasgressione in strada circuisce, intrappola, guidatori, pedoni, passeggeri, portandoli a schiantarsi contro il guardrail, unesperienza condivisa tra distruzione e distrazione. Per esempio: la professoressa di spagnolo, catturata dal suo illecito flirt, investe una ragazza in bicicletta, che, con la musica sparata dalle cuffie dellipod, muore gorgogliando. Storie semplici (mai banali) che rimandano al quotidiano: secondo le statistiche, 11 ragazzi sotto i 30 anni muoiono di notte, ogni settimana, vittime di incidenti stradali. Qui e in Europa.

Anche lambientazione del film tratteggia uno smarrimento apolide: larrivare a destinazione veloci, il voler spingere lacceleratore, non appartiene a una preferenza geografica ma come un morbo, infetta le generazioni di tutta Europa, massacrandole in nome della violazione delletica e del codice della strada.

Un pugno in faccia che non risparmia nessuno, anzi, come ha raccontato in conferenza stampa il regista Matteo Vicino, sono state le stesse autorità in divisa, a volere che il dolore non fosse censurato, ma affrontato nella sua crudezza.

Che sofferenza per gli “angeli in divisa” suonare i campanelli all’alba e dare la notizia alla famiglia che il proprio figlio o la propria figlia si trovano all’obitorio, vittime dell’ennesimo scontro tra auto. Puro orrore ribadire una verità nota, riportare le conseguenze: essere imprudenti alla guida offre ai giovani il brivido del rischio, che non è una gomma bucata, ma agonizzare in un mattatoio di asfalto, lì dove la morte giunge con ferocia. La scena della madre accompagnata in obitorio a riconoscere la salma della figlia, sbalzata dal parabrezza in un incidente, è straziante. Una fine che non è addolcita da ipotesi: come si vede nel film, la madre non riesce neppure a riconoscere il volto della figlia, talmente l’impatto è stato violento.

Young Europe desidera che il problema venga accolto e non rimosso, perciò utilizza immagini shockanti, conformi alla realtà. Ci pensa la partnership con Google a dare la giusta diffusione al film, che è disponibile gratuitamente tramite il portale di YouTube. Matteo Vicino ha raccontato anche della proiezione gratuita in oltre 50 sale, per gli alunni delle scuole. Da questi incontri è nato un interessante dibattito, sfociato nel passaparola, segno che i giovani hanno capito la genuinità del messaggio, alzando il counter del film, su youtube, a oltre centomila visualizzazioni. Un vero piccolo-grande miracolo, per un cortometraggio low budget.

Young Europe non propone una visione moralista, del tipo “fai questo, perché è giusto farlo”, piuttosto si prende cura di evidenziare la possibilità di intraprendere una scelta: percorrere la strada della sicurezza, proteggendo la vita propria e di chi ci sta vicino, oppure scivolare nello sfondo di un baccanale fatto di lamiere, lacrime e sangue. Da vedere e far vedere, assolutamente.