Anche questa settimana le telecamere di Un giorno in pretura sono puntate sul processo indiziario della Corte d’Assise di Taranto a carico di Sabrina Misseri e Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi. Madre e figlia imputate cercano di difendersi dall’accusa di aver provocato la morte della ragazzina a cui dicono di essere tanto affezionate. La puntata comincia con il momento in cui Cosima fu arrestata e uscì da casa scortata dalla polizia, mentre una folla di compaesani in strada urlava e applaudiva per quell’arresto annunciato. Chiamata all’interrogatorio in aula, la donna si avvale della facoltà di non rispondere. Si passa quindi alle testimonianze in merito ad un racconto diffusosi nel paese di Avetrana, del quale si cerca di capire la veridicità in quanto viene posto da alcuni come sogno e da altri come fatto realmente accaduto.
Il tutto inizia dalla testimone Anna Pisanò che riceve una confidenza dalla figlia Vanessa. Sembra che Sarah sia stata vista correre in strada inseguita dall’auto di Cosima, che una volta raggiunta l’avrebbe costretta con la forza a salire in macchina. Ad aver visto la scena è il fioraio Giovanni Buccolieri, che passava di là con il suo furgone. Ma è la moglie a smentire in aula la veridicità di questo racconto, precisando che si trattava semplicemente di un sogno fatto dopo il ritrovamento di Sarah. Tra l’altro, man mano che viene raccontato, questa versione si arricchisce ogni volta di nuovi particolari. Dato che non si riesce a dare una certezza a questo racconto, l’accusa avanza l’ipotesi che il fioraio si trovasse in quella zona per vedere la sua amante e per questo non voleva far sapere ciò che aveva visto. Così si comincia ad indagare nella vita privata di Giovanni Buccolieri. Ed è ancora una volta Anna Pisanò a dire che aveva sentito voci in giro nel paese che dicevano sua figlia Vanessa avesse una relazione con il fioraio. Ma la moglie, la sorella e gli altri familiari smentiscono la circostanza in quanto Vanessa veniva trattata come una sorella ed avevano un ottimo rapporto.
I testimoni sono molti e si alternano velocemente introdotti da Roberta Petrelluzzi che presenta il programma da anni e che fa il punto della situazione. C’è un testimone in particolare, Donato Massari, che dichiara di aver visto sempre nella famosa strada dove è scomparsa Sarah, alle 14.35, un’auto e un furgone bianco guidato da un signore con i baffi. Successivamente a questo episodio, secondo il testimone, Cosima e Sabrina si sarebbero recate a casa sua per parlare con la figlia Francesca. L’evento viene confermato dalla stessa Sabrina che dichiara di aver voluto chiedere a Francesca, in quanto amica di Sarah, se sapesse qualcosa di lei che poteva aver tenuto nascosto ai familiari. In quella occasione il padre avrebbe raccontato alle due donne del furgone avvistato in strada e avrebbe riconosciuto l’auto di Cosima. Viene affrontato a questo punto uno dei temi principali del processo e cioè l’orario in cui Sarah è uscita di casa. Secondo l’accusa la piccola sarebbe stata uccisa da Sabrina nell’arco temporale tra le 14 e le 14 e 20. Invece la difesa sostiene che sarebbe morta tra le 14.30 e le 14.40, sulla base di un sms inviato da Sabrina a Sarah in cui le confermava la partenza per il mare, sms che invece l’accusa considera un depistaggio dell’imputata dopo aver ucciso la cuginetta.
A far da ago della bilancia quindi è l’orario di uscita da casa di Sarah sul quale neanche i genitori sono riusciti ad essere precisi, anche se nel verbale dei carabinieri della prima denuncia di scomparsa viene indicato come orario le 14.30. Vengono trasmesse le dichiarazioni di una serie di testimoni a cominciare da un uomo che fa dichiarazioni contrastanti sull’orario in cui ha visto Sarah nella stradina. Per dimostrare l’inattendibilità del testimone, l’avvocato della difesa Coppi lo fa allontanare dall’aula. Spiega quindi al giudice che ha bisogno di fargli una serie di domande per dimostrare che il giorno dell’arresto di Cosima, caratterizzato da una chiassosa accoglienza in strada fatta di urla ed insulti, il signor Petarra si trovava in mezzo a quella stessa folla che applaudiva all’arresto della donna inficiando così la sua neutralità di testimone nella vicenda. Una volta fatto rientrare in aula, al teste vengono mostrate delle sue foto in quella situazione e lui conferma di essere stato presente al momento dell’arresto.
Seguono una serie di contestazioni da parte della difesa, anche in merito ad un’altra testimone, una ragazza che era con il fidanzato in auto quel giorno. Dopo la scomparsa di Sarah la ragazza dichiarò ad un giornalista di “Chi l’ha visto” di aver notato Sarah passare alle 14.35 e di esserne sicura perché aveva guardato proprio in quel momento l’orologio del cruscotto. In aula invece si smentisce e afferma di non ricordare l’orario preciso ma di poterlo collocare in un arco temporale tra le 14 e le 14.30. Il finale della trasmissione è dedicato allo scambio di messaggi intercorso tra Sabrina, Sarah e Mariangela: l’accusa, infatti, definisce questo scambio un tentativo mal riuscito da parte di Sabrina di crearsi un alibi, per coprire la morte della cugina che secondo loro era già avvenuta. Sabrina precisa ogni singolo passaggio sulla questione con determinazione e sicurezza.