“E’ una stagione di lutti, che sembra non aver fine, per il mondo del teatro”: dice così Franco Branciaroli, contattato da ilsussidiario.net per commentare l’ultima grande attrice scomparsa in queste ore, Franca Rame. Branciaroli, con la voce di chi esprime tutto il suo amore per un teatro, come dirà in seguito, che “non esiste più”, sottolinea questo aspetto, quello della morte, ad esempio quella ancora recente di Mariangela Melato. Come se il teatro, quello vero, quello più autentico, ci stesse esso stesso lasciando: “Cosa significano queste morti? La fine di un certo modo di intendere e fare teatro? Direi piuttosto che quel teatro, l’unico, non esiste già più da tempo. Oggi il teatro è superato da se stesso al ribasso; quello in cui operavano talenti come Mariangela Melato e Franca Rame era invece un teatro che aveva una importanza, per chi recitava, ma anche e soprattutto per il pubblico”.
Cosa significa per il mondo del teatro la scomparsa di Franca Rame?
Significa la perdita di protagonisti irripetibili, quando il teatro aveva un ruolo, una dignità e una importanza. Oggi per far sapere che il teatro esiste devi inseguire personalmente i critici e chiedere loro di venirti a vedere. Rimangono forse solo i giornali a parlarne, ma neanche quelli, visto che si limitano a una recensione alla settimana di spettacoli teatrali.
Che cosa ha significato invece per il teatro italiano Franca Rame, che lezione ci lascia?
E’ stata una delle protagoniste principe di un mondo che non c’è più. Non dimentichiamo poi che era una donna bellissima, dal fascino totale, che richiamava gli spettatori anche per questo aspetto totalizzante della sua figura. Franca Rame è stata la regina di un teatro molto particolare che è esistito solo negli anni 70, il cosiddetto teatro militante.
Un teatro legato a una precisa stagione politica.
Assolutamente, ma interpretato e scritto con grande aderenza a degli ideali. Non possiamo certo paragonarlo con certi attori e certi spettacoli di oggi, che si definiscono anch’essi militanti ma fanno solo finta. Un teatro, quello di Franca Rame, che andava nelle piazze, nelle fabbriche occupate, nelle scuole. E poi ricordiamone il coraggio, di Franca Rame, quello di aver portato in teatro la storia terribile dello stupro subito, una violenza immane quella che lei subì.
Franca Rame veniva da una famiglia di teatro, cominciò piccolissima occupandosi di spettacoli di marionette per bimbi. Quanto ha influito su di lei la relazione con il marito Dario Fo?
Dario Fo era l’autore, lei partecipava. Ovviamente Fo era la figura predominante, anche se è curioso che Franca avesse scritto il testo del nuovissimo spettacolo di Dario Fo dedicato a Maria Callas che deve ancora essere presentato in pubblico, “Una Callas dimenticata”.
Quanto ha preso lei come attore da quel tipo di teatro, quello di Fo e Franca Rame? C’è uno spettacolo in particolare che vuole ricordare?
Ho preso moltissimo da quel tipo di teatro. Non ho preso ovviamente da lei, che era una donna ed esprimeva questo suo essere in modo distintivo, ma ho imparato molto da quel teatro. Personalmente poi ai suoi spettacoli da sola, i famosi monologhi degli anni 70, ho sempre preferito quelli in cui recitava con il marito.
C’è una erede di Franca Rame?
Un erede? Non scherziamo. Come quando qualcuno dice che c’è un erede di Franca Valeri. Queste donne non hanno eredi, sono uniche. Oggi il teatro è tutt’altra cosa è un mondo diverso, caratterizzato da un tipo di comicità pesante, esagerata. Nessun erede di Franca Rame, no.