Lincubo della violenza, dopo gli spari di Preiti. Nel cappello introduttivo della puntata di Servizio pubblico di ieri, giovedì 2 maggio, Michele Santoro ha raccontato della lettera recapitata allonorevole Schifani, capogruppo Pdl, con una frase di dura minaccia: Quei proiettili sono per voi. Leco della notizia è stato impressionante. Dagli striscioni della Val di Susa, al sostegno dato a Preiti. Il problema rimane certo quello del forte disagio sociale che sta colpendo sempre più persone. La questione è la solitudine che estranea da ogni relazione e possibilità utile per domandare aiuto. Ma la situazione, secondo Santoro, non è così facile da inquadrare e troppe volte i giudizi sono affrettati e fuori luogo. La questione è che la politica è stata messa sotto assedio. Il problema è quello dellipocrisia nella quale sono scadute le nostre istituzioni. Ipocrita è lo Stato quando tollera il dilagare delle mafie e il potere dei caporali. Ipocriti sono i politici, che come primo provvedimento, dopo il ferimento dei due carabinieri di guardia al Parlamento, hanno rafforzato le loro scorte. Ipocriti sono tutti coloro che accusano sempre e solo la politica come causa unica dei mali. Una canzone di Vasco Rossi, nel testo, dice: Gli spari sopra sono per voi. Ma se analizzata con attenzione, ha suggerito Santoro, scopriremmo come il verso che viene ripetuto è: Gli spari sopra sono per noi. Per noi che non sappiamo fare tesoro del dono che rappresenta la democrazia e non usiamo tutto quanto è lecito per avviare un irreversibile processo di cambiamento.



Il primo intervento della puntata è stato del professor Paolo Becchi in collegamento da Genova. Le sue parole hanno cercato di chiarire la presa di distanza avvenuta nei suoi confronti da parte di Grillo e del M5S. Tutto è sorto da un frase infelice e fraintesa che il professore avrebbe pronunciato durante la sua partecipazione al programma radiofonico La zanzara. Le sue parole, riportate dai maggiori organi dinformazione (Se viene posto un banchiere al Ministero delleconomia, non ci dovremmo stupire se qualcuno prendesse il fucile), hanno scatenato polemiche e convinto Grillo e i suoi a dissociarsi. Il professore ha spiegato le sue dichiarazioni, dicendo che si è trattato di un commento scherzoso. Santoro gli ha chiesto dove fosse lo scherzo in parole simili. Becchi, dopo le doverose spiegazioni, ha ribadito come i suoi intenti sono quelli di evitare quanto purtroppo accaduto negli ultimi giorni. Anzi, ha ribadito come, secondo il suo personale giudizio, il M5S non ha fatto altro che da argine a ogni scadimento nella guerriglia di piazza (in ultima pagina il video dellintervento di Becchi).



Michele Santoro non si è dimostrato per nulla soddisfatto delle giustificazioni addotte dal professor Becchi, sottolineando come e quanta cautela sia necessaria nel dibattito politico che si sta conducendo ormai senza alcuna cognizione di limite e rigore. La questione rimane legata al fatto che, purtroppo, la facilità con la quale si accede agli organi di informazione e il fluttuare delle notizie nella rete, non siano più garanzia di correttezza e limite, ma occasione per produrre il peggio facendo di ogni osservazione personale unideologia pericolosa e foriera di gravi conseguenze.

In questo Paese non dovrebbe sparare nessuno!, ha esordito Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale e ospite in studio. Dopo aver ripreso le parole della canzone di Vasco Rossi, ha sottolineato che gli spari non ci devono nemmeno essere e senza distinzione di vittime. La vicenda che ha sconvolto la giornata di domenica 28, con il ferimento dei due carabinieri, sempre secondo la lettura offerta da Sallusti, non può venire facilmente strumentalizzata come oggetto di facili indagini sociologiche. Da parte sua, la follia di Preiti, rimarrebbe confinata dentro un dramma privato, quello di un uomo che ha dilapidato le sue sostanze con il gioco e che ha cercato una disperata via di fuga nellaccusare Stato e istituzioni del suo fallimento. Inoltre, il fatto stesso che laggressore sia stato arrestato e non abbattuto come sarebbe avvenuto in nazioni come gli Stati Uniti, evidenzia che in Italia le forze dellordine, malgrado i ripetuti attacchi, dimostrano un rispetto della vita rassicurante. Purtroppo, quando si incita alla violenza, non si è mai consapevoli del fatto che qualcuno quelle parole le possa prendere sul serio per agire indiscriminatamente.



Marco Travaglio, ha ripreso alcuni elementi dall’intervento di Sallusti osservando come fino a qualche settimana fa chi ha sparato ha sempre rivolto l’arma verso se stesso oppure sui propri famigliari. Nel caso di domenica 28, la situazione è cambiata: l’arma è stata rivolta verso altri. Il problema rimangono i toni impiegati nella discussione politica. Usare un termine come “arrendetevi!”, impiegato spesso da Grillo nei confronti degli avversari politici, richiama allo scontro armato, alla guerra. “Arrendetevi, siete circondati”, rinvia a scenari di chiara impronta militare. Per questo può essere interpretato come un invito all’impiego delle maniere forti. La questione è che nella quotidianità, purtroppo, di occasioni quando si inneggia alla rivolta se ne incontrano troppe e in quel linguaggio “da bar” nel quale facilmente si scade trascinati dalla foga del parlare a caso. Questo, secondo Travaglio, rinvia a un modo di affrontare le problematiche, il più equilibrato possibile anche laddove la critica divine necessaria e inevitabile fino a divenire protesta.
Sulla stessa linea si è mantenuto Sergio Cofferati, richiamando come la sofferenza non deve subire strumentalizzazioni di nessun genere.