La puntata di sabato 18 maggio di Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio, si apre con il caso letterario dell’anno: un libro che in Francia ha già venduto più di 700mila copie e che adesso viene pubblicato in Italia. A scriverlo è stato un giovane scrittore che si chiama Joel Dicker e che troviamo già seduto difronte a Fabio Fazio. Il titolo del libro, che è un noir letterario, è “La verità sul caso Harry Quebert” e tratta essenzialmente della scrittura e della letteratura come metafore della vita. La traduzione simultanea rende l’intervista un po’ farraginosa, ma il giovane talento transalpino risulta comunque simpatico e spigliato anche se ancora incredulo nei riguardi del suo stupefacente successo. Racconta che questo sarebbe stato il suo ultimo tentativo, il sesto della serie; se avesse ricevuto un altro rifiuto da parte degli editori avrebbe smesso di provarci e probabilmente questa consapevolezza di essere all’ultima spiaggia gli ha dato quel pizzico di libertà in più che gli ha consentito di scrivere con una passione e un divertimento che gli erano prima sconosciuti. I protagonisti della storia sono due scrittori, anzi uno scrittore e un aspirante scrittore, un maestro e il suo allievo che poi diventa anche il suo migliore amico. Leggendo il libro, ci dice Fazio, ci si appassiona immediatamente alla storia e ci si rende conto che il vero scopo del racconto è quello di indicare le regole essenziali della scrittura.



La seconda intervista è ancora letteraria anche se lo scrittore è stato anche un grande calciatore. Stiamo parlando di Lilian Thuram che, smessi i panni di uno dei più forti difensori di tutti i tempi, ha preso in mano la penna per raccontare la sua storia e in particolare i suoi modelli e maestri di vita. Il libro si intitola “Le mie stelle nere” ed è una galleria di personaggi famosi o sconosciuti che hanno illuminato la sua vita. evidente che il filo rosso che lega queste persone è la lotta contro il razzismo in tutte le sue forme e sfaccettature. Fazio gli chiede come vede la situazione italiana su questo tema e lui risponde che, a suo avviso, è stata imboccata la strada giusta anche se rimane ancora molto da fare. C’è da costruire una cultura dell’unicità del genere umano senza distinzioni di nessun tipo e la politica è chiamata a questo importante compito molto più dei club e dei tifosi del calcio, che sicuramente possono fare la loro parte, ma che non hanno gli strumenti necessari per cambiare le cose alla radice. La cittadinanza italiana per chi nasce in Italia è la prima condizione perché non si generino rabbia e frustrazione; se venisse negata la cittadinanza non si farebbe altro che negare la realtà generando sofferenza e risentimento (nella pagina seguente il video dell’intervista a Lilian Thuram).



il momento del nuovo e acclamato film di Paolo Sorrentino che si intitola “La grande bellezza” e che è ambientato a Roma. Insieme al regista fa il suo trionfale ingresso in studio uno dei protagonisti della pellicola, che tra l’altro verrà presentata al Festival del Cinema di Cannes nelle prossime ore, e cioè Carlo Verdone. Con i due illustri ospiti Fazio intavola una piacevolissima conversazione fatta di riflessioni sul cinema e di citazioni, di spezzoni del film e aneddoti. La vera protagonista della storia è la bellezza della città ma anche quella dei personaggi che ci vivono. Come spiega il regista, il film non è altro che il frutto della sua voglia di vedere la bellezza anche nei sentimenti e nei rapporti e, alla fine, anche nelle persone che ci circondano. il cinema, prosegue Sorrentino, ci offre questa opportunità di vedere con occhi più benevoli anche quelle persone che nella vita reale magari disprezziamo. L’evocazione di un altro grande affresco su Roma come quello dipinto da Fellini con il film “La dolce vita” è inevitabile e fornisce a Verdone lo spunto per notare come siano sempre i non romani a saper cogliere la vera essenza della città, probabilmente perché conservano lo stupore.



La puntata si chiude con la consueta classifica delle notizie d’attualità stilata dall’insostituibile Massimo Gramellini che prima ci porta in Nuova Zelanda per raccontarci l’incredibile storia di due turisti italiani che impauriti e sperduti in mezzo all’oceano a bordo di una minuscola imbarcazione si sono sentiti chiedere da due anziani passeggeri Neozelandesi se c’erano novità sul caso Ruby. Poi ci fornisce le cifre davvero impressionanti delle stragi compiute dall’appena scomparso Videla e conclude con una foto dell’ultimo comizio di Giovanardi per farci soffermare sulla solitudine dell’uomo moderno.