Ha dato il là al grande cinema dellhorror. Lesorcista è stato il suo più grande capolavoro. Una vera e propria icona nel campo della filmografia, fonte di ispirazione per molti registi. William Friedkin parteciperà anche questanno alla Mostra Internazionale dArte Cinematografica di Venezia, giunta alla 70esima edizione, ma questa volta non si limiterà a presentare una sua opera. A lui andrà il Leone doro alla carriera. Il regista statunitense riceverà lambito riconoscimento durante la Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal 28 agosto al 7 settembre, quando presenterà il restauro de Il salario della paura appositamente realizzato dalla Warner Bros. La notizia si è presto diffusa ed è giunta anche allorecchio di Luigi Cozzi, regista, sceneggiatore e scrittore italiano, grande amico e collaboratore di Dario Argento. A lui abbiamo chiesto di commentarla.
un premio meritato?
un grandissimo regista, ha fatto delle grosse innovazioni. un premio meritatissimo.
Cosha rappresentato Friedkin per il genere horror?
Lui ha fatto una pietra miliare, Lesorcista, film del 1973 che è stato il primo di una grande casa di produzione, un successo mondiale che ha sdoganato lorrore. Da quel momento è diventato materiale anche per le grandi case.
Quali film della sua carriera le sono rimasti impressi?
Ha fatto dei film bellissimi e almeno due o tre capolavori: Vivere e morire a Los Angeles, per esempio. Diciamo che è un regista che da quando ha avuto quel successo immenso con Lesorcista ha cominciato a fare quello che voleva lui. Ogni tanto ha fatto, certamente, film commerciali, poi però ha scelto di farne di più insoliti, più duri e cattivi. Recentemente ne ha fatti due o tre molto fuori dalle righe, che solo un regista libero può fare.
Quali sono i tratti che lo contraddistinguono?
un regista estremamente realistico, molto duro ma anche con tocchi di poesia. un cinema molto vero e spettacolare il suo.
A lei personalmente cosa la colpisce?
A me colpisce il suo modo di lavorare con gli attori che sono sempre perfetti nei suoi film. un grande metteur en scene, come dicono i francesi, è un grande autore di storie dure, drammatiche, violente, molto spettacolari, però non compiaciute come tende a essere il cinema oggi. la grande scuola di regia americana.
Lei si è ispirato qualche volta alla scuola di Friedkin?
Non proprio. Lui è molto lontano dal mio genere, io ho fatto soprattutto fiabe fantastiche, un genere non proprio suo, lui è un neorealista.
Ha preso, però, spunto dal suo modo di fare film?
Io no, però per Dario Argento, con il quale collaboro e che è un amico, è un idolo. Adora il suo stile. E poi ricordiamoci che Friedkin ha iniziato con Alfred Hitchcock.
Anche l’Italia con il Leone d’oro alla carriera riconosce la grandezza di Friedkin…
È un maestro del cinema mondiale, ma è soprattutto un maestro per i registi.
In che senso?
Ci sono dei registi che sono dei maestri per il pubblico nel senso che fanno grandi film spettacolari che piacciono. Di questo Friedkin se ne è però sempre un po’ fregato. Ha sempre fatto bei film, diversi che spesso piacciono di più ai registi che al pubblico. Tanti si sono ispirati. Dario Argento lo riconosce come suo grande maestro.
Cosa lo contraddistingue dagli altri registi?
Per avere successo bisogna spesso fare personaggi buoni, belle storie e lieto fine… Friedkin, invece, se ne frega, spesso fa film che finiscono male e i personaggi più belli sono quelli cattivi.
Un paio d’anni fa Friedkin era già stato alla Mostra di Venezia con Killer Joe riscuotendo grande successo.
Sì, era un altro bel film. Diciamo che di premi ne ha vinti tanti, ha vinto anche degli Oscar. Quel premio a Venezia è uno degli ultimi che gli sono stati attribuiti.
Per quanto la riguarda, invece, ha qualche progetto per il futuro?
Per il momento no, perché il cinema sta cambiando in continuazione, è difficile aggiornarsi, in riferimento alle tecnologie. Per ora sto cercando di capire dove sarà il cinema tra un anno o due prima di immischiarmi in qualche nuova avventura.
(Elena Pescucci)