Questa sera, giovedì 13 giugno, alle 21.10 su Canale 5 andrà in onda la seconda puntata di Pupetta – Il coraggio e la passione, la fiction che ha come protagonista Manuela Arcuri. Dopo aver intervistato la bella attrice di Latina, ilsussidiario.net questa settimana ha raggiunto suo fratello Sergio, che nella serie interpreta Vittorio Marico, fratello proprio di Pupetta.
Prima di diventare attore hai preso una laurea in ingegneria e hai fatto altri lavori, com’è nata la tua passione per la recitazione?
È stata una cosa molto casuale. Manuela, che era più piccola di me, ha cominciato subito e mi sollecitava. Lei cominciò ad affacciarsi a questo mondo e mi diceva spesso: “Fai anche tu l’attore, così facciamo lo stesso lavoro”. Io, però, sono sempre stato di un altro avviso. Sono cresciuto con un padre che mi ha sempre insegnato che nella vita per fare qualsiasi tipo di professione bisogna studiare molto, prendere un titolo di studio. E io la recitazione la vedevo in modo diverso, mi sembrava una cosa estemporanea, pensavo che bisognasse avere qualità innate, quindi ho fatto altro: ho lavorato nell’industria e nell’esercito. Poi a un certo punto della mia vita è scattato qualcosa.
Cosa esattamente?
Manuela era già diventata famosa e per me era normale frequentare molte persone dello spettacolo e sempre più spesso mi venivano sollecitazioni in questo senso: “Ma perché non provi a fare l’attore, il presentatore, o non partecipi a un reality?”. Molti amici vedevano in me delle capacità. In un primo tempo ho provato a stare davanti alla macchina da presa, una cosa che ho fatto per divertimento perché avevo visto Manuela farlo tante volte. Poi c’è stata la proposta per una piccola parte… Mi è stato consigliato di non andare allo sbaraglio, ma di fare tutto in maniera seria, studiando. Questo approccio mi piacque molto, entrai in accademia e scoprii una vera e propria passione. Così decisi di intraprendere questo tipo di carriera.
Oggi come oggi non si sente in competizione con Manuela?
Assolutamente no. Non dobbiamo competere per ottenere lo stesso ruolo, essendo uomo e donna. E poi ho sempre visto che grazie alla sua carriera e ai suoi successi abbiamo tratto tutti dei vantaggi: non solo io, ma anche tutta la nostra famiglia. E devo riconoscere che è grazie a lei se sono stato introdotto in questo mondo. Spero che Manuela abbia sempre più successo.
Cosa pensa quando viene “etichettato” come il “fratello di Manuela Arcuri”?
Questa è una cosa che mi capita spesso e ormai ci sono tristemente abituato. È uno scotto da pagare. Credo sia lecito quando mi si chiede se sono raccomandato perché sono il fratello di Manuela Arcuri. Però io lo prendo come stimolo, perché quando si parla di questo ho l’opportunità di spiegare chi sono: non sono una persona che è rimasta a casa in attesa che mia sorella diventasse famosa per poi essere aiutata da lei. Sono una persona che nella vita si è fatta sempre un “mazzo” fin da piccolo.
Cos’ha fatto?
A 18 anni sono entrato nell’Accademia militare, a Modena, sono diventato ufficiale, sono andato in Kosovo. Poi mi sono laureato in Ingegneria, ho preso un master, ho lavorato come manager, vivendo anche all’estero. Chi conosce la mia storia sa che non sono né una persona raccomandata, né uno che si è fatto aiutare. Diversamente non avrei fatto il percorso che ho fatto. Da Sergio Arcuri divento Fratello di Manuela: non è una cosa che mi fa felice, ma la utilizzo come stimolo a migliorare e dare ancora di più perché un giorno si arrivi a chiamarmi semplicemente Sergio Arcuri. È comunque una cosa che ho messo in conto, è abbastanza inevitabile.
In questa fiction recita accanto a sua sorella, e anche nella finzione siete fratello e sorella. Com’è stato lavorare con lei?
Sicuramente è stato molto bello recitare con Manuela, perché è stato molto naturale. Recitare non solo con una persona che conosci, ma con cui hai un rapporto splendido e sempre disposta ad aiutarti è una cosa molto rara sul set, perché normalmente ti capita di lavorare con sconosciuti che sono in competizione con te. Qui Manuela e io ci siamo aiutati tantissimo: quello che abbiamo messo nella recitazione è proprio il rapporto che abbiamo nella vita quotidiana. Nonostante le botte, i rimproveri che Vittorio ha dato a Pupetta e nonostante le imposizioni della famiglia, c’è sempre una base d’amore tra fratello e sorella. Spero che questa cosa venga fuori.
A proposito di imposizioni a Pupetta, nella puntata di settimana scorsa l’abbiamo vista scappare di casa perché il padre l’ha promessa in sposa a un uomo che non ama. Deciderà di tornare indietro o continuerà a ribellarsi alla famiglia? Ci può dare una piccola anticipazione?
Ovviamente non posso svelare tutto. Sicuramente capendo com’è il carattere di Pupetta, che si evince già dalla prima puntata (non è una persona molto incline ad ascoltare i consigli, né del fratello, né della famiglia), dico che sarà molto difficile farla tornare indietro.
Nella fiction la protagonista è una donna che sceglie di farsi giustizia da sola e che non ha paura di sfidare la malavita: un personaggio più da temere o da ammirare?
La storia di Pupetta ci porta anche a stare dalla sua parte, perché lei è una donna che prima di decidere di farsi giustizia da sola prova a rivolgersi alla Polizia, cercando di ottenere quindi quella giustizia riconosciuta da una società civile. Quando però lei stessa subisce per prima grandi ingiustizie e non trova possibilità di far punire i colpevoli ed essere aiutata in questo dramma – perché lei è incinta, le viene ucciso il marito e i poliziotti vengono a casa a picchiare la sua famiglia – si può anche decidere di stare dalla sua parte. Non è certo un esempio da seguire, però capisco la solidarietà nei confronti di una persona che ha subito ingiustizie così gravi e si è sentita abbandonata da tutti.
Pupetta ha scatenato polemiche poiché la fiction è stata accusata di voler mitizzare un personaggio negativo e di presentare la società campana con vecchi stereotipi (donne senza diritti, Camorra ovunque…). Come risponde a queste critiche?
Il rischio di mitizzare un personaggio negativo o una persona che ha commesso dei crimini nel corso della sua vita c’è sempre in tutte le fiction e nei film (alcuni esempi sono Vallanzasca-Gli angeli del male o Romanzo criminale). Il rischio c’è, ma secondo me è anche vero che presentare questa fiction al grande pubblico può aiutare a capire il passato e com’era la nostra cultura. La Campania non è soltanto Camorra o non vive di soli stereotipi, la società è cresciuta, però non credo sia giusto, né corretto, nemmeno nascondersi dietro a un dito e dire che queste cose non esistono. I film, che sono sempre romanzati perché vanno raccontati a un pubblico molto variegato, hanno la funzione di testimoniare e dovrebbero aiutarci a riflettere.
Quale ruolo le piacerebbe interpretare in futuro?
Mi piace molto il ruolo dell’eroe e mi piace anche il genere fantasy: vorrei fare un principe o dei personaggi del Medioevo, un cavaliere con spada e cavallo, ma so che è un tipo di film che in Italia non si fa (per motivi di budget). A parte quello mi piacerebbe fare un ruolo da antagonista cattivo, perché poi una delle bellezze di questo mestiere è quello di interpretare personaggi diversi da sé.
Dopo Pupetta dove la vedremo?
Ho in uscita una fiction con Sabrina Ferilli Baciamo le mani, che andrà in onda dopo l’estate. A fine mese, poi, comincio a girare una nuova fiction che si chiama Furore, che andrà in onda il prossimo anno.
(Elena Pescucci)