Ci sono tanti modi di essere violenti nei confronti di una donna e la puntata di venerdì 31 maggio di “Amore Criminale” li descrive tutti. Sono due le storie che vengono raccontate, che spaziano dalla violenza psicologica a quella sessuale passando per lo stalking, un reato sempre più frequente nelle nostre realtà. Barbara De Rossi introduce la prima storia con l’ospite della puntata, l’attore Enzo De Caro, che legge la deposizione della madre della ragazza uccisa, Deborah Rizzato. L’omicidio di questa giovane ragazza fu un omicidio annunciato, in quanto giunse al culmine di una lunga persecuzione durata dieci anni, in cui nessuno la aiutò, nonostante le numerose denunce con tanto di registrazioni di minacce. Il 22 novembre 2005 a Biella, davanti alla fabbrica dove lavorava, fu trovato il cadavere di Deborah martoriato dall’ex fidanzato, Emiliano Santangelo. A raccontare la sua storia sono presenti in trasmissione il padre, la mamma e la sorella Simona. Deborah è cresciuta a Biella e da adolescente aveva tanti sogni, come quello di fare la modella o la ballerina, ma dopo aver dovuto rinunciare a quel mondo e alla passione di parrucchiera a causa di un’allergia alle mani, aveva trovato un lavoro in una fabbrica tessile. Caratterialmente era molto fragile e inquieta ed era sempre molto sola, ma soprattutto non si confidava con nessuno ancor meno con i genitori. Una sera in discoteca, Deborah incontra Emiliano di dieci anni più grande di lei. Era originario della Sicilia, abitava in un paese non lontano da Biella e faceva lavori saltuari. Spesso fingeva di essere un poliziotto per abbordare le ragazzine. In realtà era una persona profondamente disturbata, con forti problemi di personalità al punto che gli venne riconosciuta l’invalidità mentale al 75%. Deborah aveva solo 14 anni quando subì il fascino di Emiliano che la manipolò con la sua esperienza e la costrinse ad avere il suo primo rapporto sessuale. Per lei fu un momento devastante che ebbe forti ripercussioni ancor più perché non condivise la storia con nessuno, né amici né familiari. Emiliano intanto con lo stesso metodo adescava altre ragazzine di solito minorenni, con cui intratteneva relazioni contemporaneamente. Tra queste anche un’amica di Deborah che costrinse a fare uno spogliarello erotico per gioco e poi ne inviò il filmino al padre per ricattarlo e racimolare un po’ di soldi. Ma l’uomo lo denunciò e cominciò un’indagine che durò per anni in cui testimoniarono molte ragazzine, tra cui anche Deborah, nel frattempo diventata maggiorenne. grazie alle varie accuse di molestie e atti osceni, Emiliano fu condannato a tre anni di carcere. Ma il carcere aggiunse ai suoi problemi mentali il rancore nei confronti di chi l’aveva denunciato e quando uscì si accanì contro Deborah cominciando a perseguitarla. Le inviava centinaia di messaggi di minacce, telefonate in piena notte, la seguiva e la controllava. Il racconto della loro storia è corredato dalle voci vere dei protagonisti, dall’audio originale di una serie di telefonate fatte da Emiliano e registrate da Deborah in cui il ragazzo passava da dolci parole affettuose a minacce di morte. Deborah rispondeva e lo assecondava credendo che fosse il modo giusto per controllarlo, tra l’altro tenendosi tutto per sé, raccontandolo solo ai carabinieri. Un giorno Emiliano diede un passaggio alla mamma di Deborah e cominciò a toccarla in macchina, lei riuscì a scappare e quando la figlia le mostrò una foto del suo persecutore lo riconobbe. Così finalmente la madre scoprì il tormento della giovane ragazza. Numerose furono le denunce, ma non servirono a niente, finché arrivò il giorno maledetto. Una mattina mentre stava andando a lavoro Emiliano la seguì, le tagliò la strada con la macchina e scese per accoltellarla. La lasciò sofferente e sanguinante a terra, davanti alla sua fabbrica. Fu trovata da alcune colleghe di lavoro mentre l’assassino scappò con la macchina della ragazza fino a Genova, dove per un caso fu fermato da alcuni vigili urbani che riuscirono a risalire a lui. Dopo i funerali la famiglia ricevette anche le scuse dell’allora ministro della giustizia Castelli, perché lo Stato non era riuscito a proteggerla. Dopo tre mesi dall’inizio del processo, Emiliano si tolse la vita infilando la testa in un sacchetto di plastica. In studio a commentare la vicenda c’è l’avvocato Geraldine Pagano, che difende donne vittime di violenza.



La seconda storia raccontata in trasmissione è quella di Adriana, 19 anni di Sora. Era una ragazza particolare, molto intelligente e di una sensibilità estrema, molto diversa da quella dei suoi compagni. Stava sempre da sola, finché conobbe un ragazzo, Michele, in una chat. Dopo mesi di messaggi si incontrarono e si fidanzarono. Michele faceva il consulente informatico a Roma, ma per lei decise di trasferirsi a Sora, dove rimase a vivere con Adriana e la madre. Era innamoratissimo di lei e assolutamente niente in lui avrebbe potuto far presagire quello che poi sarebbe successo. Il rapporto procedeva bene tranne degli episodi di gelosia del ragazzo, fino a che Adriana un sabato non scopre di essere incinta. La domenica successiva i due ragazzi uscirono per andare a cinema e Adriana non tornò più. Non si è mai capito cosa successe e quale fosse la causa scatenante, perché la versione del ragazzo è molto diversa da quella degli inquirenti. Fatto sta che fu trovata cadavere accoltellata sotto un albero di mele. Michele fu condannato per omicidio a 15 anni. In studio a commentare la sentenza c’è la madre di Adriana,ancora incredula e sofferente per essersi fidata di quel ragazzo.

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