Oggi, sabato 1 giugno, alle ore 10.10 su Rai Tre va in onda Totò cerca casa. Un film del 1949, per la regia di Mario Monicelli e Steno, con Totò (Antonio de Curtis), Marisa Merlini, Aroldo Tieri, Mario Castellani e Alda Mangini, e la sceneggiatura di Age e Scarpelli. Beniamino Lomacchio (Totò), impiegato del Comune di Roma, con la moglie Amalia (Alda Mangini) e prole decide di trasferirsi momentaneamente in unaula scolastica, dopo aver perso la sua casa, a causa dei bombardamenti avvenuti durante la Seconda guerra mondiale. Tutto va bene, fin quando il comune di Roma decide di cacciare via gli sfollati per riaprire la scuola. Lo sfortunato Lomacchio inizia una disperata ricerca della casa, per la quale ne passa di tutti i colori, portando la famiglia ad abitare prima in un cimitero (dal quale fugge via in preda alla paura), poi in uno studio di un pittore e infine dentro il Colosseo. A un certo punto il povero Beniamino Lomacchio, dopo varie vicissitudini, riesce finalmente a trovare un appartamento lussuoso, ma deve cedere alla triste verità che si tratta di un imbroglio. Il finto agente immobiliare, lo ha affittato ad altri inquilini.
La storia tiene bene il passo dello stile neorealista dellepoca: ritroviamo, infatti, nello sfondo la città di Roma reduce del passato conflitto (da vedere anche il film Arrangiatevi, di Mauro Bolognini). Alla regia del film ci sono due grandi maestri del calibro di Mario Monicelli e Steno. Il primo è il regista della commedia allitaliana per antonomasia (ha diretto I soliti ignoti, il primo film definito dalla critica con lappellativo di commedia allitaliana), mentre il secondo è sempre in perfetta scia del famigerato filone.
Entrambi portarono in scena allepoca, con una nuova prospettiva, la drammaticità e la miseria delle persone sfollate a causa della guerra. Pur esprimendosi con toni leggeri (mai banali) della commedia, i due autori nel film mostrano uno stralcio di vita quotidiana dellepoca. Tra il buon cast emerge su tutti un grande Totò, interprete delle temperie di quegli anni.
Ripercorrendo l’antologia critica del film, riscontriamo un dolce elogio tra le pagine della rivista “Il mondo” di un perspicace Ennio Flaiano sull’interpretazione di Totò: “In un mondo teatrale così sconnesso, Totò rimane un punto fermo. È certo un attore inimitabile, che non è mai volgare, perché i suoi gesti più volgari diventano arabeschi da contorsionista e le sue battute hanno la forza delle domande stupide”.