La parola a Matteo Renzi, dopo la tornata elettorale che ha visto il Pd accaparrarsi 16 importanti città su 16. Con un’intervista faccia a faccia con il sindaco di Firenze, Corrado Formigli ha aperto la puntata di Piazzapulita andata in onda ieri sera lunedì 10 giugno. I dati dello spoglio parlano chiaro. Il Pd è riuscito a strappare Roma al centro destra portando alla vittoria Ignazio Marino. A Imperia crolla l’egemonia di Scajola. Treviso viene strappata al dominio della Lega senza voler contare altre città feudo storico del Pdl. Un’autentica bufera si è abbattuta sugli schieramenti. Berlusconi ha perso 1 milione di voti all’anno, negli ultimi 5 anni di confronti politici. La vittoria del Pd allunga le mani fino Salsomaggiore, vicinissima a Parma, l’unica città sottratta al sistema da Grillo. Cosa sta succedendo? Secondo Matteo Renzi il segnale che arriva da queste vittorie è chiaro. Il territorio sta sostenendo il partito centrale. un dato inequivocabile. La situazione si è capovolta e il motivo rimane ancorato al fatto che i diversi candidati hanno effettuato campagne elettorali di tutto rispetto evitando facili slogan, ma scegliendo di suscitare speranza. La prima conclusione, secondo Renzi, è che la base del partito regge nonostante le spaccature che hanno segnato gli ultimi mesi di vita politica a livello nazionale. Il fatto che la vittoria è avvenuta su programmi chiari è un monito perché occorre andare al cuore dei problemi evitando quelle fumosità che troppo hanno caratterizzato i programmi presentati. Nonostante tutto, non è il momento per andare a mettere in discussione quelli che sono gli accordi a livello nazionale, visto che il governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta va sostenuto e non minato nella sua stabilità con facili trionfalismi, tenendo conto del fatto che il questo esecutivo anomalo rappresenta sempre una confitta per il Pd e meno per il Pdl che in questo ha sperato per arginare la sua caduta. Inoltre, il ruolo che sta sostenendo il Presidente del Consiglio a livello europeo, è caratterizzato da un voler rivendicare le opportunità che il nostro paese ancora può giocare piuttosto che di sostenere la parte degli sconfitti piagnucolosi che vivono di sensi di colpa. La Germania va vista come esempio e non solo come il gigante oppressore. In materia di formazione al lavoro abbiamo da imparare e per farlo occorre la giusta attitudine. Parole chiare, quelle pronunciate dal sindaco di Firenze anche messo davanti alle sconcertanti percentuali dettate dall’astensionismo. La questione è da affrontarsi con una sola strategia, ha risposto Renzi. Andando a riconquistare tutte quelle persone che sono rimaste deluse dalla politica tradizionale e ancora potrebbero sperare in un nuovo modo di affrontare le questioni gravose che affliggono il governo centrale e non solo, visto che sono tanti i comuni dove il Pd ha vinto e l’amministrazione è stata consegnata allo sfascio. Non dimentichiamo che da domani, ha aggiunto Renzi, tutti questi sindaci dovranno rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per non tradire quella fiducia che sono riusciti a riaccendere. vero, ha proseguito Renzi incalzato sul tema dell’astensionismo, che le vittorie ottenute si sono verificate su chi tra gli schieramenti ha perduto meno voti anche se il segnale di ripresa non lo possiamo negare. Chi ha perso meno ha saputo arginare il malcontento e richiamato all’impegno. Ma rimane sempre un enorme lavoro da fare sulla credibilità cominciando con l’esempio offerto da tutti coloro che mettendoci la faccia hanno vinto (nella pagina seguente il video dell’intervista a Matteo Renzi). L’intervista rilasciata dal politologo Giovanni Sartori ha aggiunto questioni importanti. Primo grosso problema che il governo Letta sta vivendo, secondo il professore fiorentino, è il fatto che non si parli più di legge elettorale. I temi quotidianamente dibattuti sono tra i più svariati, ma dell’inciampo causato dal Porcellum alle ultime elezioni, sembra che più nessuno ne voglia dibattere se non dopo avere modificato la costituzione. Ecco, secondo Sartori, toccare la costituzione è una preoccupazione superflua dato che la legge elettorale è una legge ordinaria, dunque proponibile in un giorno di lavoro. Il fatto che non se ne parli preferendo discussioni su semi-presidenzialismo o no, ci porta al secondo problema. Questo governo di larghe intese si presenta come l’ultima spiaggia per Silvio Berlusconi e la sua personale salvezza. Ecco perché, ha proseguito il politologo, non credo nei 35 saggi, nelle lunghe discussioni così come nella fretta e nelle scadenze. Per lavorare bene occorre lucidità.



Dopo l’intervista sostenuta dal sindaco di Firenze, la discussione si è spostata sul crollo del Movimento 5 Stelle. Le intenzioni di voto espresse dagli italiani, proiezioni su base di sondaggi, hanno disegnato una situazione mutata nell’arco di qualche mese. Della situazione ne hanno discusso gli invitati in studio, Vittorio Zucconi, Elisabetta Gualmini e Antonella Nonino. Sguardi differenti, visti i diversi settori di lavoro dei presenti, ma utili per tracciare un’analisi trasversale. Le recenti uscite di Grillo fanno discutere, come sempre, anche se gli attacchi alla cultura preoccupano, perché laddove si arriva a colpire il comune patrimonio del sapere caratterizzante e fuori da ogni connotazione politica, si arriva a tarpare quella libertà critica necessaria per l’esercizio della democrazia e la libertà di espressione e pensiero, ecco perché bruciare il Gattopardo rappresenta un rischio inutile.



 

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