Che cosa succede quando il vulcaniano signor Spock e il capitano James T. Kirk finiscono nelle mani di J.J. Abrams, il creatore di Lost e il regista di Mission Impossible III? Labbiamo visto nel 2009, quando il film Star Trek fu accolto con entusiasmo dal pubblico nonostante i timori dei fan della celebre saga, che ha esordito nel 1966 come serie tv ed è stata in seguito protagonista di undici pellicole. Into Darkness è la dodicesima e dimostra che Abrams ha appreso molto bene il trucco di Spielberg per confezionare un ottimo film di fantascienza: miscelare sapientemente azione e avventura e mantenere un ritmo elevato fino alla fine, senza complicare eccessivamente la trama.
La nuova avventura comincia quando il capitano Kirk, interpretato dal brillante Chris Pine, perde il comando della nave spaziale Enterprise perché insofferente alle direttive e alla disciplina ed è separato dal suo primo ufficiale Spock (Zachary Quinto). Da questo momento in poi, Kirk ha una missione personale: dimostrare le sue capacità e riottenere il posto. Loccasione arriva, ma porta con sé il pericolo e una misteriosa minaccia. Un uomo modificato geneticamente e ibernato per timore di ciò che avrebbe potuto fare, il crudele Khan, torna in vita ed è determinato a risvegliare le altre vittime dello stesso esperimento. Le sue capacità sono enormi – è una sorta di Superman dalla mente malvagia – e nessuno intende permettere che si crei un esercito simile a lui. Ma, come spesso accade, la minaccia apparente ne nasconde una più grande e insospettabile.
A J.J. Abrams non importa di restare fedele al vecchio Star Trek. Preferisce la libertà di cambiare, trasformare, ironizzare e offrire al pubblico una nuova storia, nella quale però rielabora e talvolta ribalta gli eventi passati, inserendo comunque i nomi e gli oggetti cari agli appassionati della saga. A sorpresa, lavora sullaspetto emotivo del personaggio più anaffettivo di tutti, il gelido Spock, che nel corso del film dimostra di saper provare sentimenti autentici.
La sua amicizia con Kirk diventa così il fulcro della vicenda, mentre gli altri rapporti sono ridotti ai minimi termini. Una scelta che i fan possono condividere o meno, ma che risulta efficace per attirare e tenere avvinta allo schermo anche la parte del pubblico che non è legata alla serie. Il team di sceneggiatori (Kurtzman, Orci e Lindelof) assottiglia la trama per dare risalto allazione, che nel tipico stile di Abrams si fonde perfettamente con i dialoghi: le battute sono pronunciate correndo e le stoccate ironiche arrivano anche nei momenti più concitati.
Nonostante il villain della storia, Kahn (Benedict Cumberbatch), sia uno dei peggiori incontrati dai protagonisti, il tono ironico non viene mai meno, senza rinunciare ai temi forti della cultura americana: l’amicizia e la lealtà, il rapporto tra padri e figli, la responsabilità e il sacrificio.
Chris Pine interpreta il suo Kirk in modo personale, riuscendo a trasmettere quel mix di spavalderia e di coraggio che lo rende un protagonista sfumato, alle prese con un percorso di crescita ancora in atto. E Zachary Quinto cattura l’essenza di Spock, senza però dimenticare la lotta tra la natura umana e quella vulcaniana che caratterizza il personaggio in questa nuova tappa della storia.
A rendere il film spettacolare contribuiscono il montaggio e l’ambientazione, esaltata dal 3D e dalla ricerca di paesaggi inediti. Si vede già dall’inizio, con il furto in un tempio di una civiltà primitiva seguito dalla fuga e dal salvataggio al volo di Spock, che costa il comando al capitano Kirk. Poi l’attacco a Londra e le battaglie, in un susseguirsi di immagini che dettano il ritmo senza mai perdere la fluidità dell’azione.
Salire a bordo dell’Enterprise di Into Darkness è un’avventura, un viaggio nel cinema di genere che il grande pubblico (e non solo gli amanti della fantascienza) potrà apprezzare. J.J. Abrams di nuovo vince la sfida, lasciandoci sperare in un terzo capitolo del suo Star Trek.